Adoro giocare

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"Mi sarei aspettato un colpo basso simile dal signor Barnes. Anche dal signor Wilson, in realtà. Ma da lei, signor Rogers... mi sarei aspettato molto di più." l'uomo aveva la mano con la pistola salda davanti ai suoi occhi scuri e penetranti che stavano scrutando il gruppo con attenzione, mentre le dita la stringevano immobili, l'indice saldo sul grilletto.
"Io mi aspettavo avesse capito che non è pericolosa. Ci sbagliavamo entrambi." Steve si era messo in mezzo, con lo sguardo fisso sul nemico. L'uomo aveva un sorriso sadico stampato sulle labbra.
La ragazza scivolò via dalla stretta di Bucky e si mise davanti al gruppo. Non poteva permettere che succedesse qualcosa ai ragazzi. Non se lo sarebbe mai perdonata. In fondo, era colpa sua se si trovavano in quella situazione e poteva giurare vedendo l'espressione sul volto di Steve e Sam che, questa volta, loro non centravano nulla.
Alzò lentamente un braccio. Il palmo rivolto verso l'alto e le dita contratte. Una forte folata d'aria si sollevò, facendo volteggiare alcune foglie. L'uomo sembrava impassibile.
"Non lo farei, se fossi in te." l'uomo era immobile con la pistola puntata verso il centro del suo petto. Il suo indice fremeva. Aveva così tanta voglia di premere quel grilletto, di vedere la macchia di sangue macchiarle lentamente la maglia rosa che indossava e diventare sempre più grande. Vedere i suoi occhi lentamente annebbiarsi e cadere per terra, sull'erba curata, priva di sensi. Poteva pregustare le urla dei tre amici, mentre lentamente camminava per andarsene lontano. Sognava da più di un anno poter vedere Barnes supplicare che lei tornasse in vita, con le mani che schiacciavano nervosamente sul suo petto per bloccarle il sangue, mentre urlava il suo nome straziato. Desiderava che Wilson piangesse chino sull'amico nella speranza di dargli conforto. Bramava lo sguardo distrutto di Steve Rogers, uno degli uomini più forti di tutto il mondo, fisso su di lui, mentre se ne andava. Con il cuore a pezzi per quella ragazza che, in un silenzio casto e rispettoso, aveva sempre desiderato per sé, ma era stato ogni volta troppo fedele al suo caro amico per fare quel passo di troppo. L'uomo era convinto che la ragazzina, invece, non si sarebbe fatta problemi a cedere anche a lui. Si sbagliava.

Un veloce gesto della mano e una folata di vento colpì l'uomo di fronte al gruppo, immobile come una roccia. La ragazza sentì un brivido invaderle la schiena vedendo che la sua magia non sembrava avere alcun effetto. I ragazzi si misero sull'attenti, pronti a combattere. L'uomo rise ancora.
"Oh, ragazzi. Siete così carini a voler perdere la vostra vita per una stronzetta impertinente."
Il gruppo si guardò velocemente e si misero in posizione. Dall'ombra, dietro all'uomo, una ventina di uomini armati fino ai denti avevano mitra e pistole puntati su di loro. Merda. Erano in netto vantaggio e non sembravano aver intenzione di fermarsi fino a che, almeno lei, non fosse morta.
Rimasero immobili, in silenzio. Potevano sentire in lontananza le macchine sfrecciare sulla strada principale nel silenzio della notte. La strada accanto a loro invece era deserta e le luci nelle case spente.
La ragazza strinse i pugni, mantenendo lo sguardo gelido sull'uomo. Poteva sentire tutti i fucili dei soldati puntati su di lei. Per lo meno, era quasi sicura che non avrebbero torto un capello ai ragazzi. Erano troppo preziosi per loro.

Alzò un angolo delle labbra e lentamente, dall'ultima fila, si cominciarono sentire dei lamenti e dei gemiti di dolore. Tutta la squadra in nero si voltò. Almeno cinque dei loro agenti erano intrappolati nei rovi di rose dietro alle loro schiene, mentre i rami stringevano intorno ai loro arti e alle loro gole. Le spine stavano lacerando le loro divise e pungendo la loro pelle, facendo cadere delle gocce di sangue scuro sulla terra. Uno di loro, era già privo di sensi.
"Non giocare con noi, bambina." la minacciò l'uomo facendo un passo verso di lei e socchiudendo gli occhi per prendere la mira. Lei rise.
"Io adoro giocare." rispose ammiccando, mentre riaprì di scatto le mani, trafiggendo anche i quattro superstiti nei rovi.
Un'altra folata di vento e nelle mani dei ragazzi alle sue spalle comparvero, quasi come per magia, le armi che appartenevano fino a poco prima ai soldati ormai privi di vita.
"Ma preferisco giocare alla pari." proseguì.

Keep Under WrapsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora