Il gruppo rientrò a casa e si lavò, preparandosi per la cena. Avevano riservato un tavolo in un ristorantino rustico sotto alla galleria del centro.
Olivia fu l'ultima ad essere pronta. I tre ragazzi la stavano aspettando al piano di sotto, impazienti ed affamati. Scese veloce le scale facendo attenzione a non slogarsi una caviglia su quei tacchi troppo sottili per i suoi standard. Poteva notare nei loro occhi una scintilla di stupore. Si era fatta dei boccoli morbidi che le cadevano sulla schiena e si era truccata con cura. Indossava un abitino nero, corto, e ai piedi aveva un paio di decolté dello stesso colore con l'allacciatura che le abbracciava la caviglia. Afferrò veloce la borsetta e si mise davanti a loro. Sembravano in trans. Schioccò le dita diverse volte davanti ai loro occhi, riportandoli sulla terra.
"Sei davvero bellissima." sussurrò piano Bucky. Lei sorrise. Per un attimo, fu in grado di vederlo più giovane, con indosso la divisa verde militare ed un ampio sorriso sulle labbra mentre la aspettava per andare alla Stark Expo.
"Andiamo." li interruppe Steve, uscendo dalla porta e dirigendosi verso il ristorante.
L'aria era fresca e profumava della primavera che si stava avvicinando pian piano. Il cielo era rosato mentre il sole era scomparso quasi del tutto in fondo all'orizzonte.
"Tony ci ha chiamati per una missione. – disse Steve veloce, non riuscendo a guardare la ragazza in viso – Domani ci vuole al quartier generale."
Era una novità anche per i ragazzi, i quali si guardarono e poi guardarono Liv, con occhi tristi. In fondo non volevano ancora andarsene ed erano sicuri che lei avesse bisogno di loro. Steve non disse nulla, ma nei suoi occhi si poteva percepire una sorta di malinconia.
"Hai chiesto a Tony se siamo tutti necessari?" provò a chiedere Sam. Nonostante fosse quello che conosceva la ragazza da meno tempo, i due avevano instaurato un bellissimo rapporto ed era stato in grado sin da subito di comprendere che quello di cui lei aveva bisogno non era altro che compagnia e affetto. Steve annuì e l'amico si avvicinò, prendendolo per un braccio e portandolo qualche passo avanti rispetto al resto del gruppo.
"Liv non sta più avendo allucinazioni, te ne sei accorto?" disse sussurrando nervoso. Era vero, da quando erano lì la ragazza non aveva più avuto attacchi di panico o strane visioni.
"Lo so. – sbottò veloce Steve, scrollando il braccio che Sam stava ancora tenendo – Ma Tony ci vuole tutti in missione."
Sam lo osservò in silenzio, non provando a ribattere di nuovo. Avrebbe voluto che la ragazza non rimanesse da sola, ma tutto sommato quello era il loro lavoro e non potevano assolutamente tirarsi indietro.
Olivia e Bucky li stavano osservando qualche passo più indietro, in silenzio. Nessuno dei due sapeva più che cosa dire. Non avrebbero voluto allontanarsi di nuovo, ma sapevano che sarebbe dovuto succedere ancora.
"Posso rimanere, se hai bisogno." disse Bucky veloce, guardando la ragazza con la coda dell'occhio. Lei non si voltò verso di lui, si limitò a scuotere il viso.
"Devi andare, James." rispose piano. Poteva sentire gli occhi pizzicarle appena. In realtà avrebbe voluto dirgli di rimanere con lei, magari per sempre, di non tornare in missione perché poteva essere pericoloso. Ma sapeva di non potergli chiedere una cosa del genere, perché era quasi sicura che avrebbe accettato.
Sentì la mano sfiorare la sua, poi stringerla piano. Sorrise e sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Steve si voltò verso di loro, le sue labbra erano serrate e le sopracciglia aggrottate. Non avrebbe voluto separarli in quel momento, ma Tony era stato tassativo: avrebbero dovuto allontanarsi dalla ragazza il prima possibile per fare in modo che lo S.H.I.E.L.D. andasse a prenderla e provasse ad annullarle i poteri con un siero.Arrivarono davanti al ristorante e vi entrarono. Una ragazzina dai capelli rossi che non superava i diciassette anni di età li accompagnò al tavolo e lasciò loro i menù. Lo osservarono in silenzio per alcuni secondi, scegliendo i propri piatti.
Olivia si guardò intorno distrattamente: il locale era colmo di persone spensierate che stavano passando una meravigliosa serata con amici, parenti, amanti. I tavoli erano tutti occupati e le parole di tutte quelle persone si erano miscelate in una melodia che accompagnava il campanello della cucina che tintinnava ad ogni piatto pronto.
La serata passò tranquilla, nessuno parlò più della missione e Steve ne fu felice. Ne avrebbe parlato con i ragazzi solamente quando sarebbero stati in macchina, da soli, la mattina successiva. Avrebbe voluto passare una bella serata con i suoi amici e soprattutto far passare a Liv una serata per cui si sarebbe ricordata di lui come un amico, non come l'uomo che la stava per tradire, mettendola in pericolo.
Gli era stato assicurato che non le sarebbe stato torto un capello. Lo S.H.I.E.L.D. era noto per il suo metodo definito, specifico e soprattutto estremamente funzionale. Quello che lo preoccupava era in realtà il siero che le avrebbero iniettato, il quale non aveva ancora degli effetti noti. Anche la sua memoria sarebbe stata modificata. Si sarebbe dimenticata di Bucky, di Steve e di tutto quello che aveva passato. Sarebbe diventata una vent'enne di una cittadina del North Carolina che invecchiava come le persone normali, che chiudeva le antine come le persone normali.I sensi di colpa lo invasero quella notte, quando tornarono a casa. Stava steso sul materasso, coperto da un lenzuolo bianco, con lo sguardo fisso su una piccola e quasi impercettibile crepa sul soffitto. Passò in rassegna nella sua mente tutti i ricordi che aveva della ragazza. Del suo arrivo alla base, degli allenamenti e delle missioni. Della prima volta che la vide fluttuare in mezzo al campo di allenamento e di quando scaraventò quella ragazza contro ad un muro dopo che le aveva detto che non era abbastanza brava con le pistole. Chiuse gli occhi. Si ricordò di quando aveva sentito Bucky mugolare il suo nome una notte, più volte. Fu da quel momento che cominciò a notare i loro sguardi, le loro mani sfiorarsi distrattamente e di come il compagno insisteva sempre per inserirla nella propria squadra o portarla con sé in missione, da soli. Era stato stupido a non accorgersene prima. Era sbagliato, lo sapeva, ma allo stesso tempo voleva solo che loro fossero felici.
Si girò su un lato riaprendo gli occhi, lo sguardo rivolto verso Sam che dormiva a pochi metri da lui. Non avrebbe approvato, ne era sicuro. Richiuse gli occhi, espirando. Poteva sentire in lontananza le voci di Bucky e Liv arrivare dall'altra stanza, troppo flebili per comprendere quello che stessero dicendo."Non voglio andarmene se so che hai bisogno di me." Bucky era seduto in fondo al letto e stava cercando di togliersi i jeans che indossava. La ragazza uscì dal bagno con un dischetto bianco tra le dita e i capelli legati.
"Non ho bisogno di te. Le persone hanno bisogno di te, di essere salvate da te, James. Devi andare." rispose strofinandosi un occhio per togliere il trucco. In realtà anche lei aveva bisogno di lui, solo che non lo voleva ammettere.
"Tornerò appena finita la missione, te lo prometto." si alzò dal letto lanciando jeans e maglia su una sedia posizionata in un angolo della stanza, avvicinandosi alla ragazza e cingendole la schiena con un braccio, attirandola a sé. Lei gli sorrise prima di scivolare via, andando verso lo specchio per sciacquarsi il viso. Lui rimase a guardarla dalla porta, sorridendo. Era quello che aveva sognato per così tanto tempo, poterla vedere struccarsi prima di andare a dormire, insieme, nella loro camera.
Buttò il cotone e si asciugò il viso, per poi voltarsi verso di lui ed uscire dal bagno, superandolo. Si tolse lentamente il vestito e lo mise ordinato su un appendi abiti, poi si infilò una maglia grigia.
"Non mi hai raccontato se hai conosciuto qualcuno, in questi anni." disse con fare distratto, mettendosi sotto alle coperte ed aspettando che lui facesse lo stesso. Il ragazzo scosse il viso e andò a stendersi accanto a lei. Le risultava impossibile lui non avesse avuto alcuna relazione, fino a quel momento.
"Sono stato impegnato a riacquisire la mia memoria, dopo con gli Avengers e nel mentre con la terapia. E poi a cercarti. Ero sicuro tu fossi viva." le rispose, avvolgendo un braccio attorno a lei. La ragazza si voltò per guardarlo negli occhi. Erano così calmi, sereni. La terapia aveva funzionato con lui. Ne era felice. Fece scivolare la sua mano sul suo petto, giungendo con la punta delle dita nel punto in cui la sua pelle incontrava il metallo scuro. Sfiorò la cicatrice e sentì Bucky lasciarsi sfuggire un piccolo sospiro. Alzò lo sguardo e lui le sorrise come per rassicurarla.
"Ti fa male?" domandò, continuando a fiorare la sua pelle con le dita, lentamente. Scosse il viso. Ormai si era abituato.
La ragazza chiuse gli occhi per alcuni istanti, poi li riportò in quelli del ragazzo. Sentiva le palpebre pesanti, ma non voleva in alcun modo dormire. Tra poche ore sarebbe ripartito e non era sicura che lo avrebbe rivisto ancora, voleva godersi ogni istante con lui, per l'ultima volta.
Bucky la guardò con un piccolo sorriso sulle labbra. Era così bella e stanca, inerme tra le sue braccia che la stringevano.
"Dovresti dormire, piccola." le sussurrò piano, avvicinando le labbra alla sua fronte e lasciandovi un bacio. La ragazza richiuse gli occhi e si strinse a lui. Non voleva dormire, perché sapeva che quando si sarebbe svegliata avrebbe dovuto dire l'addio più difficile della sua vita. E scomparire, di nuovo.
Il biglietto che riportava la scritta Cork, giaceva nel cassetto del comodino accanto a lei.
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Keep Under Wraps
Science FictionLa cosa peggiore di un amore così intenso e proibito, è che ti lascia una cicatrice sul cuore che non si può rimarginare. E non è vero che il tempo guarisce. Solo un lavaggio del cervello può farlo. O forse, a volte, nemmeno quello. La storia prende...