Ciò che portiamo dentro.

30 7 29
                                    


Capitolo 21

L'amore?
Lo provi quando non capisci neanche più se ti batte il cuore.
-MissIronia.

-MissIronia

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


☀️

Il bastardo non si era levato il sorriso dalla faccia nemmeno un istante. Sorrideva e parlava con tutti, scherzava con suo fratello e rideva alle battute stupide di Massimo. Tutto sommato, non lo avevo mai visto così spensierato, perciò me lo feci andare bene, osservandolo interagire tranquillo con un lieve sorriso sulle labbra.

Le mani piene di anelli non smettevano di gesticolare, i denti bianchi sempre in mostra, gli occhi scuri vispi e allegri. Il ragazzo cupo e taciturno aveva lasciato posto alla sua versione migliore. Mi sembrava di essere tornati in dietro di anni, di vedere davanti a me il ragazzino spensierato che annegava me e le mie sorelle sott'acqua o che si tuffava da un'altezza folle in cima ad uno scoglio.

Mi fu difficile togliergli gli occhi di dosso per tutta la sera, persino ora, che eravamo tutti seduti intorno al dondolo sul quale mia sorella, Giulio e Massimo discutevano animatamente su qualcosa che non ricordavo nemmeno più, troppo presa a fissare il moro poggiato con le spalle ad un albero a qualche metro da noi che fumava.

E come valeva per me, anche lui sembrò non avere occhi per altro. Sbuffava fuori il fumo con gli occhi puntati nei miei. Come potevo guardare altro se lui mi divorava con quegli occhi smaniosi?
Era inutile fingere che non fosse così, pur non guardandoci, il mio corpo era attratto dal suo e il suo dal mio. Lo si percepiva nell'aria, lo sentivo sulla pelle.

Uno sospiro pesante mi fece volare la testa verso mia sorella. Osservai la situazione, con la sensazione di essere piombata troppo velocemente nel mondo reale. Massimo e Giulio sembravano essere amici da sempre, erano talmente affiatati che erano finiti con l'escludere Clara e lei ne fu infastidita.

Se ne stavano lì a parlare con mia sorella seduta in mezzo, persi nel commentare una partita di calcio.

Lei smaniava per attenzione che non aveva, io pregavo per non averne.

Spesso questo aveva creato tra me e mia sorella delle accese liti per un senso di inferiorità che era nato in lei, inevitabilmente per colpa mia. Non ero stupida, sapevo il potere che avevo sugli altri, sapevo di essere una bella ragazza, sarei stata ipocrita a dire il contrario, eppure non avevo mai pensato che potesse essere un problema con mia sorella. Non mi sarebbe mai venuto in mente, non mi ero mai resa conto dei suoi sguardi invidiosi, del suo bisogno di superarmi. Fin quando non era diventato impossibile. Eppure per me, ai miei occhi, lei era stupenda. Non le mancava nulla.

Sorrisi alla sua espressione esasperata.

Ai suoi piedi giaceva la bottiglia piena a metà di vodka con la quale Massimo aveva deciso dovessimo tenerci impegnati. Era sgattaiolato nella sua stanza e aveva messo mano alla sua "scorta di emergenza" per le occasioni speciali. Poi era tornato con questa bottiglia sotto la camicia e strano ma vero, i nostri genitori, ancora seduti al tavolo di cemento in giardino, non si erano accorti di niente. E così, da ormai un'ora eravamo nascosti dietro un albero e ce la passavamo a turno. Tutti tranne Elia, lui si era dimostrato irremovibile. Aveva liquidato tutti snocciolando semplicemente che "non beveva più". Il che mi aveva fatto arricciare le sopracciglia sorpresa e forse incredula.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora