Capitolo 24

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Estraggo l'arco e scatto in avanti.
Ancora non ho visto la faccia del tributo, ma di sicuro avrò tempo di farlo quando l'avrò fatto fuori. Un pugno scivola di lato alla mia testa, una gomitata mi sfiora il naso e devo saltare all'indietro per non prendermi un calcio. Diavolo, se si muove così non riuscirò ad afferrare le frecce. Troppo vicino, comunque. Provo a sferrare un pugno, ma l'avversario è  veloce e mi scivola di fianco, piantandomi una stincata dello stomaco. Mi manca il fiato.

Mi piego in due e non riesco a rialzarmi. Merda. Agito l'arma che stringo in pugno, tentando per lo meno di parare uno o due pugni. Quello che non ho calcolato è che l'arco lo colpisce alla gola, rispedendolo in dietro. Riesco a saltare e a prendere il controllo nonostante la fitta allucinante all'addome. Estraggo una freccia e gliela pianto in gola.

Il sangue caldo mi schizza addosso.

Che schifo.

Un colpo di cannone.

Reprimo un conato di vomito.

Non posso rimanere così per ogni persona che uccido.

La prima volta è stata diversa.

Ma la prima volta era per salvare qualcuno.

Adesso l'ho fatto per me stessa.

Valgo davvero la vita di un'altra persona?

Lo rifaccio. E' un ultimo segno di rispetto. Raccolgo un fiore bianco e lo poso sul corpo esanime.

Quel ragazzo avrà avuto la mia età. Era il tributo maschio del distretto 7, lo riconosco dai capelli color noce.

Mi gira la testa.

Mi abbasso per raccogliere i sassolini.

Avrebbe potuto seguire la scia inversa e trovare gli altri.

Mi fischiano le orecchie.

Alzo lo sguardo. C'è un ronzio fastidioso...no, non è un ronzio, sono voci. Non riesco a concentrarmi su di esse... si avvicinano... le pietre sono finite, posso alzarmi.Abbandono l'arco a terra.

«Rebeccah! Porco diavolo, che cazzo ti è successo?!» E' Matt. Ora non mi devo più preoccupare. Mi terrà al sicuro. Il corpo spesso e muscoloso del mio compagno si fa avanti per sorreggermi. Gli piazzo le mani sul petto per tenerlo indietro: sono in uno stato pietoso.

Dietro di lui Frank ha uno sguardo tra lo sconvolto, il preoccupato e il disgustato. Marina ha una mano davanti alla bocca e sta impallidendo a vista d'occhio.

«Sta indietro, è sangue" avverto Matt.

«Me ne sono accorto!» ignora palesemente il mio tentativo di preservare la sua igiene e mi solleva. Tra le sue braccia sto tornando a esistere. La mia mente comincia a ragionare, le mie orecchie tornano ad ascoltare e il mio stomaco a dolere.«Ti prego dimmi che stai bene», mi appoggia all'albero dall'interno del rifugio.

«Non è mio» riesco solo a dire.

Mi accarezza la fronte con la mano.

«Che è successo?» chiede ancora, ma questa volta in tono meno urgente e più gentile.

«Avevo bisogno di pensare. Mi sono allontanata e ho lasciato dei sassi lungo la strada per tornare. ho trovato delle bacche e ho ucciso uno scoiattolo. L'ho lasciato lì, mi dispiace».

«Fa niente...è sangue di scoiattolo?». Matthew alza un sopracciglio, riuscendo addirittura a farmi uscire una piccola risata. Subito seguita da un conato di vomito.

«No - la voce mi si spezza - Il ragazzo del 7 ha seguito la scia e mi ha attaccato. Ho schivato dei colpi, ma non tutti...io non avrei voluto ucciderlo, ma lui mi ha colpito allo stomaco e-e...» singhiozzo.

«Shh...» si siede vicino a me e mi stringe. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Comincio a piangere.

«E poi l'ho colpito con l'arco, non so come ho fatto! Poi l'ho trafitto al collo con una freccia e-».

«Basta così, ho capito».

«Direi meno 11,  allora» dice piano Frank, che non aveva ancora aperto bocca.

Un altro colpo rimbomba.

«Meno 12».

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