OGGI
'Papà! Papà!'-Alessandro mi tira un lembo dei pantaloni, stringendo la stoffa nella sua piccola manina.
'Amore'-dico, sorridendo, prendendolo in braccio e facendo scontrare i nostri nasi delicatamente.
Lui sorride dolcemente, emettendo una risata cristallina.
'Papà'-Grace fa il suo ingresso in cucina, stropicciandosi gli occhi ancora pieni di sonno e stringendo il suo orsacchiotto, Teddy, con una mano. Lo trascina sempre ovunque, non riesce a starne senza.
'Hey, piccolina, buongiorno'-proferisco, lasciandole un bacio tra i capelli castani, un po' ricci, come i miei.
All'improvviso, il rumore della porta che si apre ci fa voltare tutti e tre verso quest'ultima.
'Papà!'-urla Alessandro, scendendo dalle mie braccia e correndo, rischiando anche di inciampare, verso suo padre, avvolto in un cappotto pesante e una sciarpa di lana. Quei due sono come fotocopie, con un po' di anni di differenza.
'Ale, amore'-lo afferra al volo il padre, tenendo una busta della spesa nell'altra mano.
Prendo per mano Grace, dirigendoci verso la porta.
'Ciao, signorina'-le scompiglia i capelli, al che la piccola emette un mugolio di disappunto. Non sopporta quando le si mette in disordine la chioma e suo padre lo sa bene, per questo lo fa di proposito.
'Ciao anche a te, amore'-mi saluta, dandomi un piccolo bacio a stampo. Sorrido.
'Dai, che schifo'-si lamenta Ale, volendo scendere dalle braccia di Francesco. Lo gnomo si porta via anche sua sorella, diretti in salone, verso il tappeto. Questa casa sembra un parco giochi. Ci sono bambole, carri armati, passeggini, soldatini, camion della polizia, dei pompieri e dei carabinieri, Barbie passione danza, Barbie passione parrucchiera e Barbie reginetta del ballo. Insomma, chi più ne ha, più ne metta.
'Vado a posare queste cose in cucina e inizio a preparare la cena'-mi informa Fra, diretto verso l'altra stanza.
Mi passa una mano sul fianco e poi se ne va. Non ha mai smesso di farlo, quel gesto.
Passo di fronte al mobile su cui teniamo tutte le foto, prima di andare a controllare i bimbi.
C'è una cornice in particolare che cattura sempre la mia attenzione. Io e Fra in smoking, sorridenti, nel giorno del nostro matrimonio.
Sette anni prima, dopo essere uscito dall'ospedale, io e il mio ragazzo eravamo tornati a casa.
Avevo chiuso il portone dietro le mie spalle, Fra era entrato prima di me e anche in fretta. Appena avevo alzato lo sguardo, dei palloncini che formavano la frase 'Vuoi sposarmi?' mi avevano lasciato a bocca aperta, ma ancora di più lo aveva fatto Francesco, in ginocchio con una scatolina tra le mani.
'Tommaso'-aveva iniziato, i volti di entrambi erano già rigati da lacrime di emozione-'in questi giorni, che mi sono sembrati anni, in cui siamo stati distanti, io ho capito ancora di più quanto immensamente grande sia l'amore che provo per te. Dunque, il passo finale restava questo. Tommy, mi vuoi sposare?'
'Sì, sì, Francesco, mille volte sì'-avevo dichiarato, gettandomi su di lui in un bacio senza fine.
E avevamo fatto l'amore, nudi nel corpo e nell'anima. Ci eravamo amati come mai prima d'ora, mettendo su un piatto d'argento ogni paura, ogni incertezza, ogni piccola briciola di felicità. E ci eravamo amati tanto e ci eravamo amati forte.
Sposto, sorridendo, lo sguardo su un'altra fotografia.
Io e lui sull'altare, mentre ci scambiamo le fedi.
Tutto intorno a noi risplendeva. Io splendevo di gioia e splendeva anche Francesco. Le emozioni di quella mattina sono più vivide che mai, dentro di me. Quel 'lo voglio', pronunciato con voce tremante, mi arriva ancora dritto al cuore e mi fa sciogliere, come quel giorno.
Aurora, mia testimone, stava piangendo come una fontana dall'inizio della cerimonia, mentre Andrea, testimone di Fra, stava guardando in su da quasi mezz'ora, cercando di ricacciare indietro le lacrime di gioia.
Tutte le persone a noi care erano sedute su quelle piccole seggiole bianche, le quali sembravano affondare dentro la sabbia.
Io e Francesco ci eravamo sposati con il mare davanti a noi, l'emblema dell'infinito.
C'è quella frase che dice 'Non dare il tuo mare a chi non sa nuotare'. Io, il mio, l'ho dato a Francesco, perché lui ci ha saputo sguazzare dentro da sempre.
'Papà! Quando arriva la nonna?'-la voce di Grace interrompe i miei pensieri.
Mi tocco la fede, posta nell'anulare della mia mano sinistra, quella collegata al cuore, sorrido, gettando un'ultima occhiata alle cornici, per poi entrare in salone.
L'albero di Natale, pieno di palline e di luci colorate, spicca tra gli innumerevoli giochi dei bambini.
I mostriciattoli, sebbene abbiano entrambi cinque anni, non sono gemelli. Infatti, sono nati da una gravidanza surrogata, per questo Grace assomiglia a me, mentre Alessandro a Francesco.
'La nonna arriva presto, amore'-la rassicuro, rispondendo alla sua precedente domanda.
'C'è anche zia Gaia, vero?'-chiede Ale.
'Dovrebbe riuscire a fare in tempo, sì'.
Proprio in quell'istante, il campanello suona.
'Vado io!'-urla Grace.
'No, vado io!'-tenta di fermarla Alessandro.
'Bambini, non litigate, andiamo ad aprire tutti insieme'-cerco di convincerli.
Così, andiamo tutti e tre verso la porta.
'Nonne!'-gridano i bimbi, gettandosi tra le braccia di nonna Armanda e nonna Alba, che non vedevano l'ora di spupazzarsi un po' i loro nipotini.
'Ciao, mamma'-la saluto, lasciandole un bacio sulla guancia.
'Ciao, amore, che bello vederti. Buon Natale'-mi risponde, facendomi una carezza sulla schiena.
'Buon Natale'-le dico.
'Mio figlio non viene ad aprirmi la porta neanche per sbaglio, vero, Francesco Maria Oppini?'-si prende gioco di lui Alba.
Fra, dal canto suo, si affaccia dalla cucina.
'Ciao mamma, buon Natale. Vuoi mangiare o no? Perché altrimenti lascio tutto così'-continua il battibecco Fra.
'Certo che voi due siete incorreggibili'-ridacchia mia madre.
Il campanello suona di nuovo. Altri ospiti in arrivo.
I miei figli, già in prima linea davanti al portone, fanno a gara per vedere chi si nasconda dietro di esso.
'Zia Naty! Zio Andre!'-esclama Grace, salutandoli.
La stessa cosa fa anche Alessandro, il quale, però, si sofferma su una piccola chioma bionda, nascosta dietro le gambe di Andrea.
'Ciao, Stella, vuoi vedere i miei soldatini?'-le chiede, con gli occhi a cuoricino.
'Sì, certo'-risponde Natalia in versione bambina.
'C'è amore nell'aria?'-ride Andrea, per poi darmi una pacca sulla spalla.
'Buon Natale, Croccantino'.
'Anche a te, Tramoeun'-mi risponde.
Dopo aver salutato anche Naty, ci dirigiamo in cucina.
'Tommy'-inizia Fra-'mi pare di aver sentito Grace chiedere se verrà Elisabetta'.
'Mi ha detto di sì, credo che tra poco sarà qui, amore'-gli rispondo di rimando.
'Oh sì, non c'è problema. Può venire quando vuole, solo che...'-comincia lui, posando il canavaccio e mettendomi una mano sulla schiena-'la signorina ha detto che non vede l'ora di vedere Nathan e che lui è il suo ragazzo'.
'Grace!'-la chiamo, alzandomi, diretto verso mia figlia.
Dalla cucina, tutti ridono.
'Cos'è questa storia che Nathan Briatore è il tuo ragazzo?'-le domando.
'Una storia vera. È il mio fidanzato'-mi risponde ovvia, incrociando le braccia. Tutta suo padre.
'Non è il tuo fidanzato, ha diciassette anni, è troppo grande per te'-la ammonisco.
'Anche papà è più grande di te. Ora vado a giocare, ciao'-dichiara, girando i tacchi e tornando sul tappeto.
Torno in cucina, con gli occhi sbarrati.
'È proprio una Zorzi'-si prende gioco di me Francesco.
'Taci, Oppini'-lo riprendo.
Lui, dal canto suo, mi lascia un bacio sulle labbra.
'Sembra, invece, che Stella e Ale facciano coppia fissa'-butta il sasso Andre, rivolto verso Francesco.
'Che cosa?'-chiede lui, con un tono di voce tra il sorpreso e lo scioccato.
'Uno a uno, palla al centro, amore'-lo prendo in giro, ridendo.
Il campanello suona di nuovo.
'Vado io'-dice Fra.
'Eli!'-esclama, per poi aggiungere-'Tommy, tesoro, c'è il tuo ragazzino preferito!'
'Nathan'-urla Grace, allungando la lettera A, per poi fiondarsi su di lui.
Io, nel frattempo, assisto alla scena, appoggiato sullo stipite della porta della cucina, mangiando metà dell'impasto dei biscotti, preparato da Fra, troppo impotente di fronte a questa scena.
'Tommaso! Ora devo rifare l'impasto. Qui il bambino sei tu, santo cielo! Tre figli, ho tre figli!'-esclama esasperato Francesco, tornandosene in cucina.
Rido, salutando e augurando buon Natale a Elisabetta e a suo figlio, che tiene in braccio la mia bimba.
'Giù le mani, signorino'-lo avverto, puntandogli il dito contro.
'Tommy, dai'-ride Elisabetta, trascinandomi dagli altri.
Fatica sprecata, perché il campanello suona di nuovo.
'È arrivata la zia più tosta di tutte!'-esclama Gaia, seguita da Viktor, appena apro la porta.
'Buon Natale'-dice lui, scuotendo la testa, data l'esuberanza di mia sorella.
'Auguri, fratellone!'-mi getta le braccia al collo Gaia.
'Buon Natale, amore'-la abbraccio, dandogli una carezza sul pancione, ormai evidente.
Mi abbasso, lasciandoci un piccolo bacio sopra.
'E buon Natale anche a te, piccolo Samuele'-sussurro.
Mia sorella mi accarezza i capelli. Tra pochi mesi, sarò zio, per davvero, tramite un vero e proprio legame di sangue e non sto nella pelle.
Mia madre si appiccica a mia sorella come una sanguisuga, tormentandola di domande su ecografie e analisi varie.
'Gaia, ma quanto sei ingrassata? Mamma mia, ma la smetti di mangiare cioccolata?'-la prende in giro Fra, andandola a salutare.
'Oppini, vedo che il senso dell'umorismo di mio fratello ti ha contagiato più del dovuto in questi anni'-gli fa una linguaccia mia sorella.
'Sai com'è, lo sopporto ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, trecentosessantacinque giorni all'anno, trecentosessantasei quando è bisestile'.
'Ehi!'-esclamo, tirandogli la prima cosa che mi capita a tiro, vale a dire un guanto da cucina.
E, di nuovo, il campanello suona. Stavolta, per l'ultima volta, in quanto manca all'appello una sola famiglia.
Apro la porta e il sorriso di Stefania mi contagia già da subito.
'Ciao amore! Buon Natale'-mi abbraccia-'dove sono i mostriciattoli?'-chiede, impaziente di vederli.
'Buon Natale, amore, sono in salone a giocare'-la informo.
Anche Simone fa il suo ingresso, tenendo una bottiglia di champagne tra le mani.
'Così mi piaci, Simo'-rido.
'Ragazzi, vado di sopra a cambiarmi, prima della cena'-informo gli altri.
Salgo le scale e mi dirigo in camera da letto. Apro l'armadio e pesco il mio maglione rosso natalizio, tirando fuori anche quello blu di Fra, il quale, silenziosamente, fa il suo ingresso nella stanza.
Mi tolgo la felpa, rimanendo a petto nudo.
Fra si posiziona dietro di me, abbracciandomi. Sento il suo fiato sul mio collo e, ancora a distanza di anni, mi provoca sempre lo stesso effetto. Una scia infinita di brividi corre lungo la mia schiena.
'Sei felice?'-gli chiedo, voltando un poco il capo verso di lui.
'Mi scoppia il cuore di gioia. Mi sento in famiglia, mi sento completo'-mi confessa.
'Anche io, credo che se provassi solo un altro po' di gioia, straboccherebbe ovunque'-gli rivelo.
Mi bacia, senza aggiungere nulla. Le nostre bocche si incontrano, le lingue si intrecciano, la morbidezza delle nostre labbra è sopravvissuta al passare del tempo, che non ha, però, cancellato il nostro sentimento. L'amore no, quello non è passato.
'Ti amo come il primo giorno'-dico in un sussurro.
'Io ti amo da prima che me ne rendessi conto, pensa un po' '-afferma ridacchiando, per poi stamparmi un altro bacio sulle labbra.
Sorrido.
Tornati in cucina, riprendiamo a chiacchierare con la nostra famiglia. Nel frattempo, Fra continua a a preparare la cena.
Il campanello suona di nuovo, inaspettatamente.
'Ma chi può essere ora?'-domando.
'Vai ad aprire e scoprilo'-mi dice ovvia mia sorella.
Stavolta le dò ragione, dirigendomi verso il portone.
'Non ci posso credere, che ci fai tu qui?'-chiedo sorpreso, stringendo la mia migliore amica tra le braccia.
'Mi sono liberata all'ultimo ed eccomi qui'-esclama Aurora, stringendomi ancora più forte.
'Fatti vedere'-inizio, facendole fare un giro su sé stessa-'Sei stupenda, amore'-le dico.
Mi ha fatto un bel regalo, presentandosi qui a sorpresa. Sono mesi che, a causa del lavoro, non abbiamo la possibilità di vederci.
'Pesti, è arrivata zia Aury!'-grida lei, correndo in salone dai nostri figli.
'A tavola!'-dice mio marito con un tono di voce più alto, così da farsi sentire da tutti e in particolar modo dai bambini, che stanno giocando in salotto, diventando la fonte principale di confusione all'interno della casa.
Nella corsa a chi arriva primo in cucina, Alessandro, competitivo come suo padre, taglia il traguardo, lo segue Stella e poi la principessa della famiglia, che arriva senza fatica, in braccio a Nathan.
Francesco prende Ale per posizionarlo nel seggiolino, mentre Andrea fa la stessa cosa con sua figlia.
Io, dal canto mio, mi aspetto che Grace reclami il suo papà, così da essere messa nel suo seggiolino anche lei. Ma così non accade.
Infatti, il figlio di Elisabetta compie il gesto che avrei dovuto fare io, lasciando un piccolo bacio tra i capelli ricci della piccola di casa.
'Giù le zampe, Falco'-lo minaccio, di nuovo.
'Tommaso!'-esclama Gaia, tenendosi la pancia per le troppe risate-'È solo un adolescente e tua figlia ha cinque anni, avanti'.
'È inutile che ridi, sorella, ti aspetterò al loro matrimonio tra qualche anno'-le rispondo.
'Come la fai tragica'-mi riprende Eli, ridacchiando.
'Tommy, ho già preparato gli anelli'-cantilena Nathan, prendendosi gioco di me.
'Francesco'-piagnucolo, tirando fuori il ragazzino che è in me-'digli qualcosa'.
'Nathan'-inizia Fra, con tono serio-'ti prego, continua a prenderlo per il culo'. Poi, scoppia a ridere.
'Papà!'-lo riprende Grace-'Ci devi un euro a testa'-dice, facendo oscillare il dito nello spazio tra lei e suo fratello.
'Cos'è questa storia?'-domanda Stefania, facendo subito comunella con quelle pesti.
'Papà ha detto che le parolacce non si dicono, ma lui le dice. Quindi, ogni volta che ne dice una, ci dà un euro'-le spiega Alessandro.
'Che diventano due, visto che è uno ciascuno ed ecco che il mio portafoglio si svuota'-aggiunge Fra, sbuffando.
'L'hai deciso tu, amore. L'idea geniale è stata la tua'-gli faccio notare.
Mangiamo, parlando di tutto, scherzando, ridendo e ricordando i vecchi tempi.
'Papà'-mi interrompe Ale, tirandomi il maglione-'canti un po'?'
'Come faccio a dirti di no, se mi guardi con quegli occhioni?'-chiedo retoricamente, per poi alzarmi, dopo averlo preso per mano.
Mi verrà la gobba a furia di accucciarmi all'altezza di questi gnomi.
'Ah, se non si fosse capito, Alessandro ha ereditato la tecnica del labbruccio da Tommaso'-ride Fra.
'Da piccolo mi estorceva tutto ciò che volesse, quel teppistello'-gli dà man forte mia madre.
Si trovano sempre quei due, quando è il momento di venirmi contro.
'Voi venite, o restate a complottare contro di me?'-chiedo, alzando la voce per farmi sentire.
'Arriviamo'-rispondono tutti in coro.
Accendo la tv, collegando tutto il necessario per cantare.
Nel giorno di Natale, si può non scegliere una canzone natalizia? Assolutamente no.
E, infatti, la base di Astro del ciel parte e ci ritroviamo a cantare tutti insieme, stipati dentro il salotto, ma pieni di felicità:
'Astro del ciel,
Pargol divin,
mite Agnello Redentor!
Tu che i Vati da lungi sognar,
tu che angeliche voci nunziar,
luce dona alle genti,
pace infondi nei cuor!'
Alla fine della splendida serata, la nostra famiglia si avvia a casa. Ci salutiamo calorosamente, con la promessa di rivederci presto e di organizzare un'altra serata come questa.
Rimasti soli, prendo Alessandro in braccio e la stessa cosa fa Francesco con Grace.
'A letto, terremoti, altrimenti Babbo Natale non passa'-li avverte Fra.
Ale si stropiccia gli occhi, mentre Grace emette un sonoro sbadiglio.
'Ricordatevi il latte con i biscotti da lasciare a Santa Claus'-ci ricorda nostro figlio.
'Sarà fatto, piccolo'-gli risponde Fra.
'Papà!'-esclama la ricciolina-'La neve! Guardate, la neve!'
Dalla finestra osserviamo la neve cadere fitta, ricoprendo velocemente tutto di un manto bianco candido.
Una poesia di Blaga Dimitrova, Notti bianche, recita:
Fonte ignota di luce
imbeve graniti e giardini.
La Neva ha riversato in cielo rossori,
il cielo nel fiume fremiti d'azzurro.E spalla a spalla due giovani
vanno con passo cauto e lento –
per non disperdere questa luce
che da cuore a cuore trabocca.Con i nostri figli in braccio, io e Fra ci teniamo la mano, accarezzando reciprocamente i nostri dorsi.
Ci guardiamo negli occhi e quell'intensità, che ci ha sempre caratterizzato, è presente tutt'ora.
Non mi manca nulla. Ho un marito che mi ama, che mi fa sentire ogni giorno le stesse emozioni di sempre, che si è riuscito a ritagliare, dopo non poche fatiche, il posto più grande nel mio cuore, che ha combattuto con me le mie battaglie e che ha affrontato con me ogni ansia e ogni paura. Infatti, è da ormai sette anni che non ho più nemmeno un attacco di panico. Nei miei polmoni entra ossigeno puro, la ventata d'amore incessabile, che è Francesco.
E poi, abbiamo i nostri figli, la luce dei nostri occhi, la gioia dei nostri cuori. Mi sento pieno di vita.
Grace e Alessandro si sono ormai addormentati in braccio a noi, mentre io e Fra continuiamo a tenerci per mano. Manca un minuto allo scoccare della mezzanotte.
'Buon Natale, amore'-mi sussurra Fra, a fior di labbra.
'Buon Natale, amore mio'-mormoro, colmando la sottile distanza che c'è tra di noi.
I miei occhi sembrano gridargli incessantemente 'ti amo' e, nei suoi, io leggo la stessa identica frase. Sembrano amarmi di un amore indicibile, impensabile, inimmaginabile. Eppure, è tutto reale. Eppure, Francesco mi ama così.
Ti prego, Fra, amami sempre così.
~•~•~•~•~•~•~•~•~
Ciao cuoricini, siamo arrivati alla fine. È stato un bel viaggio. Vi voglio bene❤️
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Amami sempre così
FanfictionTommaso è un ragazzo al quale la vita ha riservato parecchie battaglie da affrontare e lui le ha combattute tutte a testa alta, armandosi quanto più poteva per affrontarle al meglio. Ma se qualcuno di inaspettato le combattesse con lui e facesse cro...