Vie traverse

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Capitolo 25

"È bella, e più che bella è sorprendente. In lei abbonda il nero: e tutto ciò che ispira è notturno e profondo. I suoi occhi sono due antri in cui lampeggia e vaga il mistero."
Charles Baudelaire

"Charles Baudelaire

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Mi lascia trascinare da lei tra la folla, lasciandole totale libertà. Camminava a testa bassa ma gli occhi le saettavano di continuo in ogni angolo della stanza mentre mi teneva per mano. Mi limitai ad assecondarla, a lasciarle campo libero perché era evidente che sapesse cosa stesse facendo e che conoscesse quel posto certamente meglio di me.

Con un'agilità assurda l'avevo poi vista lasciarmi la mano solo per sfilare dalla testa di un ragazzo un cappellino da baseball e passargli davanti quando questo si era girato per vedere chi fosse stato. Per tutto il tempo aveva tenuto sulle labbra un enorme sorriso irriverente, compiaciuta e certa che non sarebbe stata beccata. Approfittando della folla che si richiuse intorno a noi, se lo calcò sulla testa nel tentativo di nascondere i capelli biondissimi che cercò di legare in uno chignon basso. Mi riprese la mano con naturalezza ed io la guardai, l'ammirai. Nel petto prese a scavarmi qualcosa che non seppi definire e nemmeno mi importò, perché quella che mi camminava davanti non era una ragazza, ma l'esemplare più pericoloso che avessi mai visto di una specie mai classificata. Un po' bambina ma tanto donna, un demone con gli occhi spalancati sul paradiso, il cielo più limpido ma gli abissi più oscuri.

Ad un tratto smise di camminare e si voltò con tutto il corpo a guardami con gli occhi sgranati. Non mi diede nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, avvolse le sue braccia intorno al mio addome e poggiò la fronte al centro del mio petto.

Mi immobilizzai tra almeno più di un centinaio di persone, tra le urla della folla in fermento in attesa del verdetto e le luci soffuse che creavano maggiore confusione. Mi fermai semplicemente perché ebbe il potere di paralizzarmi.

Mi sentii un coglione ad aver aspettato più del normale prima di stringerla a me, ma quando lo feci mi assicurai che sparisse per bene tra le mie braccia, e che il suo profumo mi penetrasse anche nella parte più remota del mio cuore.

Chinai la testa portando le labbra all'altezza della sua tempia. Dovetti abbassarmi un bel po', il che mi fece sorridere come un cretino.

"E questo a cosa lo devo, scheletrino?" Qualcuno mi urtò, percepii una gomitata non tanto casuale colpirmi la schiena, ma non me ne poteva fregare di meno di un coglione qualunque che cercava una rissa, se avevo lei tra le braccia.

"Abbassa la testa e non farti vedere in volto." Il suo sussurrò mi arrivò forte e chiaro e una scossa di adrenalina mi risalii lungo la colonna vertebrale.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora