Capitolo 23
Io soffro di manie di persecuzione, di un terrore costante e tormentoso, ma ho dei momenti in cui mi prende una tale voglia di vivere che temo di impazzire.
-Checov☀️
Quando varcai la prima porta ed essa mi fu richiusa alle spalle, non mi sorpresi nel ritrovarmi immersa nel silenzio. Gli altri si guardarono intorno in quel corridoio scarsamente illuminato, avvertii una mano cercare la mia e afferrarla stretta. Il freddo degli anelli mi confermò per l'ennesima volta chi fosse.
"Quindi ora posso sapere che razza di posto sarebbe questo, Clarice...?" Il petto aderì alla mia schiena, dando fiato alla sua domanda in un sussurro a malapena udibile. Le sue labbra mi sfiorarono il collo quando si dovette chinare per colmare la differenza di altezza e la mano con la quale mi avvolse la pancia per tenermi stretta a lui invece di farmi sentire in trappola non fece che infondermi un irrazionale senso di protezione. "E poi, da quando hai un secondo nome?"
"Era il nome di mia nonna..." Tergiversai, impaziente che la seconda porta venisse aperta.
La doppia porta serviva solamente come ennesima misura di sicurezza e perché così, una volta aperta la prima, la musica non sarebbe uscita da quelle mura attirando attenzioni indesiderate. Per questo fummo costretti a rimanere in quello stretto corridoio insonorizzato e a malamente illuminato per un paio di minuti, per questo e perché probabilmente passare dal buio alla luce massimizzava le sensazioni. "Anche mia sorella Adelaide porta il nome di mia nonna, ma il suo primo nome è Francesca sebbene preferisca usare il suo secondo nome. "
"Pure Clara ha un secondo nome?" Chiese curioso.
Cercai di adattare gli occhi a quella situazione di buio, diventando sempre più irrequieta ogni secondo che passava.
"Ele, questo posto è cambiato."
Gli occhi irrequieti di Tristan non avevano segreti per me, come d'altronde i miei non ne avevano per lui o per suo cugino.
Ricalcai il numero sul braccio, pensierosa e confusa.
Mi dimenticai pure della domanda di Elia.
"Che numero ha scritto a te?" La domanda mi uscì dalle labbra ancor prima di pensarla.
Ma quando le sue si schiusero per rispondermi, la sua voce andò persa nel frastuono che ci travolse quando finalmente la seconda porta fu aperta. La luce ci accecò per una frazione di secondi e avvertii quella primordiale tenaglia di panico scorrere sotto la pelle di tutti.
"Non posso impedirti di entrare."
La voce di Tristan mi riecheggiò in testa quando oltrepassai la soglia di quella realtà parallela.
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𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆
Roman pour Adolescents𝐶𝑖 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑚𝑚𝑜 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑐ℎ𝑖𝑔𝑙𝑖𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒, 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑎𝑣𝑟à 𝑚𝑎𝑖 𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑝𝑜' 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑒. Due fam...