Capitolo Quattordici

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Era il giorno del Ringraziamento e tutto sarebbe andato a rotoli. Avevo avuto questo presagio già dalla notte precedente in cui non ero riuscita a chiudere occhio perché avevo nuovamente sentito parlare Jackie al telefono con Josh. Inoltre mia madre voleva tanto parlarmi quel giorno, ma avevo paura che mi avrebbe detto qualcosa di assurdo su mio padre ed avevo il terrore che sarebbe stato qualcosa che non avrei digerito per nulla. Le uniche cose positive di quei giorni erano state Madison e Jacob, e forse un minimo anche Thomas. Avevamo parlato molto, ma tra noi c'era ancora quel sottile filo di imbarazzo che sembrava non volesse sparire. Non avevo nulla contro di lui. Era il mio fratellone. Però ogni volta che ripensavo al nostro piccolo incidente prima della mia partenza, mi si alzava un muro e non riuscivo più a guardarlo con gli stessi occhi.

Madison mi aveva portato a provare il vestito da damigella per essere sicuri che almeno le cose più importanti eravamo riuscite a farle. Nonostante lei insistesse per degli abiti rosa antico che non avrei indossato nemmeno se mi avesse pagato per la mia presenza, alla fine ne trovammo alcuni molto belli color carta da zucchero e tutte le altre damigelle sembravano d'accordo per fortuna. L'ultima volta che indossai un abito rosa fu probabilmente ad un recita scolastica quando avevo dodici anni.

Nonostante il ruolo della damigella d'onore non fosse molto adatto a me per vari motivi ovvi, non volevo far pesare i miei problemi sulla mia migliore amica perciò decisi di mandare giù qualsiasi cosa per poterle far vivere al meglio quella esperienza.

Invece quella mattina c'era qualcosa che non andava. Mia madre era più in ansia del solito per il pranzo e si era svegliata molto presto per cucinare. Poco prima delle sette ero scesa a bere un caffè e lei stava già pelando le patate. La guardai e capii subito che c'era qualcosa che non andava.

"Che succede mamma?" le chiesi mentre tenevo in mano la mia vecchia tazza di quando ero più piccola. Lei non rispose subito. Stava controllando i fogli di una ricetta e quando mi avvicinai per guardarla fui molto confusa. Stava preparando le patate dolci al forno, le preferite di mio padre. Era da più di quattro anni che aveva smesso di cucinarle e allora collegai i punti. Si sarebbe fatto vedere in giornata e non sapevo cosa dire.

"Mamma dimmi che stai scherzando. Dimmi che non stai veramente cucinando il suo piatto preferito e che sei in ansia per questo motivo." Le dissi appoggiando la tazza sul tavolo perché avevo paura che avrei fatto danni.

Lei finalmente mi guardò con amarezza.

"Tara...devi capire che ci sono certe cose che non puoi sistemare...devi capire che ci sono certe cose che rimangono tra due adulti e..." rimasi sconvolta dalle sue parole. Un conto era vederlo per una cena, ma dalle sue parole sembrava che lei stesse considerando di riprovarci.

"Come scusa? Mamma dimmi che è tutto uno scherzo. Ti prego. Non puoi veramente considerare questo dopo più di cinque anni....dopo tutti i sacrifici e il dolore che ti ha causato!" Non mi resi conto che stessi urlando fino a quando lei non sussultò alle mie parole.

"Tara...lui è cambiato. Ha lavorato sul suo problema. Tu non lo hai visto." Mi disse con la voce che tremava.

"Sai che c'è mamma? Hai ragione. Alcune cose non si possono sistemare e tu sei una di quelle. Sai per quanti anni io e Thomas abbiamo provato ad aiutarti. Sai quante volte ti ho vista che coprivi i lividi e quante volte ho raccolto i cocci di vetro dal pavimento? Come puoi considerare di tornare a quello? Come puoi amarti così poco?" e fu dopo quest'ultima frase che lei scoppiò a piangere e io me ne andai via turbata sia per quello che mi aveva detto lei, che per quello che avevo detto io. Non potevo crederci. Una parte di me sperava di essere in una qualche simulazione dalla quale mi sarei svegliata prima o poi. Mi pizzicai forte il braccio pensando fosse un brutto incubo ma era tutto vero.

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