Capitolo 22

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Marina's POV

È tutto tranquillo. È tutto troppo fottutamente tranquillo. È tutto troppo fottutamente tranquillo e io ho troppo fottuto tempo per pensare.

Siamo in una cazzo di arena in cui teoricamente dovremmo passare la giornata ad attaccarci come bestie e nutrirci della carne dei nostri stessi compagni, perchè diavolo non si muove niente?!
Lo so che oggi ho già preso la mia dose quotidiana di botte,  ma io voglio solo che tutto questo finisca in fretta e non è possibile se non succede niente.

Mi passo le mani sulla faccia, piena di graffi che briciano al contatto, e alzo lo sguardo al cielo. Sopra di me c'è un albero enorme. Non so che specie sia, non ho prestato molta attenzione alla lezione sulle piante. Abbasso gli occhi sulla terra accanto a me, dove ho posato una manciata di frutti commestibili che ho raccolto da varie piantine che ho trovato in giro.

Quanto mi sono allontanata dal gruppo? Non è stata decisamente una mossa prudente, ma se fossi restata ancora qualche secondo in uno spazio così ristretto, sarei morta. La brezza leggera sembra aiutare i miei pensieri a disperdersi, a volare via come le foglie. Qui la mia nostalgia sembra meno reale.

La mia pancia riprende a brontolare rumorosamente. Raccolgo un pugno di more che vai a capire dove ho trovato, e me le ficco in bocca tutte insieme. Ho fame.

Il sole sta tramontando a ovest, lanciando bagliori arancioni, rosa e gialli  simili a fiamme per tutto il cielo. Mi domando se sia il sole vero o una riproduzione azzeccata. Un improvviso lampo di luce brillante, simile al flah di una fotocamera, attira la mia attenzione. Non sparisce subito, anzi, sembra intensificarsi. Decido cautamente di seguirlo, in punta di piedi per non rischiare di essere scoperta da eventuali 'campeggiatori assassini' appostati in un angolo e pronti a saltarmi addosso. Arrivo ad un punto in cui l'intensità è visibile solo dal piccolo spiazzetto rialzato in cui mi trovo. Aggrotto la fronte e scosto le foglie larghe che mi coprono la visuale.

Rischio seriamente l'infarto.

Un piccolo laghetto apparentemente profondo si stanzia davanti a me, illuminato dal sole che si riflette sulla superficie e coperto dall'ombra delle piante che lo mantengono fresco.

È la cosa più bella che io abbia mai visto. Quasi mi salgono le lacrime, riesco solo a sorridere e a pensare 'casa, casa, casa!' mentre mi immergo fino alle ginocchia nell'acqua senza esitazione. Metto la testa sotto alla superficie e torno su scuotendo i capelli adesso fradici.

Mi tuffo un po' più al largo e mi faccio una sguazzata  prima di affondare di nuovo in profondità.

Sento la pelle purificarsi e le ferite pulirsi.

Mi era mancata questa sensazione di freschezza, di libertà. Il leggero dolore ai muscoli dovuto allo sforzo per restare a galla, l'umidità sulla pelle, l'odore di vita e bagnato che solo l'acqua può dare.

Oh Dek, se ci fossi anche tu, adoreresti questo posto.
Riemergo facendo il morto e rimango a galla così. I capelli lunghi sfiorano appena le mie braccia aperte.

Socchiudo gli occhi e penso quanto sarebbe bello avere il mio ragazzo qui. Mi manca tanto. Non solo come amante, ma anche come fratello e migliore amico. Lui c'è sempre stato per me. Mi ha aiutato durante la mia prima cotta alle superiori, mi ha consolato quando è morto il mio pesciolino Biff, mi ha tenuta stretta quando mi hanno annunciato la morte di un mio caro amico di famiglia durante la rivoluzione... mi ha salvato da me stessa e dalla paura quando mi hanno mandato qui. È un pezzo fondamentale della mia vita e sono tranquilla, perchè so che almeno finchè non lo avrò rivisto  non lascerò questo mondo.

Lui mi starà guardando? Sorrido al pensiero e mi rimetto in posizione verticale, finalmente pronta a lasciare quel posto, rassicurata. Ora mi sento stranamente protetta, come se solo un suo sguardo potesse salvarmi.

Porto una mano alla piccola collana a forma di stella marina, felice di trovarla ancora lì dopo l'evento di prima. La tiro fuori dalla scollatura della tuta e la bacio, come a dare un segno. Un segno che solo lui coglierà.

* * *

«HO PORTATO LA CENAAA!» rientro nel piccolo rifugio soffocante accompagnata da una decina di pesci. Si può fare molto con un bastone, se sai come usarlo.

Tre volti scioccati si voltano contemporaneamente verso di me.

«Dove diavolo sei stata?!» mi assale Frank. Molla quello che stava facendo a terra e mi viene incontro a gattoni con un broncio che avrebbe dovuto sembrare intimidatorio, ma appare solo buffo. Quella piccola gita mi ha davvero fatto bene.

Trattengo una risata e gli consegno il carico, per poi alzare le braccia in segno di resa.

«Ti abbiamo cercato ovunque» borbotta «ti devi essere allontanata tanto, come hai ritrovato la strada?»

«Scia di sassolini stile Hansel e Gretel», alzo gli occhi al cielo. Scuoto la testa e gli faccio un cenno perchè smetta di rompere le scatole e cominci a pulire il pesce.

«Ragazzi, vi fermate a mangiare con noi, vero?» mi rivolgo ai due del 12 che fino ad allora erano rimasti in un angolino ad osservare il mio scambio di parole con Frank.

Rebeccah annuisce vigorosamente e Matthew sputa un 'grazie', per poi riprendere quello che stava facendo. Che simpatico quel ragazzo.

Mi avvicino al mio amico per aiutarlo con il mangiare, ma vengo subito affiancata da Rebeccah.

«Posso fare qualcosa?» domanda calma.

Scuoto la testa e sorrido «Hai già fatto abbastanza per noi».

«Figurati» ricambia. Dalla prima volta che l'ho vista, il ghiaccio nei suoi occhi sembra essersi sciolto lievemente. Che si stia affezionando alla nostra strana compagnia?

«Ehi, se hai bisogno di parlare di qualsiasi cosa, sono qui» mi informa con finta indifferenza, ma io posso benissimo vedere il ghigno che sta nascondendo.

Non solo ho trovato un'amica, ma questa si fa anche idee strane.

«Marina... Quella ferita sta davvero peggiorando».

«Ow». Non ho uno specchio e non posso vederla, ma di certo non la toccherò.  Avrei davvero bisogno di un medicinale...
Mi ricordo degli sponsor.
Non dovrebbero mandarmi materiale specifico che non posso procurarmi nell'arena? Magari l'hanno già fatto e non l'ho notato...
O forse devo chiederlo.
Faccio un cenno alla ragazza di venire con me e esco di nuovo dal nascondiglio.
«Mi servono dei medicinali per le ferite», dico al nulla.
«Marina...ma con chi stai parlando?». Rebeccah mi manda perplessa.
«Con gli sponsor... Magari quello che serve bisogna ordinarlo».
Lei scrolla le spalle.
Comincio a costruire una piccola conca dove la medicina potrà arrivare in qualsiasi momento senza essere scoperta e rubata.
Speriamo in bene.

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