22 febbraio 2015

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Era la stessa immagine di precisamente tre anni fa. Stavo rivivendo lo stesso episodio. C'ero io davanti la porta chiussa del pianerottolo. Sentivo la tensione nelle mie vene mischiata ad un incessante senso di paura. Il vento mi graffiava il viso spostandomi furiosamente i capelli da una parte all'altra. I miei occhi lucidi erano fissi su una ragazza al di là del parapetto. Le sue mani stringevano convulsamente il metallo freddo, ma era rilassata. Non le vedevo il viso, però la conoscevo bene da essere sicura che stesse sorridendo. Volevo raggiungerla, salvarla come avevo fatto tempo prima, ma le mie gambe non volevano muoversi. Lei mi aveva detto di stare ferma, di non tentare di convincerla a tornare, perché sarebbe stato inutile. Dpotutto lei era rimasta sempre lì da tre anni. I suoi lisci caelli neri fluttuavano come una nuvola di fumo. La vidi prendere un repiro profondo e mollare la presa dal parapetto. Si lasciò andare come la vidi fare tre anni fa prima che io arrivassi. In quel momento mi ruppi e caddi anche io a terra in mille pezzi. E' come se mi avessero strappato il cuore dal petto con una forza assassina. Chiusi gli occhi. I ricordi mi si riversarono come acqua sulle palpebre. Il giorno del suo sedicesimo compleanno. Il giorno miglioe della nostra vita. Tutti i giorni passati con lei erano i migliori della mia vita. I suoi sorrisi erano dappertutto, ma quelli veri che ti vengono spontanei. Isuoi occhi brillanti di felicità. Correvamo le scale, entrambe con il fiatone però non volevamo fermarci. Le nostre mani erano intrecciate. "Ma dove mi porti?" chiesi io eccitata. Lei non mi rispose ma continuò a sorridere. Mi strinse iù forte la mano e mi tirò per finire gli ultimi scalini. Aprì la porta che portava al pianerottolo e il mio sorriso sparì in un lampo. "Ti ricordi?" mi chiese felice come non l'avevo mai vista. "Non è colpa tua, mi hai regalato gli attimi migliori della mia vita. Ma questo non è il mio posto. Preferisco la morte a tutto questo. Michi, io oggi morirò e tu questa volta non salvarmi." L'ultimo momento. Le ultime parole. L'ultima volta che ho sentito la sua voce. Voleva morire e io non ho potuto fare niente. Tuttavia lei poteva dirmi che mi avrebbe strappato un pezzo di anima per tenerla come ricordo. Mi avvicinai alle scarpette bianche che aveva lasciato vicino al parapetto. Una fitta al cuore. Ogni volta che sentivo il mio cuore battere una scossa violenta di dolore mi percorreva ogni singola parte del mio corpo. Questa volta mi tolse il respiro. Tre anni fa mi ricordo che aveva lasciato un biglietto sotto le sue scarpe con su scritto 'Scusa'. Un'unica parola che sembrava riempisse l'intero foglio. Adesso sotto quelle scarpette c'era il collage delle nostre fotografie insieme. Io e lei l luna-park. Io e lei con i nostri libri preferiti in mano. Io e lei che mostriamo l'anello della nostra amicizia. Io e lei abbracciate il giorno del suo sedicesimo compleanno. Sul foglio c'era scritto con la sua calligrafia elaborata 'Michi, non ti dimenticherò mai.' Sembrava me lo stesse ripetendo nella testa. Alla fine con la voce spezzata dal dolore dissi:"Io non dimenticherò mai te, Ru." Lei non era solo la mia migliore amica, lei faceva parte dlla mia vita, era la mia vita. Solo a quel punto piansi, perché la morte mi aveva strappato la vita insieme a quella di lei. Sentii rimbombare nelle mie orecchie l'eco dei miei singhiozzi e della mia vita e ho pensato che era meglio se lo avessimo fatto insieme. In fondo è a questo che servono le amiche.

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