2 giugno 2016

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Prima rissa.

Non c'è una ragazza che non abbia sognato di essere il motivo di una rissa tra due ragazzi. La potenza che senti di avere, la felicità dell'essere desiderata, l'autostima che ti schizza a mille, la sorpresa nel suscitare quelle emozioni, le facce adoranti delle altre persone, la responsabilità di quella rissa, la paura che qualcuno si faccia male seriamente, i tentativi falliti nel dividerli, la gente che urla senza darti una mano. Io l'ho sempre odiato, non che a me non piaccia essere contesa, ma assolutamente non in questo modo. Mi sembra di essere il premio di una gara, un oggetto solo da esibire per dimostrare agli altri quanto sei forte e coraggioso. Solo che quando ci sei dentro non puoi andartene e lavartene le mani. Io mi sentirei in colpa per non aver aiutato quei ragazzi, anche perché io conoscevo entrambi quei ragazzi, li amavo entrambi. Ero in discoteca con i miei soliti amici: la mia migliore amica Ashley, il suo fidanzato Justin, Il mio migliore amico-sicuramente-un-po'-gay James e mia cugina Emily. Era una strana amicizia quella tra me e mia cugina, perché era praticamente solo merito di mia mamma se avevamo legato e quindi i suoi amici erano miei amici e viceversa. Di solito le serate tipo questa andavamo a finire in questo modo: Emily si ubriacava tanto da perdere il controllo del suo corpo e mi toccava staccarla dalle labbra di qualche malato di sesso; Ashley e Justin li si ritrovava a scambiarsi coccole nei divanetti vicino alle pareti; io e James eravamo gli unici che si divertivano un mondo anche senza ubriacarsi, solitamente o eravamo in pista a ballare o ce ne stavamo fuori a sfottere la gente che ballava. Durante queste serate i maniaci, fortunatamente, non mi si avvicinavano neanche di striscio grazie all'aspetto mascolino di James, il che mi andava più che bene così nessuno tentava pateticamente di rimorchiarmi e James non sarebbe andato con qualche "sciaquetto"... - cioè sciaquetta. Invece quella sera sarebbe andata diversamente. Davanti a noi in coda per entrare c'era Zayn. Un ragazzo alto e non troppo muscoloso, che aveva i capelli castani ribelli, sempre disordinati ma quel disordine ordinato che ti fa venire voglia di scompigliarli ancora di più. Aveva due occhi grandi e azzurro scuro e un sorriso contagioso. Insomma un ragazzo troppo bello per essere interessato ad una sfigata come me. Eppure io ci stavo uscendo. Mi stava salendo l'ansia, non avevo idea di cosa fare. Dopotutto lui non si era accorto di me. Mi girai di scatto verso mia cugina e Ashley ed entrambe sussultarono per la sorpresa. "Cosa succede? Non dirmi che c'è troppa gente? Lo sapevo: dovevamo arrivare prima. Però, ovviamente..." cominciò a lamentarsi Emily. "Sta' zitta. Merda, c'è Zayn." Feci un profondo respiro, mentre le due ragazze si agitavano più delle stupide farfalle nel mio stomaco. "Dove?" "Il ragazzo con cui esci?" "E che ci fa qui?" "Secondo me è uno stalker!" "Mi sa che l'ho visto" "Macché non è quello lì" Naturalmente Emily iniziò a gridare, certe volte mi chiedo se abbia il controllo della sua voce. "Zitta, Em. Non puoi farti riconoscere" la rimproverai. "Ma smettila, non fare la bambina è solo un ragazzo." "Con cui esce" aggiunse Ashley. "ZAYN, HEY ZAYN!" urlò Emily per attirare l'attenzione del ragazzo moro di fronte a noi. "Porca vacca, ma quello è lo Zayn che penso io?" mi chiese James. "Si..." risposi sconcertata. Pensai di star per andare in iperventilazione: già le persone in coda mi erano tutte appiccicate, inoltre non riuscivo a inspirare per colpa dello stomaco in subbuglio, ci mancava che mia cugina cominciasse a chiacchierare animatamente con Zayn. Em mi prese per un braccio e mi strattonò. "Hey, ciao, Zayn!" "Mi stavo proprio chiedendo se ci fosse la mia ragazza." Risi nervosamente e lanciai un'occhiata a Emily. Lei capì al volo e si dileguò. Cominciammo a parlare di varie cose e finii per ballare a fianco a lui. "Hey, ti va un drink?" "Si, grazie. Una Vodka." "Arriva immediatamente, signorina." Io sorrisi e lo seguii con lo sguardo fino al bancone del bar. Ero così in ansia quando l'ho visto, ma non ne avevo motivo. Ci stavamo divertendo tantissimo e non facevo altro che sorridere quando ero con lui. Il mio sguardo vagò per il locale, quando per sbaglio incontrò dei soffocanti occhi verdi. Calum Howell. Non eravamo in buoni rapporti. Avevamo litigato come ogni altra normale coppia di amici. Probabilmente noi sapevamo che non eravamo semplici amici. Era un'amicizia strana, la nostra. Infatti pensavo fosse completamente finita con quella litigata. E' stata davvero una cosa stupida. Il problema è che siamo entrambi orgogliosi e anche se ci manchiamo a vicenda nessuno dei due farà qualcosa perché la situazione cambi. Questo io lo sapevo bene, toccava sempre a me arrendermi e dartela vinta, ma stavolta no. Mi avevi fatto incazzare con il tuo atteggiamento da idiota patentato. Ti ignorai come solo io so fare e mi concentrai sul bellissimo ragazzo davanti a me. Adoravo quando Zayn mi baciava. Sembrava che non ci fosse un motivo apparente, ma in realtà voleva farmi sentire unica e speciale. La situazione iniziò a farsi abbastanza scottante. Lui mi teneva una mano sul fianco e con l'altra reggeva il suo bicchiere. Mentre ballavamo sentivo il suo torace contro la schiena e continuavo a strusciare il mio sedere contro il suo bacino. Ad un certo punto mi girò e blaterò qualcosa senza senso per poi perdere momentaneamente l'equilibrio e appoggiarsi alla mia spalla. Non ero turbata, stranamente, dal suo comportamento. Di solito odiavo le persone troppo ubriache, ma lui era totalmente esilarante. Uscimmo dal locale per cambiare area. Io ridevo a crepapelle ai suoi tentativi di alzarsi in piedi. Ci riuscì, anche. Mi si avvicinò al volto, come se volesse baciarmi, mentre io sorridevo ancora. "Gabbe, ti voglio nel mio letto da quando ho appoggiato gli occhi su di te." Ti sembrerà strano, ma questo 'complimento' non mi fece affatto arrossire. Anzi più parlava, più mi faceva salire i conati. Aveva un alito fetido, che mi rammentava il ribrezzo che provavo per gli ubriachi. Lasciò cadere il suo bicchiere pieno non so di quale schifezza che si versò sul marciapiede. Mi strinse a sé, talmente forte che non riuscivo a respirare. Non mi stavo preoccupando abbastanza. Mi dicevo che era solo ubriaco. "Quanto ho voluto toccare questo tuo culetto così fottutamente sodo." Mi palpò il sedere facendomi quasi male. Mi sforzai di ridere. "Voglio vedere quel bel faccino che gode come una puttana." La sua mano si spostò verso l'orlo del mio vestito. Non sarei resistita oltre. "Cazzo fai?" chiesi dura con una punta di paura. "Voglio solo darti piacere, Gabbe. Lasciati toccare. Non fare la pudica. Tanto sappiamo entrambi che l'hai data a mezzo mondo." "Non è divertente. Lasciami andare" gli dissi, divincolandomi e passando sopra a quell'insulto che mi aveva spezzato il cuore. Quella putrida mano si stava facendo strada nelle mie mutande. Ero bloccata, paralizzata come un'ape nella ragnatela di un ragno. No riuscivo a fare niente, se non trattenere il respiro e sperare che Zayn si fermasse e dicesse con il suo solito tono divertito: "Hey, ti stavo prendendo in giro." Ma non successe. Continuava ad accarezzarmi le cosce e io non riuscii a fare altro che piangere. Ero spaventata non solo dal suo atteggiamento, ma anche dalle sue parole: mi sembravano più veritiere di tutte quelle che mi aveva detto in precedenza. Questo spiegava il motivo per cui era interessato ad uscire con me. Ero riuscita a fidarmi e scopro che era tutto una bugia per riuscire a portarmi a letto. Zayn iniziò a baciarmi possessivamente sulle labbra, sul collo, sul petto. Mi continuava a prendere in giro. Venerava il mio corpo come se fossi fatta solo di quello e la mia anima non se la cagava nessuno. Sentivo la sua mano gelida tra le mie gambe e la sua disgustosa voce sussurrarmi frasi all'orecchio. Volevo fermarlo, però mi teneva stretta e immobile. Chiusi gli occhi, aspettando la fine come una codarda. Ti stupirai a scoprire che mi ero arresa. Ormai ero distrutta. Il peggio è che non pensavo alla situazione in cui mi trovavo, ripensavo alla nostra litigata; a come anche tu mi avessi illusa con false carinerie ogni volta, eppure io ti perdonavo sempre. Tu non hai mai provato a scusarti perché a te di me non fregava niente. Ero solo un peso che si scollava ogni tanto e tu la differenza non la coglievi neanche. All'improvviso un movimento prese alla sprovvista Zayn e non sentendomi più l'aria soffocante addosso, aprii gli occhi. Zayn era disteso sul marciapiede con del sangue che gli colava dal naso. Non capivo. Mi guardai intorno e ti vidi. Eri lì con il fiatone, le mani strette a pugno e il ciuffo nero afflosciato sulla fronte. Mi guardavi e io guardavo te. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Ti ero così grata che piansi ancora qualche lacrima di sollievo. Non so cosa ci fosse in quello sguardo. Avrei voluto abbracciarti, magari anche baciarti e sapevo che anche tu lo volevi. Zayn riuscì ad alzarsi. "Brutto idiota, fatti i cazzi tuoi una volta tanto." "Stai Zitto, Anderson. Non mi sembrava che vi stavate divertendo." Intanto un folla si era radunata intorno ai due ragazzi e c'era qualcuno che acclamava la rissa. Io speravo in cuor mio che tutto sarebbe finito qua, ma Zayn sferro un pugno che andò a vuoto. "Howell, non mi pare che qualcuno abbia chiesto il tuo parere" sghignazzò il ragazzo moro. I tuoi occhi erano verde brillante, accesi dalla rabbia e dalla gelosia. Avevo paura di quello che avresti potuto fare. Io ti avevo già visto in questo stato ed ero riuscita a calmarti, ma dubitavo di riuscirci in quel momento. In sottofondo c'erano grida, urla e il coro di voci che aumentava sempre di più. Scoppiasti e la rissa che tanto temevo prese il sopravvento. Rimasi immobile per qualche minuto. Non avevo collegato quello che stava accadendo, sembrava solo una scena di quei film d'azione. Poi mi resi conto che era tutto reale e stava accadendo di fronte a me. Urlai il tuo nome, non sapendo che fare. Continuai ad urlarlo mentre piangevo di nuovo. Mi sentivo completamente inutile, impotente. Vi stavate uccidendo di fronte a me e io non potevo fare niente. Cercai di mettermi fra voi due, ma tu mi spostavi come se volessi proteggermi e allo stesso tempo poter picchiare per bene Zayn. Avevo il cuore che batteva velocissimo. Avevo paura che uno dei due si facesse male, nonostante entrambi mi avevate ferita. Provai a chiedere aiuto alla gente intorno a me, tuttavia non ricevevo risposta solo urla ancora più alte. Mi si avvicinò una ragazza e mi stupii a gettarmi tra le sue braccia. Sapevo inconsciamente che era Ashley. La sentivo parlare: stava cercando di calmarmi. Il mio sguardo era completamente attratto dalle due sagome sul marciapiede che si scambiavano calci e pugni. Ashley tirò fuori il cellulare e compose un numero. Sentii la sua conversazione, aveva la voce che traboccava ansia. "C'è un'emergenza... Due ragazzi si stanno picchiando violentemente... Una mia amica è quasi svenuta... C'è sangue dappertutto... Ho paura... Forse qualcuno dei due morirà... C'è troppo sangue per terra... Davanti alla discoteca... Si... Vi prego arrivate al più presto... E un ambulanza..." Diceva frasi sconnesse, preoccupate e risolute. Poi mi sussurrò all'orecchio:" Stanno arrivando. Finirà tutto." Appoggiò la sua guancia bagnata di lacrime alla mia. Non sarebbe finito tutto. Se qualcuno dei due si fosse ferito gravemente io non me lo sarei mai perdonato. Non sapevo quanto tempo era passato quando arrivò la polizia e l'ambulanza. Forse qualche minuto o ora. Arrivarono due agenti che separarono te e Zayn. Quest'ultimo teneva gli occhi chiusi, sembrava incosciente. Mi tremò il corpo per la paura che fosse morto. Dopo ti guardai. Non eri preso meglio di lui, ma almeno tenevi gli occhi aperti e fissi su di me. Riuscivo a leggerti dentro. Eri un uragano di emozioni: avevi paura di aver fatto del male a Zayn; eri sorpreso dalla mia reazione; eri ancora arrabbiato con lui perché a quanto pare sapevi già cosa mi aveva fatto; eri infuriato di più con me perché nonostante quello che mi aveva fatto continuava ad importarmi di lui; eri preoccupato non per te, per me; eri anche dispiaciuto di essere arrivato a tanto; ed eri geloso per quello che io riuscivo a provare per lui. Il resto della serata fu un susseguirsi di movimenti frenetici che non riesco a ricordare, perché i dottori mi hanno detto che ero in stato di shock. So solo di essere tornata a casa sana e salva, non come Zayn e te.


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