30 settembre 2015

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Al polso ho tanti di quei braccialetti e ognuno mi ricorda un momento o una persona importante, quelle cose che anche tra vent'anni non vorrai dimenticare. Al polso sinistro ho un braccialetto identico a quello delle mie migliori amiche per tenerle sempre dentro il mio cuore, per esempio. Da poco su quel polso se ne è aggiunto anche un altro: è largo e una volta si illuminava al buio diventando blu. Sapete cosa mi ricorderà sempre? Il Camposcuola che ho fatto quest'anno. Mi ricorderà soprattutto il gioco al buio, perché è in quella occasione che ce l'hanno dato. Tra le tenebre della notte vedevi spuntare del giallo, del verde, del rosso e del blu, stava a te capire da che colori stare alla larga e dai quali andare per chiedere aiuto. Mi rammenterà il primo giorno: il viaggio in autobus, dove noi stavamo sui posti dietro del pullman a ridere, spettegolare e fantasticare sulla settimana a venire. Il gioco con la carta igienica, inventato dagli animatori per conoscere meglio i ragazzi che venivano da Olmo e Maerne e viceversa. Quegli stupidi spaghetti che dovevamo infilarci in bocca e stare attenti che durante il percorso non si rompessero. Il gioco delle pallamano, nel quale era già tanto se riuscivo a toccare la palla tre volte. Il gioco dello scalpo dove c'erano ragazzi che si buttavano per terra nel disperato tentativo di non farsi rubare lo scalpo dall'avversario un'altra volta. Le scenette imbarazzanti, ma che nel profondo avevano una morale che ti faceva riflettere. Le prove che dovevamo affrontare per salvare i tributi nostri compagni di squadra, nelle quali non potevi tirarti indietro, dovevi metterti in gioco per riuscire a vincere. La veglia alle stelle dove ognuno di noi ha aperto il proprio cuore e ha scoperto che si poteva specchiare in quello di tutti gli altri. Gli schiaffi che partivano sulle guance dei malcapitati ragazzi, perché avevano sbagliato anima gemella. Le risatine complici delle ragazze quando il principe azzurro chiedeva la mano della sua principessa. La Ghiandaia Imitatrice, simbolo del nostro campo. Gli animatori che si spaccavano la schiena pur di farci divertire in qualunque modo. I momenti tristi che arrivavano, però venivano eliminati subito dalla preoccupazione di tutto il gruppo. L'importanza che sentivi di avere, perché sapevi che se non ci saresti venuto in questo campo non sarebbe stato lo stesso. Le reti che dovevamo costruire con l'aiuto di un esploratore e a dirla tutta non sono venute neanche tanto male. I lavori domestici, dove i ragazzi facevano la conta per decidere chi sarebbe stato lo sfigato che doveva pulire i bagni. Quel momento di silenzio che ti faceva riflettere sulla fortuna che hai avuto nell'essere ciò che sei. E le amicizie, quelle nuove e quelle vecchie, quelle finite ancora prima di iniziare e quelle che vanno avanti da una vita, quelle che ti hanno deluso e quelle che continuano a sorprenderti ogni volta, quelle perse e quelle che hai ritrovato dopo tutto questo tempo, quelle che si sono evolute e quelle che hai lasciato allo stadio iniziale, quelle che hai perdonato e quelle a cui ha rinunciato, quelle nascoste e quelle sapute e risapute. Penso che il Camposcuola di quest'anno sia stato uno dei migliori, grazie all'unione che si è creata fin da subito. Non so se tra vent'anni me lo ricorderò ancora e lo racconterò ai miei figli sorridendo o rimpiangendolo; so solo che finché avrò quel braccialetto al polso il ricordo non potrà perdersi tra la polvere nel dimenticatoio.


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