Tolstoj

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Era a casa da ormai un paio di settimane e stava ricominciando ad abituarsi al silenzio della notte, agli uccellini che la svegliavano al mattino e al sole caldo che cominciava a scaldare i pomeriggi di fine marzo.
Spesso le capitava di vedere ancora Bucky quando camminava per strada, ma molto per la maggior parte delle volte questo aveva i capelli in ordine, la barba corta e curata, un flebile sorriso sulle labbra. Eppure a lei piaceva tanto il sorriso di James. Era stato quello che l'aveva fatta innamorare di lui.
Grazie alla signora Moore che aveva le giuste conoscenze in città, aveva trovato un lavoro fisso nella biblioteca della città, dove si occupava di ordinare i libri negli scaffali e accogliere i clienti che entravano. Scannerizzava il codice del libro e subito dopo la tessera giallo banana del cliente.
"Grazie, al mese prossimo!" diceva con un sorriso stampato sulle labbra, salutando con la mano. E il cliente usciva. Le piaceva lavorare lì, c'era silenzio e le persone che andavano e venivano la distraevano abbastanza per non avere più brutti pensieri. O per lo meno, per la maggior parte del tempo. A volte le sembrava di vedere James gironzolare tra i libri di avventura, era sicura che gli piacessero.
Tornava a casa intorno alle sette e andava in doccia, poi cenava, guardava qualche film in tv e poi andava a dormire. Una noiosa vita normale.

Un mercoledì come gli altri, andò al lavoro come tutte le mattine. Poggiò la borsa a terra dietro al bancone ed osservò l'alta pila di libri da riordinare. La sua collega le aveva lasciato la parte divertente, a quanto pare. Prese il primo libro della pila, un mattone russo dalla copertina color avorio.
Romanzo Storico. Anni '60. Tolstoj, Lev.
Fece mente locale e lo portò nella sezione corretta, inserendolo tra altri due romanzi. Lo guardò soddisfatta: stava imparando l'ordine giusto.
Proseguì con lo stesso metodo per altri cinque o sei libri, poi si sedette dietro al computer quando vide alcuni clienti avvicinarsi alla cassa.
"Grazie! Ci vediamo il mese prossimo! Buona giornata!" cinguettò salutando la donna dai capelli bianchi uscire con i suoi tre libri sottobraccio. Era una cliente fissa.
Si voltò di nuovo.
"Buongiorno ha la tessera, per favore?" domandò con gli occhi fissi sul monitor mentre allungava la mano per prendere il libro.
"No." rispose la voce.
Alzò lo sguardo e quasi il cuore smise di battere.
Sam, Steve e Bucky erano in piedi al di là del bancone con un sorriso sulle labbra. Pensava fossero arrabbiati con lei. Li guardò confusa, poi strinse il libro che Sam le stava porgendo tra le mani, sussurrando.
"Che cosa ci fate qui?" con il suo sussurro stava cercando di nascondere un grido confuso e nervoso. Erano tornati per portarla in carcere? Sicuramente. Non aveva più visto i notiziari da allora per paura che qualcuno avesse messo una taglia sulla sua testa. Avrebbe preferito non saperlo.
"Siamo passati a trovarti." rispose Steve con un sorriso, poggiando un gomito sul bancone e disordinando alcuni volantini che aveva accuratamente impilato poco prima. Lei gli diede un piccolo schiaffo e lo guardò male, sistemando di nuovo i foglietti azzurrini.
"Nella tua strana città felice." aggiunse Sam, ridendo. Lei gli fece cenno di abbassare la voce, poi si guardò intorno per vedere che nessun cliente avesse bisogno e indicò loro la porta sul retro. I tre la seguirono in silenzio e si chiusero la porta alle spalle.
"Mi volete dire che cosa ci fate qui, davvero?" domandò di nuovo lei, incrociando le braccia al petto.
"Volevamo assicurarci che tu stessi bene. Tony era veramente fuori di sé quando ti ha cacciata." le disse Steve, poggiandosi al muro con una spalla.
"Lecito. Ho ucciso degli innocenti." rispose lei, abbassando lo sguardo. Sapeva di essere colpevole e sicuramente non incolpava nessun altro di quello che era successo.
"Non è stata del tutto colpa tua." rispose Bucky a mezza voce, alzando lo sguardo su di lei. Ancora non si era abituata all'idea che lui fosse di nuovo vivo e cosciente. Abbassò lo sguardo. Non riusciva più a sostenere quello del ragazzo.
"Ragazzi vi ringrazio, davvero, è molto carino quello che state facendo e siete molto dolci, ma non dovevate venire qui. Non ho intenzione di tornare o di farmi vedere di nuovo da nessuno degli Avengers. Non sono un super eroe come voi. Mi dispiace." rispose tutto d'un fiato, poggiando la mano sulla porta per rientrare.
"Aspetta. - disse Sam veloce, guardando Steve e Bucky e tornando poi con lo sguardo su di lei - Noi siamo venuti qui come amici, per vedere come stavi e per scusarci per le parole di Tony."

La ragazza sorrise appena. Amici. Non ne aveva da così tanto tempo, di amici. Fece un sospiro e si voltò verso di loro. I tre ragazzi avevano un grande sorriso stampato in viso. Guardò l'orologio che teneva al polso.
"Finisco il mio turno intorno alle 18, vi va se ci vediamo più tardi? Ordiniamo una pizza da me e beviamo qualcosa." rispose lei alla fine. I ragazzi annuirono e si strinsero a lei, impulsivamente, la quale ricambiò un po' scettica l'abbraccio. Bucky le sfiorò la mano, sciogliendo l'abbraccio in cui lo avevano attirato, e lei arrossì improvvisamente sentendo una scossa invaderle la schiena.
I ragazzi se ne andarono e lei tornò al lavoro. La sua testa, tuttavia, non fu più molto attiva. Sbagliava a riordinare i libri, si dimenticava chi aveva ordinato che cosa, sbagliava a schiacciare i tasti del computer durante il reso di alcuni libri.

Finalmente l'orologio appeso sulla parete davanti a lei segnava le 18. Si alzò di corsa e si mise la borsa in spalla, salutando distrattamente la sua collega. La stavano aspettando a casa. Chissà che cosa avrebbe pensato la signora Moore alla vista di tre giovani davanti al suo cortile. Mentre tornava a casa, a piedi, sentiva lo stomaco sottosopra per l'agitazione. Quando voltò l'angolo un grande e dolce sorriso le si stampò sul viso. I tre amici erano fermi sul suo vialetto e stavano chiacchierando. Da lontano poteva vedere Bucky sorridere.
"Hey!" gridò alzando una mano e salutandoli.
I tre si voltarono verso di lei e le andarono incontro, salutandosi con un veloce abbraccio.
"Com'è andata al tuo normale e noioso lavoro?" le domandò Sam, ridendo. Lei gli diede un piccolo colpetto sulla spalla.
"È andata bene, come sempre. E non è noioso, ho potuto leggere un sacco di libri interessanti!" rispose lei. Mentre guardava i volti dei ragazzi comprese quando fosse, effettivamente, noioso.
Li invitò ad entrare e, proprio mentre stava cercando le chiavi, sentì una squillante voce familiare.
"Buonasera tesoro! E buonasera a voi, giovanotti!" la signora Moore era ferma con le braccia appoggiate alla staccionata e li guardava con un'espressione ammiccante. Olivia lasciò perdere le chiavi e si avvicinò, seguita dal trio.
"Buonasera signora Moore, loro sono i miei amici. Steve, Sam e James." la informò indicando i tre ragazzi i quali, improvvisamente, sembravano aver assunto un'espressione angelica. Liv si trattenne dal ridere, riprendendo a parlare dopo i convenevoli.
"Si fermeranno da me per questa sera, se dovesse sentire troppo rumore e dovesse infastidirla la prego di dirmelo, li chiuderò in un armadio in punizione." si voltò verso il gruppetto con uno sguardo severo, alzando le sopracciglia. I ragazzi sapevano che non stava scherzando.
Entrarono in casa dopo le raccomandazioni della donna e subito si buttarono sul divano. Una strana sensazione pervase il corpo della ragazza. Si sentiva più a casa, rispetto a quella stessa mattina. Nessuno era mai entrato, tranne Fury e Maria qualche giorno prima, e la casa sembrava stranamente animata ora che i quattro chiacchieravano a voce alta.
Steve ordinò le pizze mentre Sam andò verso la Jeep a prendere quello che il pomeriggio stesso avevano comprato da bere. Bucky e Liv rimasero per qualche minuto da soli in salotto. Silenzio. Il ragazzo non riuscì a non notare come lei fosse diventata adulta, rispetto a quando si erano conosciuti. Per un istante si ricordò della ragazzina dai capelli scompigliati con l'abitino bordeaux e i tacchi neri che non vedeva l'ora di essere grande abbastanza per stare insieme a lui.
"Che c'è?" domandò lei, notando un piccolo sorriso che era comparso sulle sue labbra. Lui scosse il viso imbarazzato.
"Nulla." rispose veloce, abbassando lo sguardo.
Lei inclinò il viso di lato, sorridendo a sua volta.
"James..." disse piano. Il cuore del ragazzo saltò un battito. La sua cadenza nel pronunciare il suo nome non era cambiata per niente. La sua voce, come il suo sorriso, erano rimasti invariati.
"Sono felice tu non stia scappando da me." disse lui.
"Sono felice di averti rivisto." aggiunse lei, avvicinando una mano alla sua e sfiorandogliela appena.
La ritrasse improvvisamente quando Steve entrò con i cartoni della pizza in mano e tutti si misero a tavola. Bucky guardò Liv per pochi istanti dall'altro lato del tavolo cercando di nascondere un sorriso.
Forse l'amava ancora.

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