Compagni di stanza

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Capitolo 7

"Volevo incontrarti, ti cercavo,
volevo che tu mi riconoscessi
dopo tutti quegli anni
di struggimento nell'ombra,
volevo destare la tua attenzione,
volevo che tu mi amassi."

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Dopo due ore di sballottamento all'interno di quel coso tutto rumoroso, finalmente eravamo arrivati. Erano state ore terribilmente silenziose e tese, nonostante i tentativi di Lorenzo di farci uscire qualche parola di bocca, i suoi figli sembravano essere stati colti da un mutismo selettivo fulminante, Clara non avevo smesso per un solo istante di russare leggermente e sbuffare di tanto in tanto senza mai svegliarsi nemmeno per cambiare posizione e in quanto a mio padre, lui era terribilmente preoccupato di rimanere a metà strada o ancora peggio, in mezzo al nulla, con quel pulmino che ad ogni buca si faceva ogni volta meno affidabile.

Così, Giulio se n'era stato tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino ad ascoltare della musica rock che io, seduta al suo fianco avevo potuto sentire chiaramente nonostante avesse le cuffie, finché stanco aveva chiuso gli occhi e abbandonato la testa contro il finestrino. E ne fui molto contenta che si fosse addormentato all'inizio, perché così avevo avuto modo di togliergli dalle mani quel dannato telefono e spegnere quella musica terribilmente fastidiosa. Ma quando ero tornata ad appoggiare la schiena contro il sedile, aveva deciso che ne avesse abbastanza del finestrino e che ora voleva appoggiarsi alla mia spalla. Mi irrigidii quando la sua guancia si spalmò sulla mia spalla e con un gesto totalmente spontaneo alzai la testa in direzione del fratello maggiore.

Elia da quando eravamo partiti, era rimasto ad osservare la strada passare fuori il finestrino con aria corrucciata. Aveva ascoltato della musica e giocato con il suo accendino completamente assorto nel suo mondo.

Quando vide la testa di suo fratello sulla mia spalla e la mia espressione un po' a disagio però decise che fosse arrivato il momento di uscire dal suo mutismo selettivo proprio per offendere il fratello a mezza voce e svegliarlo con uno schiaffetto leggero sulla testa. Mi sembrava di stare in mezzo a due scimmie, con i loro profumi che mi avevano impregnato i polmoni, le loro spalle larghe e le gambe lunghe e massicce rispetto alle mie, strette tra le loro.

Giulio senza infastidirsi più di tanto si scostò da me e ritorno con la fronte appoggiata al finestrino, probabilmente non si era neppure svegliato o reso conto di nulla.

Ne mia sorella e ne lui si svegliarono neppure quando sostammo per fare colazione in una stazione di servizio e fare il pieno. Avevo chiesto ai due adulti se non fosse il caso di svegliarli quantomeno per farli mangiare o prendergli qualcosa per dopo, ma ero stata liquidata da Lorenzo il quale aveva affermato che se avessero avuto fame si sarebbero svegliati. Non aveva gradito il poco entusiasmo dei più piccoli della comitiva che avevano dimostrato per quel viaggio.

Si stava sforzando fin troppo per far andare bene tutto. Assottigliai lo sguardo osservandolo seduta su una panchina fuori dall'auto grill pochi metri difronte a me. Aveva ancora addosso il cappellino di jeans a coprirgli la testa calva ma nonostante ciò si portò una mano sugli occhi strizzati per guardare un gabbiano volare sulle nostre teste.

𝑪𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora