Capitolo 25

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Ed eccomi qua a guardare ancora una volta l'alba.

Non mi ero mai accorta di quanto fosse bella; il cielo illuminato di arancione sembra aver preso fuoco, le fiamme di nuvola si allungano fino a sparire dalla mia vista. Tutto in questo cespuglio brilla di una luce calda che passa attraverso le foglie, disegnando strane ombre sulla mia pelle. E' uno spettacolo rilassante, penso che quando tornerò a casa mi sveglierò presto tutte le mattine solo per godermi questa meraviglia.

E quest'alba significa che abbiamo superato un'altra notte.

Mi giro verso gli altri.

Rebeccah si è svegliata da almeno una ventina di minuti e ha deciso di godersi la vista da uno dei rami dell'albero sopra alle nostre teste; Matthew sta cominciando ora a dare segni di vita mugolando e sfarfallando le palpebre di tanto in tanto, mentre Frank è ancora collassato al suolo.

Gli tiro un pizzicotto giusto perché non mi va che non faccia un cazzo tutto il giorno.

Mi ignora bellamente e si gira.

Vorrei restituirgli la secchiata d'acqua gelida che mi aveva riservato in hotel, per la seconda volta,  ma qui non me la sento di sprecare liquidi. Inoltre, non sono proprio ansiosa di farmi una passeggiatina nella tana del lupo, ovvero il laghetto. Ho visto che l'hanno occupato l'ultima volta che ci sono andata.

Bene, piano B.

Mi bagno un dito con la saliva e glielo metto nell'orecchio.

Che bel modo sadico di svegliare una persona.

«MA DIO PESCE, CHE CAZZO FAI?!»

Scoppio a ridere, gli tappo la bocca con il palmo e mi trattengo dal rotolare per terra. Lui si dimena fino a liberarsi della mia mano, quindi comincia a strofinarsi ossessivamente l'orecchio facendo smorfie disumane e lanciando urletti che di virile hanno ben poco, i quali non fanno altro che attentare ancora di più al mio fiato già scarseggiante a causa delle risata.

Intanto dietro di lui Matthew si è svegliato e sta guardando Frank con odio profondo. Nel giro di tre millesimi di secondo, il mio amico si ritrova spiaccicato per terra con la mano di Matt avvolta intorno al suo collo.

«Tu, razza di checca isterica, se non la pianti di urlare ti strozzo»

Rebeccah rientra per vedere che diavolo sta succedendo. Inutile dire che dopo pochi secondi ci ritroviamo a sostenerci a vicenda mentre i nostri muscoli della pancia ci abbandonano.

«Aaaaaah» mi asciugo le lacrime che sono uscite a forza di ridere e aiuto Frank a rimettersi dritto. Mi guarda malissimo e io scrollo le spalle.

«Bene, ora che siamo tutti svegli possiamo discutere civilmente: secondo voi, è il caso di trasferirsi?» chiedo.

Rebeccah guarda il pavimento con sguardo corrucciato per poi alzare la testa e puntare gli occhi nei miei.

«Sono due metri quadrati per quattro persone e 'sti due puzzano di sudore e adolescenza. Tu cosa dici?»

Il volto di Matthew si contorce in una smorfia in accordo.

«Ehi!» Frank ha la splendida idea di farsi sentire e, come previsto, si prende un coppino che lo mette immediatamente a tacere.

«Allora dobbiamo organizzare qualcosa. La grotta è vicino ad un lago, quindi è molto utile,  ma sappiamo che non è libera. Dì lì si ha una perfetta visuale e si trova con le spalle al limite dell'arena. Deve essere nostra, ma per averla dobbiamo riuscire a far fuori chi ci sta all'interno». Appena finito di parlare, comincio a mordicchiarmi nervosamente le unghie. Vorrei ci fosse un modo per appropriarcene senza ferire nessuno. Escludo subito l'idea di un'altra alleanza, sarebbe troppo il rischio di venire pugnalati alle spalle.

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