3 novembre 2017

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La ragazza si strinse la sciarpa di lana al collo appena il vento iniziò a soffiare forte. Era una di quelle sere invernali create apposta per rimanere in casa sotto una calda coperta davanti alle immagini seducenti della tv, mentre fuori il cielo era completamente nero coperto di nuvole e senza la luna. Sembrava potesse iniziare a piovere da un momento all'altro e a lei non aveva nemmeno sfiorato l'idea di portarsi un ombrello. Dentro la borsa consumata di juta bianca c'era solamente il portafoglio e qualche fazzoletto di carta usato. Si pigiò il cappuccio nero del suo giubbotto in testa e camminò verso la porta scorrevole del Blockbuster che le stava di fronte. Quando non sapeva cosa fare alle 22:30 di un martedì sera rimaneva lì dentro a girovagare per gli scaffali e selezionare tutti i film che ad uno ad uno avrebbe visto. Non c'era mai nessuno, oltre al cassiere che restava con la testa abbassata sul cellulare e con le cuffiette alle orecchie durante tutto il suo turno di notte. A lei sarebbe piaciuto fare quel lavoro: fin da piccola adorava essere circondata da libri e film che raccontassero storie diverse, per entrare in un mondo ogni volta più stupefacente. Appena le sue scarpe con la zeppa toccarono la moquette blu scuro e il suo naso captò quel tipico odore il suo corpo si rilassò e si stupì di considerare quel luogo casa. Cominciò a controllare tutti i reparti alla ricerca di qualche film che la ispirasse, però alla fine sapeva che si sarebbe ritrovata davanti alla targhetta gialla con su scritto in nero a caratteri cubitali "HORROR". Cercava qualcosa che la mantenesse sveglia e l'unica era prendere un bello spavento. Non poteva dormire e anche se avesse potuto, non ci sarebbe riuscita. Infatti, anche in quel momento nascondeva le sue mostruose occhiaie sotto dei grandi occhiali neri. Preferiva che la gente la guardasse in modo strano piuttosto che ricevere troppe domande scomode. Si inginocchiò sul pavimento sporco di chissà quale liquido, toccando con la punta dell'indice tutte le copertine dei DvD. Mentre analizzava mentalmente se scegliere "Shining" di Stanley Kubrick o "Psycho" di Alfred Hitchcock, mordicchiava indecisa una catenina d'oro che portava al collo sotto la sciarpa. La scritta che teneva tra i denti era un po' scolorita e formava il nome "Natalie". Era stato l'ultimo oggetto che sua sorella le aveva dato prima che si trasferisse in questa città sperduta nel mondo. Nel momento in cui una voce le sussurrò all'orecchio: "Ardua scelta", la sua schiena si irrigidì e si voltò di scatto. Con gli occhi azzurri sgranati notò un ragazzo alto con le mani dietro la schiena. Non si ricordava di aver visto nessuno lì dentro quando era entrata, inoltre non aveva più sentito lo scorrere delle porte. Non sembrava il luogo adatto per un ragazzo come lui. Dentro i Bluckbuster di solito ci trovi solo gente vecchia oppure senza soldi e lui non era nessuna delle due cose. Aveva la stessa età di Natalie, inoltre dalla sua postura orgogliosa e dalla marca della maglia che si intravedeva sotto la giacca di football non doveva essere nemmeno senza soldi. "Scusa... Non volevo spaventarti..." disse lui abbassando il capo e grattandosi la nuca un po' in imbarazzo. Lei fece un cenno con la testa e si rivolse allo scaffale pieno di film. Non permetteva a nessuno di starle così vicino da almeno quattro anni, per non parlare dell'orribile sensazione che le pervadeva il corpo quando percepiva il respiro di qualcuno vicino all'orecchio. "Dicevo che i due horror che hai puntato sono entrambi molto belli. Non credo che tu possa sceglierne uno senza rimpiangere l'altro." La ragazza sbuffò e fermò i suoi capelli dietro le orecchie. Quel ragazzo non mollava l'osso. Era sicuramente il capitano della squadra di un qualche inutile college: uno di quelli che non fa altro che cercare una nuova ragazza da portarsi a letto. Dietro le lenti scure Natalie levò gli occhi al cielo. "Bè allora vorrà dire che li prenderò entrambi." rispose con tono indifferente prendendo tutti e due i DvD. Camminò verso la cassa, tuttavia si fermò perché quel ragazzo aveva ancora voglia di parlare. Le passò per un attimo nella mente che potesse essere una stupida scommessa fatta con i suoi amici. Si stava già immaginando un gruppetto di ignoranti scimmioni dietro lo scaffale dei cartoni animati gettare qualche occhiata verso di loro e, di conseguenza, sghignazzare tenendosi la mano davanti la bocca. Invece non c'era nessun'altro oltre a loro due. "Allora devi essere proprio una ragazza tosta per volerli vedere tutti e due in una sola notte." Natalie lo guardò meglio. Cosa voleva uno come lui da una come lei? Erano completamente agli antipodi della scala sociale. Il suo ciuffo castano sbarazzino gli ricadeva sulla fronte rendendo il blu notte dei suoi occhi ancora più evidente. "Io sono Michael." Ci era già cascata: un ragazzo gentile, carino, affascinante e, dopo qualche giorno, si trasformava in un vero mostro. Poteva non conoscere quel Michael, però aveva già avuto a che fare con tipi come lui. "Bene..." Voleva semplicemente andarsene alla sua specie di casa per restare sveglia a guardarsi i film come ogni altra sera invernale, eppure quel ragazzo la incuriosiva. "A questo punto dovresti presentarti anche tu..." replicò lui con un sorriso imbarazzato sul volto. Si capiva dalla sua espressione che non era solito attaccare bottone con una sconosciuta. Lei era diversa e questa particolarità lo attirava. Era stanco di tutte quelle cheerleader senza cervello che gli andavano dietro solo perché era ricco e capitano della squadra. Lui non era solo quello e a volte la gente se lo dimenticava. "Io non penso proprio. Sei uno sconosciuto che sta cercando di adescarmi in uno sciatto Blockbuster. Mi sembra ci sia un film horror con questo copione e immagino che il finale non sia 'e vissero per sempre felici e contenti'." Natalie si girò per vedere la sua reazione. Questo era il trattamento servito a ogni persona che osava parlarle. Adorava essere fredda e scontrosa, proprio perché era il suo vero carattere e, in più, voleva vedere la sua reazione. Michael strabuzzò gli occhi sorpreso e si grattò di nuovo la nuca. Chissà se qualcuno gli aveva mai fatto notare che quel gesto lo faceva solo quando era imbarazzato. "Beh... Allora fammi delle domande per saper se è la verità." Lui cercò di guardarla negli occhi dietro agli occhiali scuri che le coprivano quasi metà faccia. Non capiva il motivo di nascondersi. Dal naso sottile con la punta arrotondata e le labbra rosse secche non doveva essere una brutta ragazza. "Ragazzino, sono le 23:00. Non dovesti già essere a letto siccome domani c'è scuola?" disse Natalie alzando la testa altezzosa. Stava cominciando a divertirsi: era da troppo tempo che non prendeva in giro qualcuno. Questo era il suo talento naturale. "Ho 19 anni come te." rispose Michael in tono di sfida. A lei tremarono per un attimo le gambe: non poteva saperlo, aveva sicuramente buttato ad indovinare. Il suo cervello si riempì di migliaia di domande: e se la notizia fosse arrivata pure lì? Sarebbe dovuta andarsene di nuovo? Pensava che in una grande città sarebbe stata più al sicuro e invece? Doveva capire se quel ragazzo era una minaccia. "E sai per caso altre cose su di me?" chiese Natalie con una nota di insicurezza come se il suo muro di protezione si stesse scheggiando. "Cos'altro dovrei sapere, scusa? Non sono uno stalker. Ho solo sparato a caso." Lei trasse un sospiro di sollievo. "Non dirmi che ti sei spaventata?" Michael si mise a ridere buttando la testa all'indietro. Era così piacevole quel suono che quasi le metteva allegria. "Chi sei?" chiese decisa riacquistando il suo autocontrollo. "No. No. No. -sottolineò il No con il movimento del dito- Tu hai già due mie informazioni. Voglio un gioco equo e la verità." Natalie avrebbe potuto tranquillamente mentire e lui non ne sarebbe mai venuto a conoscenza, eppure disse la verità. "Mi chiamo Natalie e ho 19 anni. Dove vai a scuola?" "Frequento il Williams Richardson College. Non ti ho mai vista lì. Tu dove vai?" "Non vado a scuola. Tu sei il tipico Quaterback con migliaia di ragazze che per divertirsi si prende quella sfigata, non è vero?" Michael era solo un semplice ragazzo, non doveva temere niente da lui. Era necessario finire quella conversazione inconcludente il prima possibile. "Questo è falso, uno stupido pregiudizio. Perché hai quegli occhiali?" Si era un po' alterato: non era possibile che desse quella idea a tutti. La gente lo vedeva così e senza fare domande lo poneva sopra a quello scaffale. Avvicinò la mano al viso di Natalie per tentare di toglierle gli occhiali. "Non ti azzardare" sibilò lei tra i denti, mentre gli bloccava la mano stringendogli il polso. "Ma cosa ti prende? Sono solo occhiali da sole." esclamò Michael dopo aver ritirato la mano in tasca. "Non ti devo dare spiegazioni. Non siamo amici e non ci conosciamo. Vai a cercarti una ragazza da un'altra parte." Natalie si sistemò gli occhiali sul naso e ricacciò indietro le lacrime di rabbia. "Non ci posso credere. Sei una ragazza proprio patetica. Eri tutta sola con il broncio a guardare scazzata questi DvD... Sei la tipica ragazza che vuole fare la dura con il cuore di ghiaccio e un'infanzia tremenda, quando in realtà è tutta una farsa da viziata." Non sapeva, perché se l'era presa con lei. Non aveva fatto niente. Era incazzato nero con tutti. Non ce la faceva più a parlare di quante volte andava in palestra o di cosa i suoi genitori gli avevano regalato per il compleanno. Lui non era solo soldi e fisico. Amava la musica punk-rock e aveva una passione per i vecchi film in bianco e nero. La cosa che odiava più di tutte è che nessuno lo sapeva. A nessuno dei suoi così detti 'amici' interessava di lui. Voleva trovare per una volta qualcuno che lo capisse, che si interessasse. Appena aveva visto Natalie lì a mordicchiarsi la catenina che teneva al collo, aveva pensato "O adesso o mai più" e invece si era completamente sbagliato. La ragazza era rimasta di stucco. Aveva gli occhi spalancati e la bocca socchiusa. Quel ragazzo aveva qualche problema con il mondo, come lei dopotutto. Adesso guardandolo, le sembrava così fragile, confuso ma anche incazzato e pronto a lottare. Lei aveva davvero avuto un'infanzia tremenda e proprio per questo si era arrivati fino a questo punto, eppure ogni tanto si ritrovava a fantasticare sull'essere una di quelle persone solari, piene di vita e sempre sorridenti. Subito dopo lasciava perdere, perché sapeva che non ci sarebbe mai riuscita. Sorrise. "Senti, Michael –suonava davvero bene quel nome- ti sei sbagliato completamente su di me... E io mi sono sbagliata completamente su di te. Quindi che ne dici di riprovare a conoscerci?" Alla fine non era troppo difficile: parole carine, un tono non altezzoso e il gioco era fatto. In cuor suo sapeva che non era quello il problema più importante. Lei era in grado di fare la carina con gli altri, solo che Natalie voleva esserlo. Michael non aveva inquadrato la situazione e si rendeva conto sempre più di essersi incastrato in un casino. Si grattò la nuca decidendo cosa fare. Lui voleva essere se stesso. Forse aveva davvero visto qualcosa in quella ragazza. "Okay, ma togliti quegli occhiali." Michael rise e Natalie fece lo stesso. "Un passo alla volta. Allora dimmi preferisci Psycho o Shining?"

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