Capitolo 2

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Mi sveglio e il mio letto è vuoto.Ho le dita completamente intorpidite dal freddo, la mente ancora confusa.
I ricordi di quella notte, di quel servizio in tv, mi colpiscono allo stomaco peggio di un pugno: mi manca l'aria e mi vengono i conati di vomito.Devo respirare....

La porta si apre.Un bellissimo ragazzo dai capelli rossi fa la sua entrata nella mia giornata con un vassoio di cibo: la mia colazione.

«Buongiorno principessa»Mi posa il vassoio in grembo «come stai?»mi chiede,avvicinandosi.Si siede sul bordo del letto e comincia ad accarezzarmi con fare protettivo i capelli, poi la guancia. «Meglio, ora che ci sei».
Può essere l'ultimo giorno della vita come la conosco, tanto vale goderselo.

«Ti amo.»Sentire queste due semplici parole mi fa tornare le anguille nello stomaco. Non l'aveva mai detto.
«Anche io.», rispondo soltanto. Fa ancora strano.

Finisco di mangiare quella gustosissima colazione, boccone per boccone, gustandomela per bene. Una volta finita accompagno Dek alla porta.

«Okay, è meglio prepararsi, ci vediamo fuori casa mia alle 9»dico.

Quando la sua figura scompare oltre l'angolo del vicinato,mi richiudo la porta alle spalle e mi ci appoggio.Comincio a pregare Dio in tutti i modi ,con tutte le preghiere che mi sono state insegnate da quando ero piccola, di non essere scelta per quei giochi misteriosi che si preannunciano brutali.

Poi corro a farmi una doccia. La doccia rimane il posto migliore per pensare. Lascio che il sapone porti con sé nello scarico lo stress. Mi asciugo e pettino il nido di rondine che mi trovo in testa. Scendo dalla mamma: è seduta sulla poltrona con una tisana in mano e gli occhi chiusi.È ancora in accappatoio, ma è quasi ora di andare in piazza, è meglio che si vesta. Non avrà sentito l'annuncio? Oppure sì, forse è proprio quello il problema.

«Mamma»sussurro scrollandole la spalla.

Lei apre gli occhi e mi guarda, poi le lacrime cominciano a formarsi nei suo occhi e mi attira a sè: ha paura che sia proprio io la sorteggiata del distretto. Sento il dovere di rassicurarla.

«Dai ma', non è detto che scelgano me»dico.Spero. Lei si asciuga gli occhi e cerca si sembrare forte, pronta.

«Vieni tesoro, dobbiamo vestirci» dice determinata.

Io lascio che mi prenda per mano e mi porti al piano di sopra.

La mamma sceglie per me un vestito azzurro, corto fin sopra alle ginocchia con un fiocco ornato da una perla in vita.Ai piedi mi tocca indossare delle ballerine blu intonate al fiocco e, infine,un cerchietto del medesimo colore delle scarpe.

Rispecchia perfettamente il patriottismo di mia madre.Devo ringraziare che non mi abbia costretto a mettere una sardina come collana!

Lei invece ha un tailleur pantalone color ostrica e sotto una maglia verde acqua.

Usciamo dalla camera e papà spunta dal bagno. Ha gli occhi rossi.

Gli vado vicino e gli lascio un bacio sulla guancia: è sorpreso, non lo faccio quasi mai.

Mi fiondo in cortile per scoprire che Dereck mi sta già aspettando; ha uno smoking nero che è una FAVOLA. Lo guardo negli occhi e mi tranquillizzo. Lui ha 19 anni, non lo possono scegliere. Se anche dovessi venire sorteggiata per partecipare a questa assurda strage,  sarei comunque sollevata sapendolo al sicuro.

Gli lascio un bacio leggero sulle labbra, sono troppo tesa. Lo prendo per mano, ma lui si libera e mi poggia il braccio intorno alle spalle.Sa sempre di cosa ho bisogno. Mi accuccio sul suo petto mentre camminiamo verso il municipio; questo è un vecchio palazzo in stile greco, con alte colonne in marmo.Su ogni colonna c'è una statua di una stella Marina e al centro un triangolo con un cavalluccio.Per l'occasione è stato decorato con teli colorati, attaccati al capitello di ogni colonna.

I primi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora