Capitolo 29

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(Qui sopra potete trovare il trailer della storia!)

Capelli neri sparsi a terra,  mani che si toccano e si stringono, senza vita, corpi stesi sul terreno gelido... E poi un fiore che lascio cadere su di loro,  come un ultimo regalo...
Grazie.

Mi alzo di scatto, la fronte sudata e i capelli attaccati alla faccia.
Non è la prima volta che faccio questo sogno.
Quel ricordo...l'addio a Rebeccah e Matthew...mi tormenta. Per quanto possa aver avuto paura, la lontananza da Dereck, dalla mia famiglia, la mancanza degli agii, il dolore delle ferite...nulla, nulla è stato come vederli morire.
Ero spaventata, non avevo capito...no, non avevo realizzato cosa fosse successo l'ultimo giorno, quando ho visto cadere Matthew; e Rebeccah mi ha salvato...sì, lei mi ha salvato. È stata un'amica preziosa,  spero che ora stia bene dov'è. 
Mi tocco il petto e il familiare contatto con la collana che Dereck mi ha regalato mi calma leggermente. Sono viva, è tutto vero, ne siamo usciti...sto bene.
Non voglio più dormire.
Mi alzo e mi ritrovo spiacevolmente intorpidita: ho dovuto passare diversi giorni a letto, giorni in cui mi hanno completamente "restaurata". La mia pelle è perfetta, liscia, sono meno magra di quando sono arrivata e sembro semplicemente più in salute; tutte le cicatrici, i lividi e i graffi accumulati sono spariti come per magia,  probabilmente per opera di qualche strana attezzatura medica che hanno qui.
Mi alzo e sono costretta a reindossare la divisa dell'arena.
È calda, troppo. Anche se è stata lavata, c'è ancora l'ombra di qualche macchia di sangue.
Devo salutare l'equipe, poi dovrò indossare l'abito e presenziare alla cerimonia, dopodiché avrò un'altra intervista e infine il tour...dovrò girare tutti i distretti... La gente che mi odierà...non voglio neanche immaginarlo. Non voglio vedere negli occhi i parenti dei familiari degli altri tributi, non voglio andare nel distretto 7... Io... Io ho ucciso una persona.
A mani nude.
Una ragazza che avrà avuto la mia età, che aveva una famiglia e dei sentimenti, dei ricordi, una vita...qualcuno che l'aspettava a casa.
Sospiro e mi costringo a cacciare indietro lacrime e nausea.
Devo uscire di qui.
* * *
Sono stata in ricovero sull'hovercraft per almeno tre giorni e non ho ancora visto Frank.
Apro la porta che mi conduce alla sala da pranzo: la mia squadra è tutta lì ad aspettarmi, Frank compreso che mi raggiunge svelto e mi stritola in un abbraccio decisamente inaspettato.
«Ehi... Va tutto bene? Ti sei ripreso?». Sciolgo l'abbraccio,  ma continuo a tenergli una mano sulla spalla.  Diavolo,  è vivo. 
È vivo davvero.
Vederlo qui in carne ed ossa...  Ancora mi sconvolge.
  Quando l'ho visto cadere a terra, immerso in tutto quel sangue...  È stato orribile,  orribile e basta.
Il mio amico mi strizza gentilmente la spalla per farmi tornare alla realtà.
«Sì, come nuovo, e comunque... Buon compleanno».
Cosa...?
«Oggi è il tuo compleanno,  Marina.»ridacchia.
Con tutta la questione dei giochi...da una parte me ne ero totalmente scordata e dall'altra semplicemente non avevo idea di che giorno fosse.
«Forza, vieni a salutare», mi poggia una mano sulla schiena e mi conduce verso la tavola.
Spake mi viene incontro a metà strada per congratularsi, ma viene spinto via da un colpo d'anca dell'aggraziatissima Gimiax che mi abbraccia con la delicatezza che ci si aspetta da lei.
«Complimenti tesoro», mi guarda con orgoglio,  commossa,  forse le sta addirittura scendendo una lacrima che comunque non intacca l'esagerato make-up perfetto.
Spake riprende il suo diritto di salutarmi e mi viene incontro con un sorriso sollevato e soddisfatto,  complimentandosi.
È quindi il turno di Micheal, che mi dà un bacio sulla guancia e si congratula,  dopodiché ci sediamo a tavola e cominciamo a mangiare. 
Mi mancava poter mangiare a volontà,  anche se per fortuna nell'arena non ci sono mai mancati troppo i viveri.
Appena finiamo,  vengo trascinata da Michael nel suo atelier.  Avrà preparato un vestito nuovo?
L'abito è su un manichino racchiuso in una specie di sacca; Micheal ci si avvicina,  abbassa la cerniera del porta abiti e...
No.
Assolutamente no.
Non è possibile.
«Io non sono sopravvissuta a quel delirio per indossare...questo.»
Lo stilista non si offende quando mi sente sputare queste parole,  anzi,  scoppia inaspettatamente a ridere.
«Mi dispiace davvero, ma per questa occasione ho pensato a qualcosa di più caratterisco...andiamo,  non è così male!».
No... No... È solo il vestito da pesce che assolutamente non avrei voluto avere... Alla fine il tanto temuto costume da orata mi ha trovato e ora dovrò indossarlo.
Michael nota il mio sguardo schifato e mi raggiunge,  dandomi una spintarella verso l'abito maledetto: «Andiamo sciocchina,  non puoi giudicarlo senza averlo nemmeno indossato!  Dagli una possibilità... ».
«Ma ha anche le squame...», mi lamento.
L'uomo alza gli occhi al cielo e sfila il vestito dal manichino,  passandomelo. Mi ritiro in una specie di camerino e indosso quel pezzo di stoffa luccicante. Ne esco senza essermi ancora gurdata: non ne ho avuto il coraggio.  Per ora so solo che è leggermente scomodo,  mi stringe le gambe,  ma è allo stesso tempo confortevole e sorprendentemente morbido sulla pelle. 
Chiudo gli occhi e lascio che Michael mi conduca per mano davanti al suo specchio a figura intera:«Tadaaaaà!».
Sollevo le palpebre e mi convinco a fissare la mia immagine nello specchio: quello che vedo è... Splendido. Appariscente,  ma splendido.
Il tessuto è lucido e liscio, argento, brillante, con riflessi arcobaleno su ogni decorazione squamata. Lo stile è a sirena e mi fascia le gambe risaltandone la forma e la lunghezza che termina con uno strascico diviso in due, come una specie di coda, e copre i sandali argentati col tacco stranamente basso; la parte superiore invece presenta uno scollo a cuore con disegni astratti e un leggero push-up per far risaltare la scollatura. Le maniche sono in seta semi-trasparente, larghe e luminose.
Lo adoro.
Michael nota la mia espressione estasiata e non può trattenere un moto di soddisfazione: una cosa è certa,  sa fare molto bene il suo lavoro.
***
Per questa volta, in testa non ho nulla se non qualche glitter e una treccia che parte dall'alto per simulare la pinna del pesce,  la cui fine è nascosta dal resto dei capelli lasciati cadere morbidi sulle spalle.
Michael ha appena finito di acconciarli e ora si sta dedicando al make-up: ha intenzione di realizzare qualcosa di abbastanza leggero,  ma che brilli.  Credo che finirà per mettermi dei semplici glitter sulle palpebre,  una matita argento nella rima interna e mi ridefinirà le labbra con una matita pressoché del loro colore,  oltre ovviamente al classico blush, la terra,  il mascara, ciglia finte e una righetta leggera di eyeliner.
«Et voilà,  sei splendida! ».
Stranamente,  la figura nello specchio mi assomiglia ancora, Michael a semplicemente risaltato i miei tratti naturali,  senza nascondere né correggere niente. Sono... naturalmente bella.
«Grazie,  grazie davvero - gli sorrido,  riconoscente e gli lascio un bacio sulla guancia - a dopo. »
***
Mi sistemo in una capsula che funge da ascensore,  molto simile a quella che mi ha accompagnato sul campo di battaglia.
Rabbrividisco.
Cerco di distrarmi ascoltando la voce di Tullio che chiama sul palco la mia squadra di estetisti, seguiti dal mio stilista e da quella di Frank.
Gimiax saltella al mio fianco,  pronta ad accompagnarmi;  suppongo che a Frank sia toccato Spake.
Qualcuno urla velocemente qualcosa a proposito di essere in onda e il presentatore comincia a parlare con tanta,  troppa enfasi.
La capsula inizia la salita di scatto e io mi ritrovo destabilizzata per un secondo;  appena riacquisto l'equilibrio,  devo immediatamente muovere i primi passi sotto le luci,  davanti a Panem e Capitol city che aspetta trepidante la mia entrata.
Vengono presentati gli accompagnatori prima di noi,  poi io e Frank veniamo fatti sedere su un divanetto con fin troppo poco spazio per due persone. Sospiro,  cercando di calmarmi e prepararmi mentalmente a quello che sta per succedere.
Parte l'inno di Capitol city e una ripresa sul grande schermo.  Secondo quello che dice l'introduzione,  è un riassunto degli Hunger Games.
Oh no.
No no no,  voglio solo tornare a casa,  non voglio rivedere niente...
Qui è stato tutto registrato da più punti di vista. Non rivivo solo ciò a cui ero presente,  ma sono costretta a subirmi la carneficina iniziale e la vita di molti altri tributi nell'arena.
Vedo la ragazza del 7, quella che io stessa ho ucciso,  ridere e scherzare con quello che deve essere il fratello.  Vedo i due dell'11 abbracciarsi nel sonno, quelli che ci hanno assalito all'inizio dell'avventura esplorare insieme la zona guardandosi le spalle a vicenda, altri tributi e...  Io e Frank mentre corriamo via,  l'incontro di Frank con Rebeccah e Matthew durante il quale io ero incosciente...  Rebeccah e Matthew.  Loro.  Loro e basta: le loro coccole durante la notte,  il conforto del ragazzo e la sua protezione nei confronti della mia amica,  i loro sguardi d'intesa,  le loro mani intrecciate quando ormai la vita li ha abbandonati.  Come Romeo e Giulietta.
Non voglio più guardare.  So che mi aspetta l'ultimo combattimento ed è l'ultima cosa che voglio ricordare. Non mi riconoscerei,  mi fa troppo ribrezzo quell'atto così animalesco,  violento...
Vengo scossa da brividi e nascondo la testa nella spalla di Frank,  colta da delle improvvise vertigini.
Mi riscuoto solo quando una stretta gentile sulla spalla mi richiama alla realtà, facendomi capire che quella tortura è finalmente finita.
«Deve essere stata dura, eh?».
Purtroppo Frank non è un asso con le parole e so già che sarò costretta a parlare io. Non sono nelle condizioni di farlo,  non ce la posso fare.
Mi asciugo gli occhi con la punta delle dita,  attenta a non rovinare il trucco che Michael ha realizzato con tanta cura.
«Lo è stato,  davvero tantissimo».
«Qual è stata la parte più difficile?  Abbiamo tutti potuto vedere che, in termini di sopravvivenza siete stati decisamente all'altezza,  soprattutto tu Frank,  molto astuti i tuoi ragionamenti. ».
Lui scrolla le spalle e ringrazia con un sorriso.  Chiunque potrebbe dire che è perfettamente rilassato,  ma io so benissimo che sta cercando con tutte le sue forze di non lasciarsi andare; Un uomo che piange in tv non è un gran bello spettacolo.
Frank riesce sorprendentemente a mandare avanti da solo la conversazione fino a che Tullio mi chiede che cosa ho provato quando credevo che Frank fosse morto e cosa mi avesse spinto con tanta irruenza all'assassinio di quel tributo; giungiamo poi a quella che deve essere l'ultima domanda, ovvero cosa mi ha fatto emotivamente più male:  «Mi ha spezzato davvero il cuore vedere i nostri due alleati morire. È stata una scena quasi da film, ma quello che ho provato è stato decisamente reale e straziante.  Nell'arena sapevo di aver trovato degli amici... E la sola certezza che due di noi due avrebbero dovuto lasciare questo mondo senza gli altri era un peso sul cuore. Rebeccah ha fatto la sua scelta: è morta per salvarci e per raggiungere l'amore della sua vita.  Non potrò mai esserle grata abbastanza.  Mai.  Spero che ora sia felice... ».
Un coro di "aw" si leva dal pubblico.  Mi fa quasi innervosire: non c'è niente di tenero in tutto questo,  è solo orripilante.
«E se non sbaglio,  tu l'amore della tua vita l'hai lasciato a casa...il principe azzurro! ». Tullio cambia rapidamente discorso.
A sentire nominare Dereck,  mi sento quasi risollevare l'umore e mi scappa una risatina tirata: «Sì... Sì. Gli avevo promesso che sarei tornata - sorrido - ed eccomi qui!  A un passo da casa...».
«Come è stato essere separata da lui? Pensare che avresti potuto non vederlo più». Mi guarda con occhi compassionevoli... E riesce solo a farmi venire l'ansia. Cerco di scacciare la tensione: va tutto bene,  adesso,  sono al sicuro.
«È stato davvero, davvero orribile. Vedevo i nostri compagni che erano insieme nella disgrazia... E io non potevo fare altro che sopportare la paura e la nostalgia,  l'insicurezza, quasi lo volevo con me in quell'inferno. Ci sono stati momenti in cui lui era l'unica cosa che mi impediva di arrendermi,  altre in cui il ricordo di lui era così forte e insistente da farmi estraniare completamente dalla realtà,  donandomi qualche istante di pace...  E altri momenti in cui lo sognavo,  poi mi svegliavo senza averlo accanto e quello faceva solo male. Ora voglio tornare a casa e riabbracciarlo, non chiedo altro.». Mentre parlo,  stringo tanto forte i pugni da conficcarmi le unghie nel palmo. Sento qualche donna tra il pubblico singhiozzare in commozione e qualcun altra gridare frasi di incoraggiamento.
«Davvero toccante tesoro... Se ti può consolare, abbiamo una sorpresa per il tuo compleanno!». Tullio mi fa l'occhiolino e punta lo sguardo verso la capsula da cui io stessa sono entrata.
Tutti i riflettori vengono puntati verso la figura che ne appare poco dopo.
«Per una richiesta speciale,  ecco il principe azzurro!».
Non. Ci. Posso. Credere.
Prima di rendermene conto,  mi sono già lanciata in una corsa sfrenata e sono in rotta di collisione col petto di Dereck.
Mi stringe tra le braccia ridendo sonoramente e nasconde la faccia tra i miei capelli,  mi prende in braccio e mi fa girare. Quando mi riappoggia a terra,  posso finalmente guardarlo negli occhi e li trovo leggermente lucidi.
Non riesco quasi a concepire il fatto che lui sia veramente qui,  accanto a me,  che mi stia accarezzando le braccia, che possa toccarlo e sentirtlo sotto le dita...
«Principessa», sussurra piano, accarezzandomi la guancia. Sto piangendo e non mi importa. Sono felice, sono così felice.
Lo abbraccio fortissimo, ma mi sento allontanare dopo pochi secondi:
«Ora ho davvero bisogno di parlarti». Mi guarda intensamente negli occhi.
Noto che anche a lui è stato infilato un microfono nella tasca della giacca elegante, quindi ogni parola risuona perfettamente.
«Prima di tutto, buon compleanno - mi stende con un sorriso mozzafiato - ti ho fatto un regalo all'ultimo minuto, ma quando l'ho trovato, non ci ho pensato un secondo di più... Sempre che tu vorrai accettarlo.».
Cerco di scorgere la forma del pacchetto da qualche parte nelle sue tasche, ma niente. Aggrotto la fronte.
«Eh no curiosona, prima ti sorbirai il mio monologo».
Sento le donne tra il pubblico sospirare e in questo momento vorrei ucciderle tutte.
Esita un secondo,  ma io gli faccio segno di andare avanti.  Sento il cuore che batte veloce come le ali di un colibrì. Lui sospira e punta gli occhi nei miei:
«Vedi,  se ci ripenso non c'è stato un momento esatto in cui ho deciso che mi sarei voluto mettere con te: più ti conoscevo, più volevo conoscerti e più mi piacevi, così, senza che me ne rendessi conto, sei diventata la mia migliore amica e poi il mio amore. - mi sposta una ciocca di capelli sfuggita alla treccia dietro all'orecchio - È difficile dire i particolari di te che mi hanno fatto innamorare, perché sono tantissimi: a volte anche cose da niente e piccoli dettagli che insieme formano la persona stupenda che sei.
Il modo in cui ogni tua caratteristica compensa e si incastra con me, il fatto che tu sia una persona così tenera e dolce... di te mi ha subito colpito il modo in cui fai le cose, come metti il cuore e tutte le forze in ogni cosa che fai, la tua sensibilità e il modo in cui tratti le persone a cui vuoi bene.  E poi sei bella, ma questa è solo una delle mille caratteristiche che ti rendono perfetta.
Questo periodo in cui ho avuto paura di perderti...  Passavo tantissimo tempo con gli occhi incollati allo schermo della tv a bere caffé e tentare di non addormentarmi perché avevo paura che ogni secondo di incoscienza avrebbe potuto significare il perdermi i tuoi ultimi momenti.  Non puoi capire la paura che mi ha assalito quando hai rischiato di morire: ho pensato semplicemente che non avrei retto il colpo, che sarei morto anche io. Ma qualcosa quest'esperienza me l'ha insegnato: non si può mai sapere cosa ci riserva il futuro, la vita è breve e sorprendente, dà e toglie e io ringrazio ogni giorno perché mi ha dato l'onore di avere te e ancora non mi sei stata portata via.  Non so per quanto ancora ti avrò e, anche se confido nel 'per sempre', ora ho capito che non c'è un secondo da perdere.» Dereck si inginocchia davanti a me e mi porge una scatolina appena uscita dalla sua tasca.
Mi porto una mano alla bocca.
No,  non sta succedendo davvero.
«Dereck,  che diavolo... »
«Io ti amo, principessa,  vuoi sposarmi?».
Tutta la platea sembra trattenere il fiato per un secondo, ma non io,  che tra le lacrime mi inginocchio accanto a lui e «Sì», riesco solo a dire con voce strozzata tra le lacrime. 
Un anello con una pietra blu mi viene infilato all'anulare della mano sinistra,  mano che un secondo dopo è seppellita tra i capelli del mio bellissimo fidanzato,  mentre le mie labbra si posano sulle sue in un tacito 'ti amo'.
E da adesso so che è per sempre.

                          FINE
               (Del primo libro)

Spazio Me:
Sciao belli!
Finalmente (e purtroppo) la storia è finita. 
Pensare che l'ho iniziata un terza media...  Ora faccio terza superiore.
Sono davvero affezionatissima a questa fanfiction e ai suoi personaggi,  perciò ho in programma un sequel: lì sarà raccontato meglio il ritorno a casa e si ambienterà nel tour attraverso i distretti e, soprattutto,  si leggerà il diario di Dereck e ci sarà un approfondimento della storia tra Sophia e Frank.  Tranquilli,  a tempo debito sarà tutto spiegato.
Lasciatemi dei commenti,  ditemi se la storia vi è piaciuta,  fate le vostre domande a cui volete una risposta nel prossimo libro :)
(Meglio se prima però rileggete questo,  ho cambiato un po' di cose nella revisione).
Un bacione e alla prossima storia! 
-Mx

P.s. magari ditemi anche cosa ne pensate del trailer :D

I primi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora