Il sole tiepido colpì il braccio della ragazza che stava appoggiato sopra alle coperte, facendola svegliare. Per la prima volta dopo molto tempo, si sentiva riposata, rilassata.
Aprì lentamente gli occhi e si stiracchiò appena, allungando le braccia sopra alla propria testa. Si guardò intorno. I suoi vestiti erano sparsi per il pavimento della camera. Alzò un sopracciglio e fece scivolare una mano sotto alle coperte, sfiorandosi la pelle calda con la punta delle dita. Si alzò di scatto, coprendosi con la coperta color miele. Era nuda.
Il suo sguardo era fisso su una maglia nera buttata in fondo al letto. Non era sua. Si alzò lentamente e si avvicinò a questa, spiegandola e osservandola per qualche istante. Improvvisamente, la porta della stanza si aprì e la ragazza si coprì veloce, mettendosi l'indumento davanti, sorreggendolo con le mani.
Steve era sulla porta con gli occhi sbarrati e Sam in piedi dietro di lui con la bocca aperta e un'espressione di stupore. Riconosceva quella maglietta. Le guance della ragazza stavano andando a fuoco.
"Liv?" chiese Steve cercando di trattenersi dal ridere, notando la maglia che la copriva a malapena.
Non fece in tempo a rispondere che la porta del bagno si aprì di colpo e vi uscì Bucky. Aveva una salvietta avvolta intorno alla vita. Anche lui guardò la ragazza confuso, per poi voltarsi verso i due amici.
"Cazzo." sussurrò. Sapeva a che cosa stava andando incontro. Si grattò nervosamente un sopracciglio mentre poteva sentire le risate che Sam stava cercando di trattenere.
"Fuori." disse poi veloce, spingendoli appena con la mano e chiudendo la porta, poggiandoci la schiena.
I due si guardarono imbarazzati mentre riuscivano a sentire le risate ed i commenti degli amici. Rimasero immobili, lui con la salvietta addosso e lei che cercava di coprirsi con la sua maglia. Poi risero.
La ragazza si avvicinò piano al ragazzo, leggermente impacciata. Lui non le tolse gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
"Noi... insomma... ieri sera..." cominciò lei, cercando di essere il meno diretta possibile. Lui rise.
"Sì." rispose poi, stringendosi la salvietta in vita.
Olivia abbassò lo sguardo. Era la prima volta che lui la vedeva così imbarazzata. Forse si era pentita. Poi vide comparire un sorriso sulle sue labbra. Un sorriso che conosceva bene.
"E tu eri d'accordo, vero?" domandò lei.
"Certo." replicò di nuovo. La ragazza si morse il labbro nervosa, poi alzò lo sguardo su di lui, facendo un altro passo nella sua direzione. La maglia era ancora stretta contro al suo petto, ma lui poteva scorgere la sua pelle porcellana che tanto gli era mancata. Allungò una mano nella sua direzione e le spostò una ciocca di capelli dal viso, portandogliela dietro all'orecchio. Lei sorrise e inclinò il viso sulla sua mano, poggiando una guancia al suo palmo. La trovava così bella.
"Dovremmo scendere prima che Sam e Steve comincino a pensare male..." disse lei non togliendo mai lo sguardo dagli occhi di lui.
"Diamo loro un motivo per pensare male, allora." sussurrò piano lui, attirandola a sé e avvicinando il viso al suo.
Si sentì sciogliere. Dopo tutto quel tempo, non era cambiato. Era ancora capace di farle sentire quelle strane farfalle nel ventre. Rise e annuì piano, poi poggiò le labbra contro alle sue, facendo cadere la maglia ai loro piedi e portando le mani sul lembo superiore della salvietta, aprendola e facendola scivolare accanto all'indumento.
La fece indietreggiare piano verso il letto, mentre le loro labbra continuavano a muoversi lente le une sulle altre.Steve e Sam intanto erano scesi in cucina per preparare la colazione e stavano cercando di capire come funzionasse la moka per il caffè. Avevano sparso polvere marrone per tutto il pianale e sul pavimento della cucina e il fornello era del tutto bagnato.
"Non può usare una macchinetta a cialde come tutti i comuni mortali?" domandò Sam dando un colpo all'arnese che non sembrava avere intenzione di chiudersi. Steve la prese tra le mani e la forzò appena. Un brutto clack.
"Credo si sia chiusa." annunciò scuotendola appena. Una fila di gocce torbide stava cadendo sul pavimento.
"Ci ammazza." Sam si portò una mano sulla fronte osservando l'acqua colpire il parquet.
"Credo sia troppo impegnata con Bucky per accorgersi." rise Steve mettendo la moka nel lavandino e cercando alcuni strofinacci per pulire. La cucina era un disastro.
"Accorgermi di che cosa?" una voce li sorprese alle spalle. La ragazza era in piedi con la maglia di Bucky addosso che la copriva fino a metà coscia e lui aveva indossato di nuovo i pantaloni. Sam e Steve si voltarono con un'espressione colpevole sul viso.
"Pensavamo foste impegnati." rispose Sam, intendo a nascondere dietro alla propria schiena lo strofinaccio macchiato di caffè.
"Siete stati troppo rumorosi nel fare il caffè." sbottò Bucky fulminandoli con lo sguardo. La ragazza si stava avvicinando a loro osservando la sua cucina ricoperta di caffè in polvere.
"Non credo nemmeno lo sappiano fare, un caffè. – rise osservando la moka rotta nel lavandino, scuotendo il viso. – Ora pulite prima che io torni qui, se trovo una sola macchia vi appendo al muro."
Diede ai due alcune spugne e stracci per pulire, poi si mise un paio di pantaloncini puliti che erano impilati accanto alla scala, prese la borsetta ed uscì di casa legandosi i capelli in uno chignon morbido.
"Mi fa paura." disse Sam guardando Bucky e cominciando a pulire il tavolo veloce. I due ragazzi pulirono come meglio potevano mentre l'amico li guardava divertito appoggiato con una spalla contro al frigorifero.
"Aiutaci, almeno." sbottò Steve lanciandogli una spugna. Lui la afferrò e scosse la testa.
"Non mi sono cacciato io in questo casino." rispose, mentre si avvicinò piano al lavandino prendendo tra le mani la moka e cercando di riaprirla. L'aveva sicuramente bloccata Steve.
"Non pensavo ci fosse qualche animale in casa." disse quindi Sam, dando una gomitata al biondino. Una decina di graffi lunghi e profondi coloravano di rosso la schiena di Bucky, il quale si girò a guardarli confuso. I due risero, ma non aggiunsero altro dato che la porta si riaprì di colpo. Sembrava tutto a posto. Dal corridoio comparve la ragazza con in mano quattro bicchieri bianchi di carta ed un vassoio con alcune paste.
"Questi li ha fatti la signora Moore, sono deliziosi. E dovrò andare a comprare una moka nuova."
Posò tutto sul tavolo ed il gruppo si mise a bere il caffè e mangiare i dolci.Era tanto tempo che non si sentiva così. In fondo le era mancato essere circondata da persone che la facessero ridere e dimenticare quello che era successo.
Il gruppo si incamminò verso il parco dopo la colazione. Era il giorno libero di Olivia e prese l'occasione per far vedere ai suoi amici che, in fondo, quella cittadina non era affatto strana come pensavano.
Camminarono per alcuni minuti, incrociando di tanto in tanto qualche abitante che li salutava con un accenno di sorriso. Qualcuno li aveva riconosciuti, dato che riuscirono a vedere anche qualche flash.
"Tony si arrabbierà tantissimo se scopre che siete qui." bisbigliò la ragazza osservando un uomo con la macchina fotografica qualche metro più avanti. Steve sfoggiò un ampio sorriso e alzò la mano come per salutare. Era nato per stare sotto ai riflettori.
"Tony non è nostro padre, non siamo in missione quindi siamo liberi di andare a trovare un'amica." rispose veloce Sam, sorridendole appena. Avevano ragione, da un lato, ma Tony le faceva parecchio paura.
Giunti al parco, si misero su un tavolino tra gli alberi. Potevano sentire il vento fresco contrapporsi al sole che stava diventando sempre più caldo.
"Conosci molta gente, qui?" le domandò Bucky, vedendola salutare una coppia di anziani che stava passeggiando non molto lontano. Lei scosse il viso.
"Cerco di essere invisibile, tra un paio di anni me ne andrò e ricomincerò la mia vita come ho fatto negli ultimi cinquant'anni..." rispose prendendo un bastoncino tra le mani e strofinandolo lentamente contro il tavolo ligneo.
"E non ti dispiace dover abbandonare tutto?" le chiese quindi Steve. Lei scosse di nuovo il viso.
"Se non ti affezioni a nessuno, non può essere triste l'addio."
Le sue parole erano spente, fredde. Sapeva che, in fondo, quel posto era il migliore in cui fosse mai stata. Era tranquillo, vicini senza troppe pretese, nessun pettegolezzo su di lei, una vita normale e tranquilla. Peccato che dopo cinque anni, lei sembrasse ancora una vent'enne. Poteva cambiare vestiti, trucco, taglio di capelli. Ma le rughe sul suo viso non sarebbero mai comparse, i capelli sarebbero rimasti di quel biondo scuro di sempre e il suo corpo immutato.
Odiava gli addii. L'addio ai suoi genitori, quello a Bucky e quello a Steve furono i peggiori. Poi dovette dire addio alle sue amiche, ai compagni di classe, ai compagni di squadra. Nessuno di loro era più vivo. Dovette dire addio ai suoi animali, gli unici che le potessero tenere davvero compagnia. L'ultimo fu un gattino bianco e grigio, lo aveva chiamato Clide, non sapeva bene il perché ma questo nome gli si addiceva proprio, pensava.
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Keep Under Wraps
Science FictionLa cosa peggiore di un amore così intenso e proibito, è che ti lascia una cicatrice sul cuore che non si può rimarginare. E non è vero che il tempo guarisce. Solo un lavaggio del cervello può farlo. O forse, a volte, nemmeno quello. La storia prende...