Capitolo Sette

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Dopo un mese e mezzo dal dieci su dieci, ci fu una calma piatta proprio da atmosfera post apocalittica. Non mi aspettavo una grande storia d'amore, soprattutto visti i nostri caratteri difficili. Ne mi aspettavo il fuoco o la passione alle stesse ogni giorno, di ogni settimana. Però da quel momento lì non ci fu proprio più nulla: nessun bacio, nessun contatto, se non quello durante alcuni allenamenti insieme. Per un mese e mezzo mi sembrò di essere tornati a come stavamo prima di conoscerci, come sue sconosciuti.

Nonostante le lunghe chiacchierate dopo gli allenamenti, e le varie volte in cui lui mi riaccompagnava alla mia stanza, non ottenevo mai nulla.

Dopo la seconda settimana neanche Jackie mi chiedeva più se fosse successo qualcosa, perché lo capiva dalla mia faccia appena entravo dalla porta e mi ci appoggiavo sconsolata, che non c'era stato nulla.

Al compenso però fui molto produttiva nello scrivere. Il professor Holden mi stava aiutando tantissimo, e nonostante i miei timori nello sviscerare le mie paure ed i miei rimorsi più grandi, lo stavo facendo e ne ero davvero felice. Spesso nei miei giorni liberi andavo nel suo ufficio ed insieme lavoravamo ad alcuni aspetti dei vari testi come la sintassi, piuttosto che lavori di snellimento, dato che finivo sempre per scrivere troppo di ogni cosa.

Se all'inizio passavo poco tempo a revisionare ciò che scrivevo, con il professore avevo imparato a dare importanza al dopo che hai vomitato tutto il casino che avevo dentro su quelle pagine.

"Sai, penso che una volta finiti questi punti, potremmo provare a mandare qualcosa a qualche mio amico editore. Ormai cercano cose fresche e vere, e secondo me tu sei fresca, vera, e non leggera. Fai riflettere le persone. Questo è un grande punto di forza."

Quando lo sentii pronunciare quelle parole sbiancai. Sbiancai perché per la prima volta qualcuno che ammiravo e che si era preso la briga di seguirmi, stava mantenendo la sua parola. Aveva preso la fiducia che avevo riposto in lui e la stava custodendo nel modo giusto.

"Dici sul serio? Non è che scherzi?" gli chiesi ancora sotto shock.

Lui si mise a ridere e si aggiustò la cravatta. Notai che era una cosa che faceva spesso, come se fosse un tic. Guardava in basso e poi si toccava la cravatta, come se la stirasse tra le sue dita e poi dopo di aggiustava anche gli occhiali e ritornava serio come prima.

"So che può sembrarti prematuro, e con questa proposta non ti sto dicendo che ti stanno pubblicando un libro, o che devi smettere di studiare per questo motivo. Anzi, promettimi che non lascerai l'università perché pensi di essere finalmente arrivata. Promettimelo." Mi disse guardandomi negli occhi. Aveva veramente timore che lo potessi fare, come se lui stesso lo avesse fatto in passato o che avesse avuto un'esperienza simile.

"Prometto." Gli dissi nel modo più sincero possibile.

"Bene, perché intanto, so che forse avrei dovuto chiederti il permesso, ma ti hanno pubblicato il tuo primo lavoro sul giornale dell'università." In quel preciso instante smisi di respirare. Rimasi paralizzata e non riuscii a guardarlo in faccia per un secondo. Poi penso che urlai, come quando ricevi la proposta per il ballo di fine anno dalla tua cotta del liceo. Lui mi porse il giornale cartaceo, e glielo strappai dalle mani.

"Apri nella sezione di Lettere. Nuove scoperte. Sei la prima matricola del primo anno che viene pubblicata. Dovresti davvero essere fiera di te." Mi disse, ma non riuscivo a sentire le sue parole, nonostante fossero importanti. Non mi resi conto di averlo abbracciato fino a quando anche lui ricambiò la stretta. Quando iniziò ad essere imbarazzante mi staccai, ma non ero a disagio. Sentivo che in quei due mesi aveva fatto più lui per me che professori che ho avuto per anni. Sentivo aria di cambiamento ed ero così felice, che quasi dimenticai quella situazione fastidiosa di stallo che si era creata con Elijah. E mi ricordai di quello che era veramente importante e del perché non volevo più avere problemi quando lo conobbi. Io ed il professore rimanemmo a lavorare ancora qualche ora, io presa dalla felicità e la soddisfazione del momento e lui perché non aveva voglia di correggere i saggi del nostro corso.

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