14 aprile 2020

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Stavo aspettando che il mio migliore amico uscisse da casa sua ed entrasse nella mia macchina in modo tale da partire per arrivare a scuola in orario. Guardai l'orologio digitale sul cruscotto dell'auto: segnava le 7:35. C'era ancora tempo. Accesi la radio e partì in automatico la mia playlist di spotify. Chiusi gli occhi e lasciai che il mio pensiero vagasse per i ricordi del weekend appena passato. Era stata davvero una grande serata e questo era confermato dalla tipa che mi ero portato a letto. Una delle scopate migliori della mia vita e sicuramente anche della sua a giudicare da come gridava e ansimava. All'improvviso dei forti colpi mi riscossero di soprassalto. "Idiota, hai intenzione di aprirmi la portiera?" gridò Edoardo da fuori. Mi misi a ridere: aveva i capelli ricci tutti scompigliati dal vento e tremava con addosso solo una canottiera. "Idiota" disse entrando. "Sarei potuto morire di ipotermia." "Potevi pensare di prenderti una giacca anzichè sfoggiare le tue spalle muscolose" risposi tagliente con un sorriso divertito.

"Non puoi capire cosa mi è successo sabato sera!" sbottò compiaciuto Edoardo dopo qualche minuto passato a guidare in silenzio. "Dici alla festa?" chiesi incuriosito. "Mi sono scopato una di quelle troie con una voglia di cazzo stratosferica. Appena ha cominciato a parlarmi sapevo già cosa voleva. Poi quando siamo entrati in camera mi si è avventata come un leone. Avresti dovuto vederla. La migliore scopata della mia vita. Se avessi anche solo la minima idea di come si chiama, le farei uno squillo." Ci mettemmo a ridere entrambi. "Aveva un vestitino succinto nero che davvero non lasciava niente all'immaginazione." Ne parlava come se fosse un trofeo che aveva conquistato e aggiunto alla sua collezione. Era proprio fiero di se stesso per aver raggiunto quel traguardo. "Non ci crederai, ma mi è successa la stessa cosa alla stessa festa. Una figa pazzesca mi ha portato in una camera da letto e abbiamo scopato come dei selvaggi. Poi aveva questo tatuaggio sulla schiena che la rendeva ancora più eccitante." Mi sentivo proprio soddisfatto: se non riesci a rimorchiare nemmeno alle feste, allora sei proprio uno sfigato. Ci fu un momento di silenzio e dopo, Edoardo si voltò verso di me con gli occhi strabuzzati e un sorriso incredulo. "Cosa c'è, amico?" chiesi sorridendo e rivolgendo di nuovo il mio sguardo sulla strada. Cominciammo a ridere entrambi senza un apparente motivo. "Non ci credo quella ragazza era davvero vogliosa quella sera" commentò Edoardo con un fischio di approvazione. Ci battemmo il cinque per festeggiare quello che avevamo appena scoperto e scendemmo dalla macchina. Che situazione assurda. Chi l'avrebbe mai detto: i due migliori amici che si fanno la stessa tipa la stessa sera. Era una cosa da record. Dovevamo farlo sapere a tutta la squadra, anche se probabilmente ne era al corrente già tutta la scuola. Altro che vincere la nazionale, queste erano le cose importanti nella vita. Una di quelle cose che si devono assolutamente raccontare ai propri figli per farli capire che papà è un esempio da seguire. Appena entrammo in spogliatoio prima di iniziare allenamento, tutti i nostri compagni di squadra ci diedero pacche sulle spalle e ci saltarono addosso come per festeggiare dopo una partita giocata al meglio. Queste sono le cose che ti rendono orgoglioso di essere maschio.



Mi sistemai il cappuccio della felpa grigia per coprirmi il più possibile il volto, presi un lungo e profondo respiro e spinsi la grande porta a vetri che mi divideva da quell'inferno. Appena feci un passo all'interno di quell'edificio che odiavo fin dalla nascita, mi si strinse lo stomaco e i peli sulla braccia mi si rizzarono. All'improvviso sembravo essere diventata il centro dell'attenzione di qualsiasi essere umano presente. Avevo tutti i loro sguardi giudicanti puntati addosso e mentre camminavo silenziosamente con gli occhi fissi sulle mie scarpe da ginnastica bianche, qualcuno osava alzare la voce per farmi volontariamente sentire ciò di cui stava parlando, ovvero me. "Ma il rispetto per se stessa l'ha gettato nel cesso?" "Che troia, chissà a quanti altri l'avrà data!" "Probabilmente si sarà già fatta tutta la scuola, compresi i professori" "C'era da aspettarselo" Ogni volta mi giravo per vedere chi diceva quelle stupide cattiverie, ma ogni volta le facce che mi si presentavano davanti erano di persone con cui non avevo mai parlato nella mia intera vita. Ragazzi e ragazze che non conoscevo per niente si credevano autorizzati a giudicare e criticare le mie scelte e la mia vita. Ero diventata un fenomeno da baraccone, uno strano animale dentro una gabbia davanti a cui sfilavano migliaia di persone sconosciute con facce evidentemente schifate. Arrivai al mio armadietto e con la mano tremante composi la combinazione d'apertura. Non mi fregava assolutamente niente di quello che gli altri pensavano di me, eppure non ne ero neanche un minimo immune. Non capivo il perchè di quella reazione. Ero consapevole di non avere nulla di cui vergognarmi, ma allora perchè tutti si vergognavano per me? Presi i libri delle prime tre ore e li strinsi sotto il braccio, chiudendo l'armadietto con l'altra mano. Mi strofinai il viso come se potesse aiutarmi a dimenticare tutto quello che era successo. Per tutto il tempo non feci altro che sospirare: sospiri di delusione, di desolazione, di impotenza. Non potevo farci davvero nulla. I pettegolezzi potevano metterti su un piedistallo e farti cadere un secondo dopo senza chiedere il tuo consenso e io il mio non lo avevo dato. Nonostante la campanella di inizio lezione fosse suonata da almeno qualche minuto io continuavo a rimanere ferma con le spalle contro l'armadietto e respirare pesantemente. La cosa che mi era più difficile da capire era proprio perché tutto ciò doveva essere giudicato così sbagliato. Ero davvero una troia? Una puttana che non aveva alcun rispetto per il suo corpo? Una sfigata che apriva le gambe al primo che le dimostrava un po' di attenzione? Una ninfomane che non poteva fare a meno di scoparsi qualsiasi cosa? Sì, io ero tutto questo, ero un'adolescente come tutte le altre. Ero una ragazza che si stava vivendo i migliori anni della sua vita, facendo esperienze, cercando di capire cosa le piacesse e cosa voleva veramente. Era così tanto difficile da capire. Mi sembrava davvero ipocrita offendere una persona per le sue scelte quando erano le stesse che avresti fatto anche tu. Avevo tutto il diritto di scoparmi chi e quante volte volevo: sicuramente non sarebbe stato questo a definire la persona che ero. Purtroppo sembrava fosse l'unica cosa che contasse. Dopotutto ero al liceo, cosa avrei dovuto aspettarmi? Maturità? Non esisteva nemmeno nel mondo reale, figuriamoci. Noi ragazze non dobbiamo comportarci così, abbiamo una candida e pura reputazione da mantenere. Noi ragazze non abbiamo voglie sessuali da soddisfare, però dobbiamo soddisfare quelle degli altri. L'unico aggettivo che poteva riassumere tutta la situazione era patetico. Sinceramente calmatevi tutti quanti e rivalutate le vostre priorità, perché io non sto chiedendo altro che vivere la mia adolescenza come ogni altro maschio farebbe. Con quei pensieri che mi si affollavano nella mente, decisi finalmente di togliere il cappuccio e lasciare che tutta quella gente vedesse lo spettacolo che tanto aveva aspettato. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 14, 2020 ⏰

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