3 ottobre 2016

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Eravamo in treno, uno di fronte all'altra, entrambi con le cuffie nelle orecchie. Io canticchiavo sottovoce e ogni tanto lui mi guardava divertito. Attorno a noi, gli altri giocavano a carte, ridevano, parlavano. Nessuno faceva caso a noi, ai nostri sguardi, ai nostri gesti. In quel posto aleggiava una sorta di malinconia, come se tutto quello che era successo in quella settimana stesse finendo. Infatti quel treno ci stava riportando a casa e la mia mente già faceva la lista delle cose che mi sarebbero mancate di lui. Le parole sussurrate all'orecchio. Il suo sguardo addosso. Gli scherzi inutili per attirare l'attenzione. Le sue braccia muscolose strette a me. Il suo stupido e buffo sorriso... Ogni cosa di lui mi sarebbe mancata. Il mio sguardo vagava fuori dal finestrino, mentre dalle cuffie uscivano le prime note di "Sad Song" di We The Kings. Mi raggomitolai sul sedile con le ginocchia al petto e sentii una stretta al cuore. Come farò senza di lui? Mi ero ormai abituata ad avercelo accanto, vederlo la mattina con gli occhi assonati e i capelli scompigliati fino alla sera per il bacio della 'buonanotte'. Lui mi ha cambiata e nonostante tutto rimarrà sempre nel mio modo di muovermi, di parlare, di osservare e di pensare. Ogni cosa che ero lui l'ha stravolta e mi ha fatto crescere. Ma lui si ricorderà di me? Cosa ho fatto io per essere indimenticabile? Probabilmente fra qualche mese non si ricorderà niente di tutte le cose che abbiamo passato. Lui ha una vita e non credo di farne parte. Iniziò a pizzicarmi il naso e sapevo che le lacrime sarebbero arrivate a momenti. Perché pensavo sempre al peggio, facendomi soffrire? Sentivo gli occhi bagnati. Pensai che quella sensazione mi sarebbe sembrata così abituale fra qualche giorno. In quel momento lui mi prese il viso tra le mani. Non volevo che pensasse che io stessi piangendo, allora sbattei velocemente le palpebre per evitare che le lacrime mi bagnassero le guance. Rimasi un po' basita. Cosa cavolo stava facendo? Mi pizzicò le guance e io mi misi a ridere per quel gesto bizzarro.  «Sei più bella quando sorridi» disse lui divertito. Quella frase, quella cazzo di frase non me la sarei più tolta dalla mente. Mi avrebbe perseguitato qualsiasi volta avrei sorriso. Lui continuava a guardarmi e io continuavo a ridere. Il tempo non si era fermato, gli altri ragazzi non ci stavano fissando con la bocca aperta, era stato un momento solo nostro, tra me e lui. Là, in quel treno ho capito che anche io potevo diventare indimenticabile solamente essendo me stessa.

Era lì, seduta su un sedile con la musica nelle orecchie e troppi pensieri nella testa. Lo sguardo vagava sul paesaggio, guardandolo come se fosse una cosa unica e incantevole. Le labbra canticchiavano note di canzoni sconosciute. Come facevano tutti gli altri a non vedere questa ragazza per com'è veramente, quanto è unica? Feci partire la riproduzione casuale e lasciai che ogni minimo particolare di questa ragazza mi si imprimesse nella mente. Vorrei che sorridesse. Lei ha un sorriso speciale. Uno di quei sorrisi spontanei, uno di quelli che ti mettono allegria solo guardandoli. Quei sorrisi non si trovano dappertutto. Quando sono salito su quel treno non pensavo di poter meritare di incontrare una persona talmente speciale. Dovremmo essere grati solo di averla incontrata. E' una di quelle persone che ti cambiano la vita appena le rivolgi la parola. Perché sono l'unico ad averlo capito? Anzi, grazie a Dio sono l'unico ad averlo capito. Non sarei riuscito a condividere lei con qualcun'altro. I suoi sorrisi unici, i suoi teneri abbracci, la sua risata contagiosa, il suo sguardo curioso, i suoi baci dovevano essere solo miei. Sono egoista. Avrei potuto rinchiuderla in un abbraccio e non lasciare che gli altri vedessero quanto fosse speciale. Ormai la settimana era finita e io non avrei più potuto bearmi della sua presenza vicino a me. Il nostro legame, non riuscivo a spiegarlo. Era qualcosa di diverso da tutto quello che io avessi mai provato. La volevo sempre accanto e quando non lo era, la cercavo con lo sguardo per non perderla. Eppure fra qualche ora l'avrei persa del tutto, non avrei potuto guardarla, abbracciarla ogni giorno. Mi sarebbe mancata. Lei si raggomitolò sul sedile del treno, appoggiando la testa sul finestrino. Quanto era bella. Mi guardai attorno aspettandomi che qualcuno la guardasse come facevo io, ma nessuno si interessava a noi. Come avrei fatto senza di lei? Lei mi aveva cambiato: mi aveva fatto aprire gli occhi e avevo visto ogni cosa con la stessa felicità che lei portava dentro, nonostante quello che le fosse successo. Lei non ne parlava, semplicemente preferiva mostrare la sua gioia e allegria. Poi, quando pensava che nessuno la notasse, rimaneva a fissare il vuoto, mentre la mente viaggiava tra i pensieri. In quei momenti quasi intravedevo nei suoi occhi cosa stava ricordando, sicuramente non cose belle. Lei sarebbe andata avanti come faceva sempre e io sarei rimasto a ricordare tutti i nostri momenti. Non potevo perderla. Non potevo lasciarla senza aver visto il suo sorriso per un ultima volta. Le presi il volto tra le mani. I suoi piccoli occhi luccicavano. Stava forse per piangere? Odiavo vederla soffrire. Chissà a cosa stava pensando? Sarei rimasto ad ammirarla per ore. Poi le pizzicai le guance che diventarono rosee, ascoltando quella dolce risata e stupendomi per l'ennesima volta di quanto fosse bella con quel sorriso sulle labbra. Sorrisi anch'io, non potevo fare altrimenti. «Sei più bella quando sorridi» le dissi la verità senza pensarci troppo. Prima stava per piangere e ora rideva. Il mio cuore accelerò il battito. Volevo baciarla, ma non qui e non adesso. Mi accontentai di quel sorriso e pensai che se l'avessi persa avrei fatto di tutto per ritrovarla.


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