Capitolo 37

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Aurora's POV
Nella vita non si sa mai cosa possa accadere. Un momento ci sei, l'altro non ci sei più. Un giorno prima sei vivo, quello dopo sei morto.
Morto. Che brutta parola. Cruda. Ti lascia con l'amaro in bocca.
Questo era tutto ciò che pensavo, mentre stringevo il mio migliore amico su quel prato, lo abbracciavo forte, gli accarezzavo i capelli. Piangevo, dovevo ammetterlo, ma non volevo farmi vedere così da lui, il quale stava soffrendo, sicuramente più di me. Tommaso era fragile tra le mie braccia, un bastoncino rotto dalla furia del vento.
Davanti a me, il palazzo intero era in fiamme. Una folla di persone iniziò a riversarsi in strada, mezzi di soccorso arrivarono da tutte le parti: ambulanze, vigili del fuoco, polizia.
Tutto intorno a noi era ovattato, ma credo che Tommy sentisse ciò che gli stava accadendo intorno ancora meno di me.
Nella sua bolla, riuscivo a sentire le sue emozioni. Tommaso si sentiva in colpa, prima di tutto, era evidente. Quasi riuscivo a vedere gli ingranaggi ruotare nel suo cervello. Si sentiva in colpa perché avrebbe potuto fermarlo dall'andarsene di casa o avrebbe potuto non litigarci. Io, ovviamente, sapevo che non dovesse addossarsi tutte le colpe, in quanto Francesco, e lui lo sapeva bene, avrebbe fatto di testa sua ugualmente.
Tommaso sentiva il dolore, la perdita, il senso di abbandono. E li percepiva sotto pelle, come un insetto, che, viscido, si insinuava lungo tutto il suo corpo.
Il mio migliore amico aveva già perso delle persone nella sua vita, ma mai una perdita era arrivata a fargli avere una simile reazione. Francesco era l'uomo che amava, che lo capiva, che lo sosteneva, che rideva con lui, che lo faceva sentire vivo. Mentre ora, il suo ragazzo era tutto il contrario di vivo.
La nube di polvere scura aveva coperto il cielo, il quale quella mattina era limpido e prospettava una giornata splendente, ma che in realtà non lo era stata. Almeno per noi. Nell'oscurità innaturale del paesaggio circostante, vidi una figura incappucciata correre via. Tentai di alzarmi per correrle dietro, ma le mie forze vennero meno e con Tommaso tra le braccia non riuscivo a muovermi.
All'improvviso, una macchina bianca arrivò sfrecciando, frenando di colpo in mezzo alla strada. Lo sportello dalla parte del guidatore si aprì e un uomo scese, passandosi febbrilmente una mano tra i capelli di fronte a quel teatro di macerie.
Alzai lo sguardo verso il cielo, sorridendo. La luce era tornata.
Francesco's POV
Liberarmi di Cristina era stato difficile. Arrivato a casa di mia madre, la mia ex ragazza aveva iniziato a pronunciare frasi sconnesse e incomprensibili.
'Senti, Cristina, devo passare in concessionaria, ho delle cose da controllare, mi stai solo facendo perdere tempo'-le avevo detto, nervoso.
'Concessionaria? No, Fra, devi stare qui. Devi ascoltarmi'-mi aveva pregato lei, sbiancando all'improvviso.
'Cri, senti, io non so per quale assurdo motivo ti stai comportando così. Ho litigato con Tommaso per venire qui ad ascoltare cose incomprensibili. Io e te non stiamo più insieme, mettitelo bene in testa. Ora vai, perché mi sono veramente stancato'.
Lei sembrava stesse per mettersi a piangere, poi era scappata da casa di mia madre, la quale subito era partita con il suo interrogatorio.
'Hai litigato con Tommy?'-mi aveva chiesto.
'Sì, è anche il suo compleanno e io l'ho lasciato a casa da solo. Sono un fidanzato di merda, no? Gli ho anche detto che l'amore è un'altra cosa. Sono orribile'.
'Tu hai lasciato Tommaso da solo, il giorno del suo compleanno per giunta? Francesco, ma sei impazzito?'-mi aveva rimproverato lei.
'Volevo risolvere questa storia e sappi che il tuo tono autoritario non mi ha di certo aiutato, mamma'-avevo ribattuto.
'Hai quasi trentanove anni, Francesco. Cosa ti costava dirmi semplicemente che non saresti venuto? Io avrei chiamato la polizia e tutta questa storia sarebbe stata risolta'-mi aveva detto lei, volendo rendere tutto più semplice.
'Non me ne hai dato neanche il tempo, hai finito il tuo discorsetto e poi hai attaccato. Mi sono sentito in dovere di venire ad aiutarti, sai com'è, c'era la mia ex ragazza in casa tua!'-quasi avevo urlato, frustrato.
'Non alzare la voce, Francesco. Ma cosa stai aspettando ancora qui? Forza, corri da Tommy'.
'Devo veramente passare in concessionaria'-avevo dichiarato, sbuffando.
'E allora muoviti! Sbriga le tue faccende e vai dal tuo ragazzo. Non guardarmi così, con questa faccia da pesce lesso. Sto solo usando quello che tu chiami "tono autoritario" per rimetterti sulla retta via'-aveva asserito mia madre.
Io non mi muovevo, ero scioccato da tutta la situazione e quasi mi veniva da ridere.
'Te ne vai, Francesco? O devo farti uscire a calci?'-aveva riso lei.
Io avevo scosso la testa e avevo sorriso.
'Ciao mamma, grazie'-l'avevo salutata, lasciandole un bacio tra i capelli e dirigendomi fuori.
Mi trovavo in macchina, con un po' di musica del momento in sottofondo. Avevo solamente voglia di controllare quelle scartoffie e correre da Tommaso, con cui avrei dovuto scusarmi.
Da lontano scorsi fumo nero e fiamme, così spinsi il piede sull'acceleratore, sfrecciando verso l'edificio, che andava a fuoco. Mentre mi avvicinavo, mi resi conto che il palazzo martoriato dall'incendio era proprio la mia concessionaria. Frenai bruscamente, scendendo dall'auto, dopo averla lasciata in mezzo alla strada. Mi passai una mano tra i capelli, tristemente sorpreso di assistere ad una realtà del genere. Il lavoro della mia vita, la mia passione, il frutto di anni e anni di sacrifici, tutto stava bruciando.
Una gran folla si era accalcata per cercare di capire cosa stesse succedendo e il rumore incessante e fastidioso delle vetture della polizia, dell'ambulanza e dei vigili del fuoco mi dava quasi dolore alle orecchie.
Tra gli innumerevoli suoni presenti in quel luogo, però, ne giunse al mio udito uno inconfondibile.
Mi voltai alla ricerca di quella persona, di cui conoscevo tutto, anche il suono delle sue lacrime.
Tommaso era lì, disperato tra le braccia della sua amica Aurora, la quale, dopo aver intercettato il mio sguardo, guardò il cielo e sorrise.
Senza pensarci due volte, corsi verso di loro.
'Tommaso! Tommaso!'-gridai il suo nome.
'Aurora, sto diventando pazzo, sento anche la sua voce'-lo sentii dire tra i singhiozzi.
In quel momento, arrivai da loro, gettandomi con le ginocchia sull'erba, la quale macchiò i miei jeans, ma in quell'istante non me ne importava minimamente.
'Amore, non sei pazzo. Sono qui, sto bene'.
Tommaso alzò la testa di colpo. Aurora si staccò da lui.
'Fra'-sussurrò lui, le lacrime scendevano come una cascata sul suo volto.
Si lanciò verso di me, abbracciandomi talmente forte da farmi quasi male. Ricambiai la sua stretta, ancora più energicamente.
'Sei vivo! Io credevo di non rivederti più, è esploso tutto davanti ai miei occhi e non ho capito più...'
Non lo feci finire di parlare, perché posai le mie labbra sulle sue. Era un bacio urgente, disperato, un bacio di scuse, un bacio che sapeva di 'grazie al cielo sei vivo'.
Tommaso intrecciò la sua lingua alla mia, mentre posava la mano sulla mia guancia. Si staccò, per poi posare la sua fronte sulla mia.
'L'idea di non averti più al mio fianco ha aperto una voragine dentro di me'-mi rivelò con un sussurro-'ho creduto di stare per morire anche io'.
'Ma io sono qui, accanto a te, e non me ne andrò. Te lo prometto, Tommaso'.
'Ti amo, Fra. Una vita senza di te, io non la voglio vivere. Tu sei il mio cuore e senza cuore non si può vivere'-dichiarò, guardandomi negli occhi intensamente.
'Tommy, non puoi immaginare quanto io ti ami. Accanto a te, io mi sento invincibile. Nei tuoi occhi c'è il fuoco, ma io non mi brucio. Forse perché sono fuoco anch'io. E due fiamme insieme, così potenti, non si spengono. E sono uno scemo a parlare di incendi, quando la mia concessionaria è saltata in aria, ma...'
Stavolta fu il mio turno di essere interrotto. Tommaso fece incontrare di nuovo le nostre labbra, dolcemente, con tenerezza.
'Ti amo'-disse solo.
'Ti amo'-risposi.
Così, in ginocchio su quel prato, il nostro amore era salvo. Aver visto Tommy in quelle condizioni mi fece ringraziare mentalmente mia madre, la quale mi aveva trattenuto. Se solo fossi arrivato pochi istanti prima, l'incubo che aveva vissuto Tommaso per qualche minuto, sarebbe diventato realtà.
Mentre tenevo stretto al petto il mio ragazzo, che aveva ripreso a piangere travolto dalle emozioni, accarezzandogli i capelli ricci, mi voltai verso Aurora, in disparte, beccandola ad asciugarsi le lacrime che solcavano anche il suo viso.
Le sorrisi, mimandole un 'grazie'. Lei lesse il labiale, in quanto mi rivolse un cenno con il capo, seguito da un piccolo sorriso.
Avevo molto su cui indagare riguardo all'accaduto, ma in quel momento la mia unica e sola priorità era il ragazzo così piccolo e fragile che stavo stringendo. Non riuscivo neanche ad immaginare cosa avesse potuto vivere per pochi istanti, ma che l'avevano distrutto. Io sarei stato lì ad aiutarlo, avremmo superato insieme qualsiasi trauma. Posai dei baci qua e là sul suo viso, sentendo qualche goccia salata bagnare anche le mie guance.
'Sono a casa adesso'-sussurrò Tommy.
Sono a casa anch'io, amore mio.
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Ciao cuoricini!
Fra è più vivo che mai. Devo essere sincera, avevo pensato di farlo morire per davvero, ma poi mi piangeva il cuore solo all'idea, così ho lasciato perdere.
Avete già un'idea di chi possa essere stato a far saltare in aria la concessionaria di Francesco?
Vi mando un forte abbraccio e a presto❤️

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