Capitolo 3

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Eccoci.

Stiamo per partire.

Mi strascino a testa bassa sulla via principale,verso la stazione, con una valigia in mano, in mezzo a migliaia di persone che mi guardano con compassione... Ma io non voglio la loro compassione.

Alzo lo sguardo e un sorrisetto sarcastico si fa spazio nella mia faccia.

Mi viene stranamente in mente il paragone con gli Ebrei in epoca Nazista.

Anche loro erano stati presi contro la loro volontà e caricati su un treno per essere deportati in un campo ... per uccidersi. Il sorriso,  comunque,  non è dovuto a quello: a scuola non ero mai stata  popolare, anzi, non ero proprio la più amata a causa del mio carattere troppo estroverso e un sacco di ragazze mi prendevano ogni giorno in giro e ora quelle stesse ragazze che sono riuscite a sopravvivere alla guerra mi guardano dispiaciute. Oserei dire tristi.  Non so fino a che punto possano far finta che importi loro della mia condizione per sembrare sensibili. O forse si sentono davvero in colpa.Dopo tutti quegli anni di merda che mi hanno fatto passare per la loro ossessione per la bellezza e la popolarità...si rendono conto che in realtà non conta un cazzo. Siamo tutti succubi della vita,  belli o no.

Ah,Come cambia la gente!

Il sorriso continua a varcarmi le labbra mentre penso a quanto mi piace ucciderle di rimorsi. Sì, sono una stronza egoista, ma a questo punto credo di potermelo permettere. Ora alcuni sguardi cupi cambiano in interrogativi.
Cerco di far passare il mio piacere per forza e sembro ingannare tutti.

Ma non Frank che, pensandola come me, si lascia scappare anche qualche risata soffocata. Ci guardiamo negli occhi e ci capiamo.

Rimarremo insieme fino alla fine.

In fondo, prima dell'arrivo di Dek, eravamo sempre stati noi contro la scuola,  sin dalle elementari. E ora ci batteremo contro qualcosa di più grande e lo faremo insieme.

Stiamo per salire sul treno; mi giro un'ultima volta e lo vedo.

Il mio corpo si sposta istintivamente verso di lui: faccio un passo di lato.Due.Tre...mi metto a correre.  Non arrivo lontano. Il pacificatore che mi sta di scorta mi intercetta e mi afferra con entrambe le braccia per la vita.

A quel punto sembro impazzire: lo stress si fa sentire e io comincio a urlare. Urlare davvero.

«LEVATI FOTTUTO STRONZO, LEVATI DALLE PALLE,BASTARDO!»Sbraito contro l'uomo in bianco,anche sotto gli occhi scioccati di Dereck. So che sto dando spettacolo, ma non mi importa. Quel coso non mi molla.Ok, è ora di usare le maniere forti.

Ormai sono sollevata da terra.Ne approfitto per tirarle un calcio nello stinco e, appena lui abbassa la guardia per toccarsi il punto ferito, gli mordo la mano.

Sono libera!

Corro come una pazza psicopatica incontro al mio ragazzo. Agito le braccia e cado un paio di volte,mi sbuccio le ginocchia, ma quando arrivo al traguardo, capisco che ne è valsa la pena.

Le sue braccia si stringono intorno a me e le lacrime cominciano a scendere dalle guance di entrambi, mischiandosi sulle bocche unite in un bacio, l'ultimo.

Faccio malapena caso all' "awww" generale che si è alzato tra il nostro pubblico involontario, ma non riesco a fare altrettanto con l'altra guardia che mi si sta avvicinando per strapparmi dalle braccia del mio ragazzo.

Gli tiro un calcio, senza staccarmi.

Non lo voglio perdere.Il nostro contatto si fa più passionale, proprio quando ci separano definitivamente.

È finita. Ricomincio a urlare mentre i pacificatori mi trascinano sul treno e Dereck tende disperatamente una mano verso di me, in un ultimo disperato tentativo di toccarci, mentre l'altra gli serra la bocca per impedirgli di urlare. Questa sarà l'ultima immagine che ho di lui.

L'ultima....

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