Capitolo 1A me è maggio che mi rovina e anche settembre, queste due sentinelle dell'estate: promessa e nostalgia.
☀️
Uscii dall'aula con un enorme sorriso sul volto. Richiusi la porta alle spalle e rilasciai un sospiro profondo.
Avevo finito e non mi sembrava vero.
Ridacchiai in quel corridoio silenzioso e notai dei professori che erano poco distanti da me, guardarmi straniti.
Ne riconobbi alcuni e li salutai con un gesto della mano incapace di fare di meglio. Staccai la schiena dalla porta e presi a camminare, apparentemente tranquilla verso di loro, gli rivolsi un altro saluto, forse l'ultimo della mia vita e una volta girato l'angolo, iniziai a correre come una pazza tra quelli che erano stati i corridoi della mia scuola per cinque anni.
Scesi delle scale e arrivai al piano terra. Passai davanti a dei ragazzi che conoscevo di vista e, abituati al mio modo di fare, non si stranirono più di tanto vedendomi scendere di tutta fretta.
Salutai anche loro senza accennare a rallentare la mia corsa.
I capelli mi ondeggiavano lunghi sulla schiena scompigliandosi, ma poco mi importò.
Richiamato dal rumore dei miei passi pesanti, il signor Valerio, che con gli anni aveva avuto l'onore di ricevere la nomina di mio bidello preferito dell'intero istituto, alzò la testa dal suo immancabile giornale e come era diventata mia abitudine fare, gli mandai un bacino volante vedendolo in risposta scuotere la testa felice e rassegnato.
Ero stato il mio più fidato confidente.
Rallentai la mia corsa solo una volta che ebbi attraverso le grandi porte di vetro.
I capelli mi arrivarono in faccia per poi ricadere scomposti sulle spalle. Osservai intorno alla ricerca di una testa castana, ma non feci nemmeno in tempo a domandarmi se proprio quel giorno avesse deciso di dimenticarsi di me, che un clacson richiamò la mia attenzione.
Sollevai lo sguardo verso la strada e sorrisi. Feci uno di quei sorrisi enormi che ti scaldano il cuore e ti riempiono gli occhi.
"Andiamo Lola!" Mi incitò a darmi una mossa a raggiungerlo, "salta su, prima che questo nella macchina dietro si decida a scendere e prendermi con il crick!" Tamburellò le mani sul volante, impaziente.
Mi riscossi quando la macchina dietro di lui prese a suonare coprendo la voce di colui che era alla guida e che sicuro come la morte ci stava lanciando qualche maledizione.
Non persi altro tempo e corsi verso la sua jeep grigia, aprii lo sportello e lo richiusi velocemente una volta dentro. Lui non aspettò un secondo di più e partì sgommando, facendomi attaccare la schiena al sedile.
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𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆
Teen Fiction𝐶𝑖 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑚𝑚𝑜 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑐ℎ𝑖𝑔𝑙𝑖𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒, 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑎𝑣𝑟à 𝑚𝑎𝑖 𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑝𝑜' 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑒. Due fam...