Capitolo 12

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Mi tolgo i trampoli e scendo dal palco facendo ben attenzione a non rompermi le caviglie. Mi rimetto le scarpe da ginnastica ed esco dalla sala prove.

Frank mi raggiunge corricchiando, visto che sono già parecchio avanti nella direzione del padiglione della prova costumi.

Dalla mia quasi-caduta, Frank ed io non ci siamo più rivolti la parola: Io per l'imbarazzo, lui...non lo so.

«Ehi» mi richiama.

«Mh mh?»

«Ahah ehm....», si sta vergognando... okay, devo parlare io. Come sempre.

«Mi dispiace per essermi quasi ammazzata... e grazie per avermi presa». Gioco nervosamente con le mie dita.

«Figurati» borbotta, girando lo sguardo.

«Ma non avevi detto che saresti stato felice di vedermi rotolare giù dal palco "con i tacchi rotti e le caviglie storte"?». Alzo le sopracciglia.

Fa una smorfia «È uno scherzo del destino»

Annuisco divertita prima di entrare nel capannone .

Michael mi accoglie con un sorriso a 31 denti (gli manca il dente del giudizio destro  nell'arcata inferiore , mi ha detto una volta) e mi indica con un cenno del capo il vestito appeso con l'appendiabiti a una specie di lampadario basso che lo illumina.

È...wow. Ha la scollatura cuore non molto profonda e le spalline sottili verde scuro.

La schiena è scoperta solo fino a sotto le spalle, così da risaltare le gocce argentate ancora visibili disegnate con l'Hennè.

L'abito è stretto fino a sotto i fianchi, prima di aprirsi morbido e sulle gambe. È più corto sul davanti e lungo fino ai talloni dietro; perfetto, considerando i tacchi che dovrò indossare: sono dello stesso verde mela metallizzato del vestito, staccato da esso dal color muschio dell'orlo, con il cinturino che circonda la caviglia per contrastare il rosso dei miei capelli e risaltare i miei occhi.

Oddio, svengo. Boccheggio per la bellezza che mi sta davanti. Diciamo che sono rimasta letteralmente con la bocca aperta...spero solo di non sbavare.
Mike ridacchia per la mia reazione e mi porge il vestito per provarlo.

Lo indosso e comincio a "sfilare" per tutto il camerino, facendo di tanto in tanto qualche piroetta per ammirare i giochi di luce del tessuto brillante. Non posso fare altro che immaginare come sarebbe sotto i riflettori.

«Ti dona,  decisamente» commenta lo stilista squadrandomi da capo a piedi «Distruggili tutti» e mi tende il pugno perché lo batta col mio.

* * *

Da ormai mezz'ora cammino avanti e indietro per le quinte dello studio, tesa come non mai.

«Cazzo! Calmati! Mi fai innervosire!» grida Frank, che invece se ne sta appoggiato al muro nel suo bel completo color maggiolino.

«Scusa» mi affretto a sedermi e resto rigida per un po', prima di cominciare a tamburellare le dita sulle gambe nude. Solo perchè non riesco a far molleggiare il ginocchio a causa dei tacchi.

Il mio amico sospira e riprende a guardare il vuoto.

«Ragazzi! Pronti, tra poco si comincia» strilla Gimiax dall'altra parte delle quinte.

La mia tensione sale ancora, finchè non mi sorprendo a mangiucchiarmi le unghie. No, la devo smettere.... LO SMALTO! 

«Cominciano le ragazze!» avverte. Oh, che novità! Sbuffo, posandomi le mani in grembo e cercando qualcosa da fare.

I primi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora