Capitolo 17

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Nonostante la paura, questa notte sono riuscita a dormire abbastanza serenamente. I miei sogni erano stracolmi di speranza e aspettativa, ipotesi e immaginazione.

Quando smetto di ripercorrere le immagini disegnate dal mio inconscio durante il sonno, apro lentamente gli occhi e mi stiracchio sbadigliando. Mi sento più attiva che mai! Sono pronta per una bella avventura.

Il mio ottimismo cerca di emergere, ma viene subito soffocato da un'ondata maligna di negatività; Da oggi avrò solo due strade: la pena temporanea o la pace eterna. Sinceramente, preferisco la prima. L'ultima cosa che ho voglia di fare è finire a camminare su delle dubbiamente stabili nuvole, a sporcarmi il vestito bianco da angioletto, il tutto ascoltando irritante musica classica suonata con l'arpa.

Forse ho un'idea un po' anomala di paradiso, sempre che non finisca all'inferno per aver ucciso dei poveri disgraziati innocenti estratti a sorte per combattere in un'arena mortale.

Uh.

Mi alzo barcollando leggermente al primo contatto con il pavimento freddo. Mi infilo i vestiti e scendo a fare l' ultima colazione.

Mi riempio il piatto di alimenti tipici del mio distretto; prendo anche qualche dolce e qualcosa di sostanzioso, senza cercare di riempirmi troppo comunque.

Mi sbafo tutto in pochi minuti, poi mi butto indietro sulla sedia, soddisfatta e decisa più che mai a vincere per rifare un'esperienza simile...mi piace mangiare.

Frank, al contrario, è rigido come un bastone mentre resta a fissare il piatto stracolmo di prelibatezze.

«Mangia qualcosa, hai bisogno di forze», consiglio.

«Non ci riesco» spiega, schiarendosi poi la voce con due colpetti di tosse «mi si è chiuso lo stomaco»

Gli rispingo sotto il viso il vassoietto, sinceramente tentata di imboccarlo. Abbiamo bisogno di tutte le energie possibili per questa sfida.
Mike mi fa cenno di raggiungerlo con la mano.

«Spake, controlla che mangi», mi dileguo con due colpetti sulla spalla del mio mentore, che mi guarda allontanarmi con un'espressione confusa. Posso capirlo. È abituato a vedermi tesa, nervosa , a volte addirittura spaventata e incontrallata.

Raggiungo il mio stilista, che mi porta in un camerino grande più o meno quanto la mia stanza dell'albergo. Al centro si trova una stampella con una tuta intera a maniche e gambe lunghe, nera, simile a quella dei sub. Appesa al livello della vita , c' è una cintura blu scuro, simile a un marsupio, da cui pende una gonnellina del medesimo blu notte; il tessuto è liscio e morbido sotto ai polpastrelli.

Mike mi lancia l'intimo abbinato, strizzandomi l'occhio. Sento il sangue affluire alle guance e gli chiudo la porta alle spalle di scatto.

Il reggiseno è imbottito, spesso, del modello sportivo perchè non si noti sotto.

Mi infilo la tuta.

«Ma è calda!» mi lamento.

«Meglio così»
Meglio così? Vuol dire che saremo in un posto freddo?
Il completo sembra una muta. Spero che abbia anche lo stesso scopo, non mi dispiacerebbe giocare in casa. Già mi immagino come sarebbe combattere con il sale nei capelli, la pelle bagnata e scivolosa al tatto....però mi chiedo a cosa possa servire il cappuccio.

* * *

Frank è dannatamente ridicolo con questo costume. Ovviamente lui, indossando il modello maschile, non ha la gonnellina, quindi le sue parti basse sono ben rimarcate dal tessuto aderente. Ci sarà da divertirsi la mattina.

«Ma come fai a ridere in questa situazione?!», mi domanda stizzito, con un tono sorprendentemente calmo.

«Rilassati, falla facile! Non c' è niente che possiamo fare , tanto vale riderci su!» non so da dove sono uscite queste parole, ma sono d'accordo con loro.

Sembra rifletterci un secondo.

«Forse hai ragione» sospira rassegnato. Passa prima di me e va dritto verso alcuni pacificatori addetti a perquisire i tributi« Ci vediamo nell'arena».

«Aspetta - gli piazzo una mano sulla spalla - hai mangiato qualcosa alla fine? ».
Lui alza gli occhi al cielo e annuisce, poi si allontana.

Dopo pochi secondi tocca a me. Spake ci ha dato alcuni consigli prima di lasciare l'hotel, quindi credo di essere abbastanza preparata per entrare.

Le guardie fanno alcune riflessioni sulla mia collana, la stella marina d'argento che mi ha regalato Dereck il giorno della mietitura, giungendo poi alla conclusione che non è pericolosa e non può essere usata come arma. Solo perché ha cinque punte non ho intenzione di usarla come shuriken. Non me la sarei tolta comunque, hanno solo perso tempo.

Vengo scortata da uno di loro fino a un tubo trasparente. Il silenzio tra noi è così pesante che si può solamente sentire lo scalpiccio dei miei stivali leggeri con la suola bassa; i suoi passi non fanno rumore, il che è piuttosto inquietante.

Entro nel cilindro.

Sento una voce robotica femminile cominciare il conto alla rovescia, ma arriva solo ovattata alle mie orecchie, rinchiusa come sono in questo minuscolo spazio claustrofobico. Cerco di respirare profondamente e di mantenere la calma, non voglio partire svantaggiata. Chiudo gli occhi di scatto quando il tubo si alza velocemente, per poi bloccarsi dopo pochi secondi. Si apre, lasciandomi una visione stupefacente: altre capsule sono disposte a cerchio intorno a una specie di piazzola. Al centro si erge una struttura ampia e appuntita. La coda sollevata punta verso nord.

I cilindri si aprono tutti insieme. Alla mia destra, c'è Frank; Alla mia sinistra, c'è il ragazzo del distretto 5.

«CARI TRIBUTI! BENVENUTI NELL'ARENA!ALLORA, SONO QUI PER DARVI ALCUNE INFORMAZIONI IMPORTANTI:

1- QUELLA SPECIE DI STATUA CHE VEDETE AL CENTRO È LA CORNUCOPIA. AI SUOI PIEDI ABBIAMO POSIZIONATO LE ARMI E ALCUNE COSE NECESSARIE A SOPRAVVIVERE.

2- AL SUONO DELLA CAMPANA, PARTITE. NON MUOVETEMI PRIMA, O VERRETE FATTI SALTARE IN ARIA.

3- QUANDO SENTIRETE I CANNONI SPARARE, VORRÀ DIRE CHE SARÀ MORTO UNO DI VOI. I VOLTI DEI DEFUNTI VERRANNO PROIETTATI IN CIELO DI NOTTE.

BUONA FORTUNA!»

La comunicazione si chiude.

Ho appena il tempo di guardarmi intorno, vedere gli altri tributi prepararsi a scattare. Cerco di farmi un piccolo piano: potrei cercare di afferrare qualcosa e correre subito verso una zona coperta dal bosco, non credo sia una buona idea affrontare la mischia che presumibilmente si scatenerà all'inizio della tortura.
Mi volto verso Frank e incontro i suoi occhi che mi guardano spaventati. Gli faccio un piccolo sorriso di incoraggiamento, quindi mi piego in avanti, pronta a scattare.

Ricomincia un countdown.

3-2-1

Si comincia.

I primi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora