Capitolo 26

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Avvolto nel mio solito pigiama azzurro, sorseggiavo l'ultimo bicchiere d'acqua prima di andare a letto. In piedi accanto al lavandino grigio, osservavo la mia immagine allo specchio, posto di fronte a me: la mano coperta di tatuaggi stringeva il bicchiere di vetro, il quale copriva la mia bocca e parte del naso, riuscivo a guardarmi negli occhi, a notare i capelli ricci un po' arruffati e il primo bottone della maglietta slacciato, così da lasciare scoperto un lembo di pelle pallida e intravedere parte della mia clavicola sporgente.
'Non bere troppo, altrimenti stanotte sarai costretto ad alzarti per fare pipì e lo sappiamo tutti che sei un carro armato e svegli tutti'-mi riprese Andrea, ridacchiando leggermente, indossando anche lui il suo pigiama e la sua immancabile bandana rossa.
'Croccantino, se non lasciassi le tue cose in giro, io non sveglierei proprio nessuno, ne sei consapevole?'-gli domandai di rimando.
'Forse'-mi rispose lui-'ma mi diverto troppo a darti fastidio, maniaco dell'ordine'.
'Zelletta, la vedo male per te e per la tua bandana'-lo minacciai, puntandogli contro il mio indice scherzosamente-'a proposito, ma ci vai anche a dormire?'
'La utilizzo come maschera per gli occhi a volte'-mi informò.
'Ah è multiuso. Quasi quasi te la rubo quando mi alzo di notte'-conclusi, facendogli una linguaccia.
'Sei tremendo'-ridacchiò lui-'ci vediamo in camera. Non fare tardi, che sono le due'.
'Tranquillo, Crocchi, finisco di bere e arrivo'-gli dissi.
'Non esagerare con tutti questi liquidi o ti si riempie la vescica'-continuò.
'Va bene, mamma. Ma tu non stavi andando a dormire?'
'Vado'-mi salutò con un bacio volante, che ricambiai.
Posai il bicchiere ormai vuoto nel lavandino e mi diressi verso la stanza blu.
All'improvviso, una strana sensazione alla bocca dello stomaco, che si irradiava fino alla mia trachea, formando come un nodo all'interno, impossibile da sciogliere, mi assalì. Feci un sospiro profondo, prima di attraversare l'uscio e arrivare al mio letto, fingendo che non fosse accaduto nulla.
Stefania ed Elisabetta erano già nel loro letto e scambiavano le ultime chiacchiere prima di addormentarsi, Andrea stava scostando le lenzuola per poi infilarsi definitivamente sotto le coperte, mentre Francesco era seduto, con le gambe distese e la schiena appoggiata alla spalliera, intento ad aspettarmi.
Io gattonai verso di lui, per poi spostare i vari strati di coperte con cui dormivamo. Fra, dal canto suo, si coprì, dopo aver compiuto la stessa azione su me. Ci sdraiammo l'uno accanto all'altro, entrambe le teste appoggiate sui rispettivi cuscini, occhi dentro occhi.
Senza dire nulla, Francesco scostò una ciocca di capelli che mi era finita davanti agli occhi, per poi passare ad accarezzarmi una guancia, scendendo sul collo e poi sul fianco, che strinse saldamente, senza però metterci troppa forza.
Dal canto mio, strinsi la mano che era posata sulla mia vita, tracciando i bordi delle sue dita e del suo dorso con il pollice. La sensazione amara che avevo provato qualche istante prima sembrava essere quasi svanita del tutto, sebbene una piccola punta di amarezza fosse ancora presente.
'Mi piacciono questi attimi di dolcezza, in cui nessuno dei due proferisce parola'-gli rivelai sottovoce.
'Anche a me, piccolo'-sorrisi al nomignolo, a cui ancora non mi ero abituato-'ci siamo solo io, te e le nostre carezze, tutto il resto scompare'.
Detto ciò, mi lasciò un bacio sulla fronte, che ricambiai abbracciandolo e posandone uno sul suo collo.
'Ora che dici se ci mettiamo a dormire, piciu?'-mi propose, tirandomi un buffetto sul naso.
'Direi di sì, sono veramente stanco'-dissi, per poi sbadigliare sonoramente.
'Buonanotte ragazzi'-annunciò Elisabetta, a cui seguirono una serie di 'buonanotte' e 'a domani' di tutti noi.
'Buonanotte, Tommy'-mi sussurrò Fra.
'Buonanotte, Franci'-risposi di rimando, tenendo il tono di voce basso.
Francesco cambiò posizione, girandosi sulla schiena, mentre io rimasi a pancia in giù. La mia mano andò a finire immediatamente sul suo petto, mentre la sua sulla parte bassa della mia schiena.
Dopo poco, sentii le mie palpebre farsi pesanti e la stanchezza prevalse su di me, gettandomi in un sonno profondo.
La sensazione amara che avevo avvertito, però, scoppiò, intensificandosi. Non riuscivo a capire se mi trovassi in un sogno o meno, ma mi fu molto più chiaro quando l'incubo che avevo fatto molto tempo prima mi si stagliò davanti agli occhi e mi sconfisse, mi prosciugò di ogni forza.
'Fra, aspetta. Ti prego, non te ne andare. Non lasciarmi solo. Fra, ti supplico, non ce la faccio senza di te qui'.
Francesco non mi ascoltava, continuava a scuotere la testa freneticamente, aveva gli occhi rossi di pianto, ma continuava a fare passi verso la porta rossa. La sua mano era sulla maniglia, emise un respiro a bocca aperta, il labbro inferiore tremava.
'Ciao piccolo grande Tommy'- un sussurro appena udibile e chiuse la porta dietro di sé.
'Francesco'- sembrava un lamento il mio, mormorato a bassa voce. Poi crollai. Non sentivo più il mio corpo, così come non avvertii il minimo dolore quando caddi sulle ginocchia. Sentivo le guance essere solcate dalle lacrime, che fossero salate lo capii alla fine del loro percorso, sulle mie labbra. Stavo piangendo, io, Tommaso Zorzi, stavo piangendo per un uomo. Poi avvenne, in modo talmente inaspettato che non riconobbi nemmeno la mia voce. Il mio urlo rimbombò per tutta la casa, disumano. 'Fra!'
Mi tirai a sedere di scatto, respirando fortissimo. Avevo bisogno di aria.
Mi alzai in fretta e furia, sbattendo contro la valigia di Andrea, provocando un rumore che stava svegliando gli altri. Uscii dalla stanza e presi al volo la coperta arancione adagiata su una poltrona, per poi dirigermi in veranda. Aprii la grande finestra di fronte a me e respirai a pieni polmoni l'aria fredda della notte. Una notte piena di stelle, ma senza luna, regina indiscussa dei cieli, che amavo guardare. Bianca, splendente di luce riflessa, con una parte oscura che nessuno era in grado di vedere. Mi sentivo un po' come lei. L'ansia era la metà di me, buia, in cui gli altri non avevano mai coraggio di nuotare, forse troppo impauriti dai mulinelli che quel mare era in grado di creare, forse troppo spaventati di affogare.
Sentii molti passi dietro di me, poi delle presenze avvicinarmisi. Sentivo un paio di teste posarsi sulle mie spalle, delle mani stringermi i fianchi, accarezzarmi la schiena e lasciare di tanto in tanto qualche bacio leggero. I capelli biondi di Stefania, ormai segnati dalla ricrescita color castano scuro, e il ciuffo di Andrea, tenuto su con la sua bandana rossa, facevano capolino ai lati della mia testa. Abbassando lo sguardo, vedevo la mano di Elisabetta, le cui unghie erano laccate di smalto nero, stringermi il fianco, mentre dietro di me avvertivo quei baci delicati e quelle carezze che erano per me inconfondibili, quelle di Francesco.
I miei amici erano lì per me, mi abbracciavano in silenzio, senza chiedermi nulla. Erano lì per sostenermi.
Mi voltai, ad occhi chiusi, per non guardare negli occhi il protagonista del mio incubo, ripetutosi a distanza di molto tempo. Non mi era mai capitato di rivivere un sogno, bello o brutto che fosse, ma quella volta la sensazione non era stata per niente piacevole.
Aprii gli occhi e appena il mio sguardo si incatenò a quello di Francesco, li sentii riempirsi di lacrime, le quali iniziavano a scivolare senza sosta lungo il mio viso.
E lui lo capì. Fra aveva compreso il motivo della mia ansia, delle mie lacrime, delle mie paure e l'aveva fatto solo con uno sguardo.
Ancora una volta, tutto intorno a noi si era spento. Non sentivo più i miei amici addosso a me, le loro mani, la loro presenza, no, niente di tutto ciò. Avvertivo solo il suo sguardo, il suo corpo, la sua mano che si avvicinava alla mia guancia e asciugava ogni goccia salata che vi sgorgava.
'Non aver paura, Tommy'.
Un sussurro che dentro di me sembrava un grido.
No, Fra, accanto a te non ho paura.
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Buonasera!
Tanti auguri al nostro Tommy😍
È tornato l'incubo del primo capitolo, zan zan zaaaan.
Vi abbraccio forte e a presto!❤️

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