Capitolo 45- Tu corri?

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Galeotto fu quel tirocinio in Prema, dal duemiladiciassette la mia vita è cambiata drasticamente, sapevo che non sarebbe stato più lo stesso ma mai avrei immaginato che anche io sarei cambiata così tanto. Ho finalmente finito il mio percorso di studi conseguendo il dottorato al MIT una settimana fa, il quattordici dicembre, giorno del compleanno di mia mamma; c'erano davvero tutti a sostenermi, persino Mattia Binotto, il mio nuovo capo e Team Principal Ferrari, e ho chiuso il capitolo americano della mia vita con una sbronza epocale circondata dall'amore della mia famiglia, dei miei amici e del mio ragazzo. Lasciare andare Javier è stata forse l'unica nota negativa della serata, anche lui ha concluso il suo dottorato ed ha già un posto assicurato alla NASA proprio come sognava sin da bambino ma ci siamo promessi di rivederci il prima possibile e che verrà a trovarci in pista almeno per un GP all'anno. È proprio con la voglia immensa di abbracciare il mio migliore amico che apro gli occhi in questa fredda mattina di dicembre nella pacifica Maranello, sarà il mio ultimo giorno in azienda come consulente provvisorio perché, dopo le vacanze natalizie, sarò a tutti gli effetti una dipendente fissa Ferrari e ombra di Xavier Marcos, ingegnere di pista di Charles. Con le palpebre ancora pesanti cerco il mio cellulare con l'intenzione di inviare il buongiorno a Charles che è rimasto a Monaco con la sua famiglia ancora per qualche giorno ma perdo dieci anni di vita nel momento in cui leggo l'orario sul display: le 8.20.

<< Merda merda merda >> ripeto in continuazione mentre con una mano infilo un paio di jeans puliti e con l'altra spazzolo i denti.

Devo essere in azienda tra dieci minuti, spero che Sandro, Luca e Claudio mi abbiano aspettata per darmi un passaggio in macchina visto che la mia cara migliore amica e coinquilina ha dormito dal suo ragazzo e ha tenuto la macchina che condividiamo. Da due giorni a questa parte mi sono trasferita nell'appartamento che la Ferrari offre ai suoi dipendenti, siamo solo io e Iaia ma dal lato opposto del nostro pianerottolo ci sono mio fratello e i suoi amici; è un po' come quando ero in Prema: viviamo in un quartiere non molto lontano dalla fabbrica in cui risiede la maggior parte dei dipendenti.

Per la fretta non faccio nemmeno colazione, mi fiondo giù per le scale alla velocità della luce con il giubbotto infilato solo da una manica e la borsa con il computer che pende dall'altro braccio. Sono le otto e quaranta quando metto piede in strada ma dell'auto di mio fratello non c'è traccia, dal momento che nessuno ha bussato alla mia porta o mi ha chiamato al cellulare deduco che si siano dimenticati di me.

<< Questa me la pagano >> sputo a denti stretti mentre mi faccio coraggio e mi incammino verso l'azienda.

Se fossi in un cartone animato in questo momento avrei il fumo che esce dalle mie orecchie per quanto sono arrabbiata così decido di sfogarmi con chi non ha colpe ma è costretto a sopportarmi.

<< Buongiorno amore >> risponde Charles pimpante dopo appena uno squillo.

<< Buongiorno un cazzo! >> sbraito passando accanto a un vecchietto che mi guarda storto.

<< Che succede? >> ridacchia il monegasco.

<< Succede che quei deficienti di mio fratello e i suoi amici mi hanno lasciato a piedi, in più non ho sentito la sveglia e ora sto correndo in Ferrari pur sapendo di avere già dieci minuti di ritardo >>.

<< Tu corri? >> domanda scettico.

<< Cammino a passo spedito >> rispondo piccata facendolo ridere.

Mi godo il suono della sua risata come se fossi una dodicenne sdolcinata e prendo un grosso respiro provando a calmarmi.

<< Mi manchi, Red >> dico poco dopo.

Quanto ti ho aspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora