Pensieri

10 gennaio 2015

Sono in autobus, mi sento perennemente schiacciata e ogni volta che questo catorcio fa una curva impreco cadendo addosso a qualcuno. La maggior parte delle volte ci sono le mie due migliori amiche a salvarmi dal fare una qualche figura di merda, perché dicono che ne faccio già abbastanza da sola. Stiamo ridendo per un qualche commento stupido che ho fatto. Lucrezia ha i capelli di un rosso bordeaux che le ricadono a onde sulle spalle coperte da un giubbotto stile Sherlock Holmes nero, che non so come faccia a non sudare. I suoi occhi azzurro chiaro sorridono e brillano come se da essi partisse una luce che illumina tutto l'autobus, come la sua bocca che è aperta in una risata silenziosa. Si, perché noi ridiamo in silenzioso. A fianco c'è Francesca, accasciata sopra a Lucky dal ridere. Le sue guance sono gonfie e morbide come un cuscino, segnate da due piccole fossette causate dalla risata che domina il suo viso paffuto. Gli occhi sono di un marrone intenso e scuro, quasi non riesco a scorgerci la pupilla. Essi sono fini e stretti, perché i suoi genitori sono originari della Cina. Infine ci sono io che completo il gruppo delle occhialute, perché abbiamo tutte e tre gli occhiali. Ho i capelli castani non molto scuri che terminano con semplici punte schiarite bionde, perché avevo provato a colorarle di blu elettrico, ma sono durate solo un giorno. I miei occhi sono abbastanza grandi e di un marrone chiaro, più sotto la mia bocca ha le labbra fine e rossastre. Mi giro, per quel tanto che riesco a girarmi, e riesco a vedere Nicolò, un compagno in classe mia, con la faccia appoggiata al finestrino lurido e appannato dell'autobus. I suoi occhi vagano sulla strada senza fermarsi su qualcosa in particolare. Osservo solo delle macchie color marrone che si muovono velocemente. I suoi capelli neri, leggermente rasati ai lati e che si alzano in una bassa siepe, sono attaccati sul finestrino. Quando sento un altro scroscio di risate, mi giro verso le mie ragazze e comincio a ridere con loro.