Narnia, terra viva, madre dolce e gentile mormorava al vespo. Da brulicante e gioiosa diventava silenziosa e assopita, pronta per il sorger delle due lune. Il sole lasciava il dominio dei cieli stagliando lunghe dita di luce dorata sugli alberi più alti e sul palazzo dei quattro troni, che brillava del suo ricco color avorio e delle vetrate colorate. Cair Paravel, il palazzo dei Re e Regine di Narnia si stagliava su una scogliera sul Grande Oceano dell'Est e maestoso, imponente governava sulla terra ferma e sulle isole.
Esisteva dai tempi della Creazione e aveva ospitato tutti i Re e Regine prima del ritorno di Jadis, la Strega Bianca. Era costruito in pietra e aveva svettanti torri che brandendevano i vessilli di quella terra. Intorno ad esso sorgeva una ridente cittadina brulicante di abitanti di Narnia: nani, fauni, cavalli parlanti, castori, tigri, orsi e quant'altro.
I centauri non gradivano vivere lontani dalla natura e rimasero nelle loro terre una volta che i quattro sovrani sedettero sui troni, solo alcuni guerrieri e soldati rimasero a corte.
Era un luogo gioioso, pululante di vita e scalpitante per l'imminente festeggiamento della caccia al Cervo Bianco.
Un leggero vento soffiava sul palazzo facendo tremolare le luci delle lanterne che man mano venivano accese. Il buio iniziava a prendere il sopravvento, inghiottendo la terra sotto a le montagne.<<Questa era una mossa infia da parte vostra Sire>> <<in un modo o in un altro devo batterti, Comandante>> <<peccato per i vostri sogni, ma avete dimenticato un particolare>> il sopracciglio del Sovrano si alzò confuso e forse infastidito. <<Cosa vorresti dir->> <<scacco matto.>> <<E' l'ennesima volta in questo mese che mi batti?! Che genere di fattura hai escogitato?!>> <<gioco con voi da anni ormai, imparo in fretta lo sapete, forse siete voi quello lento... quando vi allenavo facevate veramente fatica anche solo a torcermi un capello>> <<cerchi un duello? Quando tornerò dalla caccia accoglierò la tua spada a braccia aperte>>.
Il suono di un corno rieccheggiò per tutta Narnia, segnava la fine del giorno e l'inizio della notte. <<Giusto in tempo per la guardia di oggi, Sire>> <<sii prudente, non vorrei perdere la Comandante dell'Esercito>> <<Narnia è in pace, non accadrà nulla.>> Ella s'alzò, prese la sua lancia e s'inchinò ai piedi del suo sovrano. <<Mio Re, mi congedo>> il silenzio irruppe sulla veranda, rotto dal dolce sventolar delle tende che separavano il palazzo dalla veranda. Il Re si avvicinò al parapetto e osservò le stelle iniziare a mostrarsi.<<Leysa>>
<<ne abbiamo parlato troppe volte, smettila di usare questa riverenza nei nostri confronti.>>
Lei rimase un attimo sbigottita, il tono della voce era profondo, serio e quasi irrequieto. Poche volte l'aveva udito così e mai nei suoi confronti, voltò il capo e lo trovò chino sul parapetto con le mani posate su di esso. <<Re Edmund->> Indossava una camicia sui colori del viola e i ricami dorati su di essa scintillavano dei pochi raggi del sole <<sarebbe un oltraggio non utilizzare questo genere di riverenza.>>
Egli prese un respiro profondo e sembrò pronto a sputare qualche parola che avrebbe, forse, dato inizio a una discussione, ma non proseguì oltre. <<Mi inchinerò dinanzi a voi sovrani, per rispetto di ciò che avete fatto per questa terra. Per onorarvi dell'aiuto che date e della prosperità che portate>> <<tu... non sei di Narnia>> ribattè il Re voltandosi, Leysa squadrò il suo volto e senza una particolare espressione rispose: <<io sono stata allevata da questa terra, perciò sono narniana>>. Il suo tono di voce fu aspro e deciso, pronto a non lasciare spazio a obiezioni <<devo lasciarvi, il mio ufficiale sarà ormai impaziente>> si voltò e lasciò l'accogliente veranda alle sue spalle. Percose gli ampi corridoi del palazzo fino a raggiungere il portone principale, l'aprì e oltre vi trovò un orso con indosso un'armatura di cuoio su petto, braccia e gambe.
<<Comandante alla buon'ora!>> <<lunghe faccende da sbrigare>> <<siete sicura di voler fare voi la guardia notturna?>> <<non vedo ragioni per cui debba lasciare questo dovere a qualcun'altro, Ufficiare Rumn>> <<avete parecchie faccende da sbrigare, come sempre, dovreste riposare la notte non star di guardia>> <<ricordatemi con chi sarà il cambio della guardia?>> <<Il fauno Uriiun, era giovane quando i sovrani sono giunti a Narnia, ma il padre è stato un formidabile guerriero contro l'armata della Strega Bianca>> <<siete congedato Ufficiale, tornate dalla vostra famiglia>> <<Buonanotte Comandante>> l'orso fece un cenno con la zampa e si avviò sulla strada del ritorno, e in quel momento cominciò uno dei tanti turni di guardia.
Avere la Comandante a controllare il palazzo durante la notte permetteva una certa sicurezza, non era una semplice guerriera, la sua forza era fuori dal comune, servì durante la battaglia contro Jadis e fu in grado di ferirla. Atterrò giganti, sconfisse orsi, abbattè immense creature ostili, si occupò di parte dell'esercito di Calormen da sola... insieme alla sua fidata lancia, un dono di Aslan, certamente prezioso per una ragazza che fino ad allora non possedeva che un bastone, troppo delicato per essere maneggiato dalle sue mani.
La notte passò liscia senza intoppi e Leysa una volta dato il cambio andò nel suo ufficio a stilare un veloce rapporto, ma non potè evitar di pensare alla sensazione che provava tutta la notte; come se qualcosa stesse per arrivare, ignota e vaga. Percepiva del pericolo costante, era lontano ma affettabile con un coltello. Lontano nel tempo ma anche nello spazio, aveva i nervi tesi pronti per un attacco ma nulla arrivò mai al suo udito. Eppure la sensazione era forte.
Rimugginandoci sopra finì per addormentarsi sulla sedia del suo ufficio. Molto spesso dormiva lì per questioni di sicurezza dei sovrani e per il lavoro da sbrigare a protezione del regno da Ostro, Ponente e Tramontana. I confini sul mare non erano sua competenza, ma di Re Peter, il Magnifico.

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𝑺𝒐𝒍𝒖𝒎 𝒊𝒏 𝑴𝒐𝒓𝒕𝒆𝒎 𝑭𝒊𝒏𝒊𝒂𝒕 𝑶𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒖𝒎 ● abt Edmund Pevensie
Fiksi Penggemar𝙇𝙚𝙮𝙨𝙖 :: 𝙋𝙧𝙤𝙩𝙚𝙩𝙩𝙧𝙞𝙘𝙚 𝙙𝙚𝙜𝙡𝙞 𝙪𝙤𝙢𝙞𝙣𝙞 ᵈᵃˡ ᵗᵉˢᵗᵒ "𝘕𝘰𝘯𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘪𝘰', 𝘦𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘭𝘶𝘯𝘢. 𝘚𝘦 𝘮𝘢𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘷𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘰 𝘤𝘩𝘪𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘥𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘭𝘶𝘯𝘢, 𝘭𝘦𝘪 𝘦𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘭𝘶𝘯�...