Capitolo 23

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Marina's POV

Sobbalzo, spaventata.

Il suono di un colpo di cannone è appena rimbombato per tutta l'arena. Rabbrividisco. A quanto pare la situazione non è calma e piatta come immaginavo.

«Un altro fuori. Meno 10. Siamo a metà.» commenta Frank dopo aver risucchiato un respiro.

«Mi sembra che 24-10 non faccia 10» Matthew alza un sopracciglio, facendosi sentire dopo quelle che sembrano ore di meditazione silenziosa.

«Diciamo che sto dando per scontato che non vi faremo fuori noi -, lancia un'occhiataccia verso l'altro ragazzo  -a meno che non mi diate una ragione per farlo».

Scoppio a ridere. Ma chi vuole uccidere Frank? Non è nemmeno capace di tirare un pugno decente e vuole ammazzare qualcuno?

Il mio amico mi fulmina, probabilmente ha capito quello che stavo pensando. Mi copro la bocca con la mano per nascondere almeno un po' della mia ilarità, fallendo miseramente. Cavolo, con quegli spaghetti che si ritrova al posto delle braccia avrà la forza di uno scoiattolo!

Sento con sorpresa che anche Rebeccah sta ridendo e Matthew sta...sogghignando? E' un mezzo sorriso quello che c'è adesso sulle sue labbra?

«Siete degli stronzi; Se non ci fossi stato io, adesso sareste tutti col culo all'aria a cercare un riparo sotto una roccia come Patrick Stella!». Agita il bastone che sta usando per pulire il pesce nella nostra direzione.

«Nessuno ha mai detto il contrario» gli do due pacche sulla schiena e mi asciugo un'appena accennata lacrimuccia da riso.

* * *
Oggi, con mio grande sollievo, ho trovato i medicinali che mi servivano aspettarmi nel posto che avevo preparato per loro. Mi sento già meglio, anche se ci vorrà un po' prima di guarire completamente. Sono passati circa tre giorni dalla richiesta, in una settimana dovrei essere a posto.

«Qualcuno ha idea di che ore possano essere?» do un ultimo morso alla carne del pesce, sputando a terra le lische che non sono state rimosse. Ecco, questa è la versione economica del sushi. Cruda, disgustosa, ma sorprendentemente nutriente. Sono tornata a pesca dopo l'ultima volta. Il laghetto era ancora libero ed è un'ottima fonte di cibo e acqua, infatti ne ho anche approfittato per riempire la borraccia.

«No» risponde Rebeccah. Sta scrutando fuori, verso il cielo.«Sembrerebbe quasi sera dato il cielo scuro, ma ho l'impressione che qui il tempo scorra in modo diverso. Secondo voi il sole è una proiezione o è quello vero?»

«Me lo sono chiesta anche io, ma mi sembra di ricordare che l'arena vista da fuori avesse una cupola».

Mi volto verso i ragazzi, ma sono entrambi addormentati.Frank è sdraiato a pancia in su con la bocca leggermente aperta, posso facilmente immaginarlo con un rivolo di bava e il fumetto con le Z come nei cartoni; Matthew invece è seduto con la testa abbassata sul petto e le braccia abbandonate sulle gambe piegate, sembra quasi messo in quella posizione per bisogno di proteggesi, nessun organo vitale esposto. Visto che siamo in un cespuglio scavato all'interno, suppongo che il suo punto d'appoggio sia un albero.

«Erano svegli da tanto?» chiedo, rendendomi conto di non averci ancora fatto caso. Io un po' ho dormicchiato,  dovendo riposarmi per riprendermi,  ma loro...

«Come me, ma suppongo che siano stressati. Frank non sembra un tipo molto forte - mi lancia un'occhiata di sfuggita - senza offesa»

«Nessun problema - scuoto incurante la mano - sono consapevole che sia una mammoletta.»

Lei sorride accondiscendente, prima di portare lo sguardo su Matthew.

«Ma Matthew... -.continua - Diavolo, quell'inguaribile testa di cazzo non è in grado di mostrarsi debole; Non importa quanto possa essere stanco, non lo darà mai a vedere». Parla di lui con ammirazione, quasi con venerazione. «Anche mentre dorme resta appallottolato, quasi fosse pronto a scattare. Mi fa male vederlo così, vorrei che facesse meno fatica a fidarsi delle persone».

I primi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora