capitolo 10

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*narratore esterno*
Martina quel Sabato mattina venne svegliata dagli squilli infiniti del suo telefono, non voleva rispondere ma la persona che chiamava non le stava dando altra scelta, così si alzò per prendere il telefono e senza nemmeno vedere chi era, rispose
"Pronto?" disse con voce impastata dal sonno
"Non dirmi che ti ho svegliata"
"Rebekah sono le 7 di sabato mattina dammi una motivazione valida per non ucciderti"
"Oh semplice: non puoi!" disse l'amica con fare ovvio, per poi continuare
"Preparati, tra mezz'ora sono da te e ti avviso, se non sei pronta ti prendo e ti porto di peso in macchina!" staccò velocemente la chiamata senza dare il tempo alla piccola Morningstar di rispondere. Quest'ultima lanciò il telefono contro il muro per poi urlare "AAAH TI ODIO REBEKAH!"

Martina pov
Uscii di casa sentendo il clacson della macchina di Rebekah, le andai in contro e mi subii una sua sfuriata
"Sei in ritardo!" mi rimproverò
"Di due minuti" dissi io innocentemente
"Sei comunque in ritardo!" ribattè lei "Oh e va bene, scusa mamma!" dissi ormai rassegnata, per poi salire in macchina.
"Dove stiamo andando?" chiesi alla mia amica
"Lo vedrai" rispose lei per poi alzare il volume della musica.

Il viaggio proseguì tranquillamente, tra il cantare a squarciagola e il litigare per decidere che musica ascoltare, ma alla fine arrivammo a destinazione e quando entrammo in città spalancai gli occhi
"NEW ORLEANS?! TU MI HAI PORTATO A NEW ORLEANS?"
"Si ma smettila di urlare, non voglio attirare l'attenzione di nessuno siamo qui solo per fare shopping"
New Orleans è sempre stata una città meravigliosa, e io ne sono rimasta ammaliata già dalla prima volta in cui ci misi piede nel 1930 insieme a Lexi e Stefan. Per quanto la amassi non potevo permettermi di tornarci, è sempre stata una delle città con il tasso di sovrannaturale maggiore, e dato che la gente era intenta ad uccidermi ovunque andassi per ottenere un "enorme ricompensa" direi che New Orleans non era il posto adatto dove andare.
"Rebekah sto cercando di stare nell'ombra più possibile e tu che fai?! Mi porti in una città piena di vampiri e streghe?!"
"Allora ciccia intanto di calmi perché
1: grazie a Marcel qui non è permesso praticare magia e 2: quasi tutti i vampiri escono solo di notte, quelli che ci sono di giorno sono per la maggior parte scagnozzi di mio fratello"
"Scusa se te lo dico ma non mi sembra l'idea migliore venire a New Orleans cercando di evitare che tuo fratello lo scopra ma sapendo comunque che siamo circondate dai suoi leccapiedi" Rebekah sbuffò alla mia affermazione per poi tirarmi per un braccio e trascinarmi in un negozio.

Dopo almeno 4 ore di shopping eravamo esauste, e finimmo per entrare in un bar del Quartiere Francese.
Andammo al bancone e ordinammo due Bourbon, la barista che ci servì era davvero carina e sembrava gentile, ignara di tutto il male che la circondava
"grazie" rispondemmo all'unisono io e Rebekah quando ci consegnò i nostri drink, la ragazza fece un sorriso luminoso per poi allontanarsi.
Passammo un'ora a parlare e a ridere in quel bar, coinvolgendo anche la barista, che scoprimmo si chiamasse Camille.
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Camille O'Connell

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Piano piano il bar iniziò a riempirsi di uomini con delle facce orribili, e davvero poche buone intenzioni. Guardai Rebekah
"bekah credo sia ora di andare" lei si guardò intorno per poi acconsentire
"hai ragione" si voltò verso Camille
"È stato un piacere conoscerti Cami ma ora dobbiamo tornare a casa, scusaci" dopodiché la soggiogai, cercando di essere il più discreta possibile, per non ricordarsi di noi e così sgattaiolammo fuori dal retro del bar, ma ovviamente le cose non potevano mai essere semplici
"Bene bene bene guarda un po' chi abbiamo qui, Rebekah Mikaelson e?"
disse un uomo bloccandoci la strada
"Nessuno di cui tu ti debba interessare" risposi incrociando le braccia al petto. Poi arrivò una donna, probabilmente una strega, che sussurrò qualcosa all'uomo
"ma che onore!" disse lui fingendo un inchino dopo che la strega di allontanò
"La principessa dell'inferno a New Orleans, Klaus sarà contento della tua visita" disse guardandomi
"Oh bene tu sei uno degli schiavi del mio adorato fratello" disse sbuffando la bionda al mio fianco
"oh questo non dovevi dirlo" disse l'uomo per poi far crescere le vene sotto gli occhi e trasformare il suo volto da umano in vampiro; si scaraventò contro Rebekah ma prima di poterle fare qualcosa lo presi per il collo e lo buttai a terra, stavo per infilare una mano nel suo petto quando un dolore alla testa mi fece urlare, lo stesso stava succedendo a Rebekah. Mi piegai in due e caddi sul pavimento mentre mi tenevo le mani sulla testa, poi il dolore smise così come le mie urla, i miei occhi diventarono rosso fuoco e mi alzai lentamente
"mossa sbagliata tesoro" dissi per poi avvicinarmi alla strega, quest'ultima continuava ad indietreggiare e il vampiro che prima era steso a terra venne presto raggiunto da circa altri 20 uomini, o meglio vampiri.
Mi voltai verso la strega che mi stava lanciando tutti gli incantesimi possibili contro, scossi la testa con un sorrisetto beffardo sul viso
"con me la tua magia da quattro soldi non funziona" dissi per strapparle il cuore. In quel momento le urla di Rebekah cessarono, le lanciai uno sguardo veloce per vedere se stava bene e lei annuì per poi raggiungermi. In un secondo tutti i vampiri erano in torno a noi
"ora... che fare" dissi portandomi una mano sotto il mento e fingendo di pensare
"Vediamo... mhh potreste arrendervi senza combattere e lasciarci andare, oppureee" allungai la 'e'
"oppure morire" disse velocemente Rebekah
"Siete solo due, come pensate di poterci battere?" noi scoppiammo a ridere e loro ci guardarono con un'espressione interrogativa sul viso, poi ci attaccarono e in pochi minuti metà di loro erano sospesi in aria e nei loro sguardi si leggeva la paura. I vampiri rimasti a terra combattevano contro Rebekah
"hai intenzione di darmi una mano o vuoi continuare a ridere come una deficiente?" mi chiese la bionda mentre strappava cuori a destra e a sinistra, così l'aiutai e uccidemmo quei pochi vampiri rimasti.
I vampiri che tenevo ancora in aria ci guardavano preoccupati, e con un rapido movimento della mano li feci cadere a terra, e prima che potessero fare una mossa schioccai le dita e così i loro cuori penzolavano in aria, mentre i loro corpi si accasciavano a terra.
"Beh siamo state brave" dissi sorridendo e girandomi verso Bekah
"Brave?! Siamo state grandi!" disse alzando la mano per battermi il cinque.

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