«Marina, c'è qualcuno che vuole vederti», annuncia prima di spostarsi dalla mia visuale.
Una testa rossa fa capolino da dietro la figura di Spake, lasciandomi letteralmente a bocca aperta.
Le emozioni sovrastano il cervello, costringendo il mio corpo a saltare tra le braccia del ragazzo.
«Ehi, ehi, non piangere».
Non mi sono accorta che le lacrime hanno cominciato a uscire. Mi stringe un po' di più, affondando il viso nei miei capelli. Sospiro prima di scostarmi e guardarlo negli occhi. Voglio imprimermi nella mente ogni piccolo dettaglio che ancora non ho imparato a memoria in questi anni. Ora però c'è qualcosa di diverso nel suo sguardo: un misto di felicità e paura. Lo so leggere come un libro, anzi, meglio di un libro. Lo so leggere come un libro per bambini, scritto con quel linguaggio semplice che chiunque potrebbe comprendere.Spake tenta di avvertirmi di qualcosa, ma io lo ignoro e afferro il mio ragazzo per la mano, correndo per qualche rampa di scale fino alla camera che mi è stata assegnata. Sbatto la porta alle mie spalle e mi butto sul letto trascinando Dek con me.
Passano parecchi minuti tra coccole e baci a fior di labbra. Parliamo poco, per una volta sembra più importante imprimersi sulla pelle a vicenda.
Noto che è leggermente teso, come se volesse dire qualcosa ma fosse insicuro su come farlo.«Cosa c'è? » gli chiedo, una volta accomodatami a cavalcioni sulle sue gambe.
Chiunque altro sarebbe stato confuso dalla domanda, ma non lui. Lui mi capisce meglio di me.
«Ora che ti ho, ho paura di perderti. So che può sembrare una frase da film, ma è così. Ti amo, ti amo da quando ho capito che ragazza fantastica tu sia e ora che stiamo insieme, tu mi devi lasciare. Non è giusto» mentre parla, gli occhi si fanno più lucidi, si vede che sta tentando di trattenersi «Non è giusto».«Ehi.. Tesoro». Mi mordo il labbro, sentendo qualcosa in me che si spezza. Non l'ho visto piangere davvero poche volte e mai per me, non posso reggerlo adesso.
Ancora non mi sembra vero, ancora non posso credere che lui sia qui. Che lui sia scappato per restarmi a fianco.« Volevo vederti ancora, volevo stringerti ancora una volta prima che quella merda ti inghiottisse, ma ora che sono qui, ho capito di aver fatto una cazzata» spalanco gli occhi, come può dire una cosa del genere?! Nessuno lo ha obbligato e... « Ho fatto una cazzata» prosegue, prendendomi il viso tra le mani e inchiodando i miei occhi nei suoi «perchè ora so che appena tornerò a casa mi distruggerò. Tu sei peggio di una droga e non voglio sopportare un'astinenza. Ma non mi pento fino in fondo, perchè comunque non ne posso uscire, meglio "farmi" un'ultima volta. Questa astinenza non deve durare per sempre, ok? Perchè se tu cessi di esistere, io vengo con te» poggia la fronte sulla mia. Non mi lascia il tempo di rispondere o realizzare, che incastra le sue labbra tra le mie. Mi spinge indietro, fino a vedermi appoggiata sul cuscino, con le gambe ancora allacciate intorno al suo bacino. Mi morde delicatamente il labbro inferiore, per poi accarezzarlo con la lingua e succhiarlo. Si regge sui gomiti, continuando a baciarmi da sopra di me, poi sposta la bocca sulla mascella, sul mento e le fa scendere fino sul collo. Da lì arriva fino al petto, dove lascia un ultimo bacio prima di girarsi e poggiare l'orecchio. Sta ascoltando il mio cuore.
Le mie mani vagano tra i suoi capelli, mentre il suo respiro si fa più pesante e i suoi occhi cercano i miei.
«Questa. Questa è la mia droga. Ti prego, non lasciare mai che finisca. Mai». Gli trema la voce. Poso una mano tra i suoi capelli e li accarezzo per confortarlo. Lui mi passa un braccio sotto la schiena e mi stringe più forte; ricambio la stretta e lo invito ad alzarsi, a sedersi di fronte a me.
«Te lo prometto» sussurro. Poggio la mia fronte alla sua, lasciando che i nostri nasi si tocchino e fondano i respiri. Lo stesso ritmo, come se fossimo una cosa sola.
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I primi Hunger Games
FanfictionChe possa la buona sorte essere sempre a loro favore... [I crediti della storia a cui questa fanfiction è ispirata appartengono a Suzanne Collins]