Capitolo 7

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Con ancora la faccia preoccupata-sconvolta , corro da Frank. È steso sul pavimento, contro il muro.

Spake, al contrario, è stato portato d'urgenza in infemeria. O in ospedale. Ho seriamente paura che la mia amica lo abbia castrato. Uh. Però se l'è proprio cercata.

«Ehm...Frank, mi dispiace!»

«No, fa niente, tranquilla» si alza e barcolla leggermente, per poi stabilizzarsi e raggiungermi «Non volevo spaventarti»

«Già - mi scappa un piccolo risolino isterico - Non volevo aggredirti, è solo che... reagisco male alla paura, davvero, perdonami »

«Mh, certo, ma ora sarà meglio andare a dormire, che ne dici?»

«certo», acconsento, ma percepisco un briciolo di paura e diffidenza nella sua voce. Ho davvero combinato un casino. Be', odio dare la colpa alle persone,  ma questa volta è stato Spake a rovinare tutto! Cioè, avrei preferito il metodo "coccole e carezze" a "crepa di paura, così vediamo se hai le palle" . Be',  caro Spake, ti comunico che sono femmina e le palle non le ho.

Percorro con il mio compagno il tragitto restante verso le nostre camere. Lo saluto con un'occhiata di scuse imbarazzata, prima di aprire la porta della mia stanza e di fiondarmici dentro.

Mi butto all'istante sul letto e chiudo gli occhi. Non mi svesto, non mi lavo i denti, non faccio la doccia. Niente.
Sono distrutta.

Lascio vagare i miei pensieri finchè sento la coscienza scivolare via.

E spero di non risvegliarmi più.

***

Apro gli occhi, svegliata da un insistente e fastidioso raggio di sole.
La mia speranza è stata evidentemente vana.

Non voglio alzarmi, non voglio affrontare la vita reale e tutto ciò che mi riserva.

Oggi ho in programma di passare dallo stilista per decidere il costume dell'esibizione pre-hunger games e poi... no, solo quello.  Probabilmente durerà un sacco di tempo, cioè, a quanto ho capito devono sistemarmi i capelli, sistemarmi il corpo, sistemarmi la postura.... sistemarmi.

Ci vorrà più di quanto hanno programmato. Faccio una veloce scappatina al bagno per i miei bisogni.

Scendo per la colazione e noto che i miei compagni sono già seduti; mi scuso velocemente per il ritardo, ma nessuno sembra essersene accorto particolarmente, il che mi disturba abbastanza.

Solo Frank mi rivolge un sorriso tirato. Mi viene voglia di scusarmi di nuovo. Apro la bocca per parlare, ma la sua mano mi precede e si posa sulle mie labbra.
Non.  Gli. Devo.  Mordere.  La. Mano.

«Ho capito. Basta, sto bene. Tranquilla, non ce l'ho con te,  sono solo preoccupato per oggi».

Mi sforzo di credergli.

Mi alzo per raggiungere il buffet: sopra a un lungo tavolo, file e file di vassoi con pietanze, la maggior parte a me sconosciuta , sono esposte.

Vengo attirata da una sfumatura verde-azzurrognola sul lato destro del tavolo. Mi dirigo proprio lì per poi scoprire il cibo originario del distretto 4.

Quasi mi salgono le lacrime agli occhi. Mi manca il mio distretto? Eh eh ovviamente. Mi manca il cibo? Siiiiì!

Riempio il piatto di cibo. Raggiungo gli altri e comincio ad abbuffarmi. Gimiax mi rifila due o tre occhiate severe, ma non dice niente. Per quanto possa sembrare una persona noiosa e rompiscatole, in realtà ha un cuore. Un gran cuore. E un cervello. Un gran cervello. È un carattere. E che  carattere.

I primi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora