Riunione

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La pioggia di quella notte aveva rinfrescato l'aria ed il cielo sembrava quasi pronto ad un secondo round.
Una musica ritmata proveniva dal salotto. Olivia mugolò appena e si coprì il viso con le coperte. Non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto, stava iniziando proprio ora a rilassarsi. Buttò un occhio alla sveglia sul comodino: erano le sei e mezza. Chi ascoltava la musica alle sei e mezza del mattino?
Si alzò dal letto e si incamminò svogliata verso la porta, trascinando i piedi nudi sul parquet che ricopriva il pavimento. Aprì piano la porta e osservò confusa la scena che le si parò davanti: Steve e Sam stavano facendo degli esercizi davanti alla TV, nella quale si muoveva una donna dai capelli castani raccolti. I due non sembravano aver sentito la ragazza mettersi accanto a loro, guardandoli con aria divertita quanto scocciata. Erano intenti a saltellare a ritmo.
"Hey?" fece quindi lei. I due sobbalzarono e si fermarono mentre Sam cercava di spegnere il televisore.
"Liv, sei già sveglia?" chiese Steve sedendosi sul divano col fiato corto.
"Già, sono stata svegliata dagli anni '80 nel tuo salotto. Vi mancano gli scaldamuscoli." ridacchiò scuotendo il viso e incrociando le braccia al petto.
"Che ne sai tu degli anni '80?" chiese divertito Sam, bevendo poi un lungo sorso di acqua.
"Negli anni '80 ero a Milano con un certo Andrea. Un anno a mangiare pasta e bere vino. È stato l'anno migliore della mia vita credo." rispose lei distrattamente. Sam la guardò confuso e poi guardò Steve, il quale cercò di trattenere una risata.
"Posso parlarti?" le chiese Steve, tornando appena serio. Lei annuì.
"Vado a farmi una doccia, intanto." annunciò Sam prendendo il borsone e dirigendosi verso il bagno, lasciandoli soli.
La ragazza si voltò verso di lui e alzò un angolo delle labbra, come ad invitarlo a parlare.
"Riguardo a quello che mi hai detto ieri sera, di James..." cominciò lui. La ragazza si irrigidì e lo interruppe subito.
"Ignoralo. Mi succede ancora, a volte, che io lo veda. Ma non è reale. Non preoccuparti."
"Ecco, io credo..." riprese, ma venne interrotto di nuovo. Olivia non voleva parlare di questa cosa. Delle sue visioni e dei suoi problemi.
"Non sono pazza, Steve. Succede quando sono stanca. Ho imparato a farci l'abitudine." si strinse nelle spalle e si alzò dal divano, andando verso la propria stanza per farsi una doccia e prepararsi per la riunione. Si voltò prima di aprire la porta.
"Comunque, era una bella visione. Non era cattivo. Era il James del '43." sorrise, quasi imbarazzata, entrando poi nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle per farsi una doccia.

Sam uscì dal bagno, notando che Steve era seduto sul divano con un'espressione rammaricata sul viso. Non era riuscito a dirle che Bucky era vivo e che stava bene. E che la stava cercando da anni.
"Che succede?" domandò andando a prendere un pacco di biscotti al cioccolato e mettendosi sul divano accanto a lui.
"Olivia ha visto Bucky, ieri. Non sa che è vivo. O che non è più l'assassino che abbiamo incontrato nell'88. Crede sia stata una visione." rispose Steve veloce, buttando la testa all'indietro e facendola sprofondare nei cuscini. Avrebbe dovuto dirle la verità sin da subito.
"Lei è ancora innamorata di lui?" chiese Sam, cercando distrattamente il biscotto giusto da mangiare.
"Non lo so. Lei sta cercando di andare avanti... – un altro sospiro. – ma Bucky la sta cercando da quando si è unito a noi."
La situazione si stava facendo difficile e Sam era estremamente confuso, ma non fece altre domande. Steve aveva bisogno di pensare e valutare bene quello che sarebbe successo da lì a qualche ora, quando la squadra si sarebbe riunita per parlare della missione e Liv si sarebbe accorta che tutti potevano vedere Bucky, che non era una visione.

Qualche ora più tardi il trio si incamminò verso il quartier generale per gli ultimi dettagli.
Olivia sembrava più tranquilla per quello che era successo la notte passata; camminava con un bicchiere di carta in mano con un cappuccino che le scaldava i palmi. Indossava una giacca nera e sotto ad essa un paio di jeans strappati a vita alta ed un maglione a trama larga color crema.
Erano anni che non andava in missione e questa cosa la spaventava, non era sicura di riuscire ancora ad utilizzare i propri poteri sotto pressione. Fino a quel momento li aveva usati solo per chiudere le antine o per sistemare le cose più in fretta mentre guardava qualche stupida soap opera in TV. Cosa sarebbe successo in un posto caotico come una missione?
Raggiunsero a torre e vi entrarono, salendo fino alla sala delle riunioni.
Olivia seguì i movimenti dei due ragazzi, sedendosi al tavolo e guardando lo schermo luminoso davanti a sé, in silenzio. Una mano le toccò delicatamente la spalla, facendola girare. Wanda era seduta dietro di lei e le stava sorridendo.
"Ciao, come stai?" le domandò con fare gentile. Olivia si strinse nelle spalle.
"Mi manca il mio letto e il silenzio di notte..." rispose veloce, ricambiando il sorriso.
"Ci farai l'abitudine, credimi. Sono contenta tu abbia accettato di rimanere, sono sicura tu sia veramente preziosa per la nostra squadra." le sue parole erano dolci e i suoi occhi estremamente calmi, tutto il contrario di quelli della ragazza, sempre pronti a mentire o a fuggire. Eppure Wanda era così cauta con le parole che non la spaventava.
Le due ragazze vennero interrotte con l'arrivo di altre cinque o sei persone che chiacchieravano. Si voltarono verso di esse e, ancora una volta, la ragazza rimase paralizzata. Non di nuovo.
Si voltò veloce a cercare lo sguardo di Steve, il quale si alzò e le si avvicinò comprendendo immediatamente la situazione. Il respiro di lei si fece irregolare e sembrava che l'ossigeno non le arrivasse ai polmoni. Le mani le tremavano. Perché la gente parlava con lui? Come potevano vederlo? O forse erano tutti una sua visione? Erano tutti nella sua testa. Sam, Steve, Wanda, Nat, Peter erano tutti nella sua testa che voleva giocarle un brutto scherzo. Lei non era qui. Lei stava sognando. Era a casa. A casa sua a Wilmington. Al sicuro.
Steve e Wanda le presero le mani. Wanda guardò nella sua testa e comprese l'improvviso stato di agitazione e ansia.
Stava per avere un attacco di panico.
Le si mise davanti, parlandole dolcemente per distrarla, ma gli occhi di lei erano fissi su Bucky e le uniche parole che poteva sentire erano quelle nella sua mente.
Il ragazzo se ne accorse. I loro occhi erano fissi gli uni negli altri. Poteva percepire la sua agitazione.
- Olivia...- una voce si intrufolò tra le parole che, a raffica, le stavano soffocando il cervello.
- Olivia...- di nuovo la stessa voce. Era calda, tranquilla, gentile. Era Wanda. Era entrata nella sua mente e le stava parlando.
- Olivia non ti preoccupare. Va tutto bene. Olivia, sei al sicuro qui. Ci siamo noi. Va tutto bene.
Il respiro della ragazza cominciò a stabilizzarsi e le voci nella sua testa stavano pian piano svanendo.
Quando riuscì a muovere di nuovo gli occhi, notò Wanda e Steve che la tenevano per mano, ora sorridevano. Intorno a lei alcune persone la guardavano preoccupate. In un angolo della stanza, Bucky. Era fermo, le braccia lungo i fianchi. Avrebbe voluto urlare, ma si limitò ad alzarsi e uscire dalla stanza. Si sentiva osservata e giudicata e quella stupida visione non voleva andarsene. Avrebbe preso l'ultima pastiglia e sarebbe tornata dentro per la riunione.
Andò verso una rampa di scale e ci si sedette, prendendo lo zaino e svuotandone tutto il contenuto su un gradino. Mollette, fazzoletti, elastici per capelli, monetine, occhiali da sole, caramelle, inalatore per l'asma. Non c'era altro. Merda. Aveva lasciato le pastiglie sotto la propria maglia, sul comodino. Si voltò e vide Fury avvicinarsi alla porta della sala riunioni, non avrebbe fatto in tempo a tornare a casa.
Rimise tutto nello zainetto e tornò nella stanza, cercando di evitare in tutti i modi di alzare lo sguardo.

La riunione durò un paio d'ore. La missione sembrava semplice, fermare una spedizione mafiosa che voleva uccidere il signor Ryan il giorno seguente alle 10 a Central Park. Sarebbe tornata a casa presto.
Appena Fury dichiarò terminata la missione, si alzò ed uscì veloce dalla stanza. Non voleva sapere se la sua visione era ancora lì. Voleva solo tornare a casa e prendere quella pastiglia per farla finita per qualche ora.
Una mano strinse la sua mentre usciva nel corridoio.
"Vuoi parlarne?" domandò Wanda. Accanto a lei Nat era ferma con un sorriso tirato. Non le piaceva Olivia, non si fidava di lei, ma si rese conto che aveva davvero bisogno di aiuto.
La biondina si irrigidì un attimo. In fondo Wanda aveva già visto tutto quello che avrebbe voluto nascondere e parlare con qualcuno magari l'avrebbe distratta. Annuì piano e seguì le due ragazze in un posto più appartato.

Cominciò a raccontare la sua storia, come aveva conosciuto Steve e James e come loro due erano diventati amanti in segreto. Le due ragazze la ascoltarono in silenzio, stupite da come Barnes fosse così diverso un tempo. Così gentile, aperto con le persone.
"E Steve non lo sapeva?" domandò Nat. La ragazza scosse il viso.
"Non da subito, almeno. Ci ha scoperti una sera. Non era felice di questa cosa, ma piano piano dovette accettarlo."
Si morse il labbro, poggiando il mento sulle proprie ginocchia che si era tirata al petto.
"Eravamo davvero felici."

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