Capitolo Ventotto 🌶

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"Fai piano...I tuoi sono nella stanza accanto." Dissi ad Elijah. Quella mattina si era svegliato particolarmente euforico, probabilmente perché aver chiarito con i suoi genitori lo aveva messo di buon umore. Non sapeva invece che io ero ancora devastata, e non gliene facevo una colpa. Non gli avevo mai parlato del mio giuramento. Speravo fosse una cosa passeggera, ma se lo avevo imparato a conoscere un minimo, sapevo che ormai lui era deciso nel continuare su quella strada.

Stava provando ad iniziare la mattina in modo eccitante, ma non ero per niente dell'umore così lo scansai. Lui si incupì subito e venne vicino a me a chiedermi cosa fosse successo.

"Mi dici che cos'hai?" mi chiese alla mia ennesima risposta scocciata ed inconcludente.

"Niente, davvero." Ma aveva capito benissimo che c'era un problema di cui non volevo parlare e che prima o poi sarebbe esploso inevitabilmente ed avrebbe causato veramente troppi danni.

Forse dovevo solo dirglielo. Avrebbe capito. Lui mi capiva sempre. Eppure avevo una paura fottuta che avrei rovinato tutto, perché se gli avessi chiesto di non andare, avrei ostacolato il suo futuro e non volevo essere quella persona.

"Cazzate Tara. Pensavo avessi superato questo." Disse lui indicando freneticamente prima se stesso e poi me. Ed era vero, avevamo superato le incomprensioni ed i fraintendimenti. Ma non sapevo realmente come intavolare il discorso, troppo preoccupata della sua reazione.

"Elijah, stai vedendo cose che non esistono. Mi sono svegliata con la luna storta. Nulla che una corsa non possa sistemare." Dissi io indossando i pantaloni della tuta, un top ed una felpa termica. Mi raccolsi i capelli in una coda e cercai di evitare il suo sguardo per tutto il tempo.

"Okay, non ci credo. Per caso i miei ti hanno detto qualcosa? So che con mia madre non c'è stato un primo incontro pacifico, ma si può sistemare..." iniziai a scocciarmi. Non per colpa sua, alla fine non aveva fatto nulla di male. Era colpa mia e della mia stupida paura, ma non avrei affrontato il discorso già in quel momento.

"Cristo Elijah. Lasciami sbollire la luna storta e poi ne riparliamo!" Gli dissi quasi urlando, il che lo stupì molto perché non era da me. Provavo a dirgli che non c'era nulla di cui preoccuparsi, ma il mio comportamento urlava il contrario in tutti i modi.

Uscii dalla stanza e fortunatamente non incrociai ne suo padre, ne tantomeno sua madre, ed uscii a correre nei boschi circostanti la baita.

Musica al massimo. Così forte che non sentivo i battiti accelerati del mio cuore ed il suono del mio respiro che stava mano a mano facendosi corto ed incontrollato. Non era da me sbagliare a correre: sapevo come respirare e sapevo come migliorare la mia resistenza, ma semplicemente ero fuori controllo. Mi fermai improvvisamente, ed appoggiai un braccio al tronco di un albero. Chiusi gli occhi cercando di calmarmi, ma non stava funzionando.

Poco dopo sentii delle braccia avvolgermi la vita e quando mi alzai il suo petto combaciava perfettamente con la mia schiena. Sapevo che era lui. Lo avrei potuto riconoscere anche se avessi perso la sensibilità di tutti i sensi.

Mi tolse le cuffiette e poi mi baciò il collo.

"Non so quale sia il problema, ma io sono qua." Mi disse lui. E poi capii che ero fortunata ad averlo lì con me. Avevo affrontato i draghi a quattro teste nella mia vita, ma lui aveva reso tutto più sopportabile e non era una cosa che in molti avevano la fortuna di provare.

"Sono stata una stronza?" gli chiesi rimanendo appoggiata a lui, ma stringendo le sue mani ancora avvinghiate alla mia vita.

"Nulla che non possa gestire." Mi disse lui ed una piccola risata echeggiò nell'aria. Mi girai verso di lui, prendendo il suo viso tra le mani e mi sollevai sulle punte per poter sigillare le mie labbra alle sue. Lui fece scendere le sue mani sul mio fondoschiena ed improvvisamente mi prese in braccio. Feci un piccolo urlo presa alla sprovvista e lui mi silenziò subito baciandomi di nuovo. Presi il suo labbro inferiore tra i denti e ci giocai mentre lui fece schiudere le mie labbra per poter infilare la lingua. Si staccò subito e chiuse gli occhi.

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