Sole negli occhi

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Capitolo 12

"Siamo tutti immersi nel fango, ma solo alcuni di noi guardano le stelle."
Oscar Wilde.

"Oscar Wilde

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☀️

La mattina dopo mi svegliai a causa di un raggio di sole che mi colpì dritto sugli occhi. Mugugnai infastidita e affossai maggiormente la faccia nel cuscino, frustrata. Serrai gli occhi e provai a rimettermi a dormire. Nemmeno il tempo di fare due respiri che un uccellino prese a cinguettare con tutto sé stesso fuori dalla finestra.

"Maledizione..." Imprecai a denti stretti, con la voce arrocchita dal sonno e la bocca impastata. Al primo cinguettio se ne aggiunse un secondo e poi un terzo.
"Santa mierda!" Schizzai a sedere come un fulmine e fucilai con lo sguardo qualunque cosa si trovasse al di fuori di quella finestra lasciata aperta.

I capelli mi seguirono quando mi sollevai in quel modo brusco e mi ricaddero in un groviglio lungo e informe sulla schiena. Poi come se mi si fosse accesa una lampadina voltai di scatto la testa di lato. Sul letto accanto al mio Elia continuava a dormire indisturbato. Aveva buttato le coperte a terra e dormiva con le mani sotto la testa. Era senza maglia, vestito semplicemente con un paio di pantaloncini da basket. Rimasi a guardarlo ancora intontita dal sonno e mi persi nell'osservare la trama bianca della sua pelle come una ladra. Mi soffermai sul suo volto rilassato, con quei lineamenti definiti che lo rendevano unico e difficilmente dimenticabile, le labbra rosee l'unico tocco di colore ad eccezione delle ciglia lunghe e scure che gli contornavano gli occhi come due ventagli e delle sopracciglia che gli rendevano lo sguardo ancora più profondo.
Era buffo con quei capelli lunghi sparsi intorno al volto e sul cuscino.

Imbronciò le labbra e lo vidi deglutire, così scesi sulle sue braccia piegate, sul suo petto nudo e la collana che spariva nascosta dietro di esse. Prima che potessi andare oltre, quel essere figlio del demonio riprese a cinguettare e dopo di lui gli si unì tutta l'allegra famigliola.

"Okay, vaffanculo." Tolsi in modo brusco il lenzuolo che mi copriva le gambe nude e mi alzai. A piedi scalzi mi diressi verso la finestra e li beccai subito posati sul ramo di un albero che si trovava proprio davanti a me.

Indecisa se farli volare via, alla fine mi trovai a sospirare profondamente per poi sciogliermi in un sorriso nell'osservarli. Così mi godetti quei raggi di sole che mi scaldarono la pelle e mi trasmisero per osmosi un po' di felicità. Mi limitai a socchiuderla e mi voltai di nuovo verso Elia per controllare se non lo avessi svegliato.

Adesso aveva le labbra socchiuse e quelle ciglia lunghe che gli adombravano la pelle chiara mi fecero fare qualche pensiero di troppo. Per questo, decisi che avessi decisamente bisogno di uscire da quella stanza.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora