Capitolo 4

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I pacificatori mi buttano sul treno con la delicatezza di degli elefanti in una cristalleria. Batto il ginocchio, ma non ho tempo di pensarci.

Prima decido di spostarmi dall'entrata in modo di lasciare lo spazio libero a Frank per salire,  poi scivolo al lato e comincio a massaggiarmi la parte dolorante.

Quando tutte le porte si richiudono,  mi butto su uno delle molte poltroncine in pelle e mi ci raggomitolo sopra. Guardo fuori dal finestrino ,ma capisco che è meglio non cercare Dereck con lo sguardo, per la mia salute mentale,  anche se lo vorrei,  lo vorrei davvero.

Ci sono altre due persone sul vagone con noi: una è Gimiax, l'altro è un ometto panciuto con i baffetti rossi e la testa pelata. Davanti a loro,oltre a un tavolino di alluminio, restano due posti liberi; su uno si  è già spiaggiato Franck. L'altro teoricamente dovrebbe  essere per me.
Io, però,mi rifiuto categoricamente di andare a conversare con loro.
Resto rannicchiata a guardare fuori le nuvole che scorrono con la campagna.
Mi prendo del tempo per osservare il lusso di questo vagone: tavoli, poltrone in pelle, divanetti, un bagno. Attraverso il vetro della porta davanti a me, che ho le spalle alla cabina del guidatore, si intravedono quattro porte: suppongo che siano delle camere da letto o delle cabine, chissà.

«Mari».Sobbalzo. Frank è silenziosamente apparso alle mie spalle e mi guarda storto.
«Scusa non volevo spaventarti - mi poggia una mano sulla spalla, ma io me la scrollo di dosso - volevo solo dirti di venire con noi, Gimiax e Spake ci vogliono parlare»

Spake. Ecco come si chiama il vecchietto.

«No»

«Dài»

«NO»replico questa volta più convinta.Frank sembra accigliarsi.
«Non fare la bambina»mi rimprovera. Mi alzo in piedi per guardarlo meglio negli occhi.Ma la verità è che gli arrivo alla spalla.
Stringo le palpebre in una fessura.

«Io sono una bambina».  Detto questo, mi dirigo verso i posti davanti a  noi per levarmelo di torno. Subito rimane sorpreso, ma poi mi si siede vicino e mi abbraccia. Lascio che mi culli, anche se vorrei che ci fossero altre braccia intorno a me.  «Non sei una bambina.Sei una ragazza.Una ragazza forte.La più forte che io conosca»dice con la guancia sui miei capelli.
Lecca-culo.

Due pensieri mi sfiorarono la mente.

1) Sarà vero? Suppongo di sì visto che è la seconda volta che sento questa supposizione in mezza giornata.

2)Ma sta flirtando?

Lo guardo interrogativa.

«Non ci credi?»chiede.

Sorrido sarcastica «No no.Solo che è strano ricevere complimenti da te.Tu non eri sempre a sfottere?»

Colpito nel segno.Diventa paonazzo «Touché»dice e io ridacchio«Ma non ci fare l'abitudine, sto solo morendo di paura e ho bisogno del tuo supporto per vincere»ammette ,strofinandosi il palmo della mano sulla nuca.Segno di nervosismo.

«Cerrrrto...»rifletto«preferisci la versione reale di quello che penso o quella classica per le rassicurazioni?»Domando.

«Reale, per favore» toglie il braccio dalle mie spalle e mi guarda negli occhi.Io sorrido maligna.

«Ok...Sei la persona più strafottente e testarda che io abbia mai conosciuto, a parte me, ovviamente, e sei anche una delle più astute e intelligenti.Sono sicura al 90% che queste qualità potrebbero aiutarti a vincere». Mostro tutti e 32 i denti ,allargando le labbra.

Prima che possa tornare al mio sguardo semi-serio, Frank mi ficca il mignolo nelle fossette che ho sul mento. Lo odio quando fa così.

«Togli quella mano o te la trancio».

«Ok»Allontana il dito imbarazzato.Sorrido soddisfatta.

Spam, Mak, pake...Spake!Sì, lui, agita la mano per attirare la nostra attenzione.

«Sarà meglio andare a vedere cosa vuole quel rompiballe»

Detto questo, mi alzo senza aspettare il mio amico e mi posiziono sul sedile in pelle davanti a Gimiax. Lo accarezzo con la punta delle dita, sorpendendomi della morbidezza, poi congiungo le mani davanti a me, appoggiandomi sui gomiti, il mento posato sulle dita intrecciate. Frank si stravacca al mio fianco e punta gli occhi su quelli dell'uomo davanti a lui.

«Credo sia il momento di presentarci»dice Gimiax.

Faccio per aprire bocca, ma Spike...Ah no, scusate,quello è il draghetto dei "my little pony"...Spake, ecco, mi ferma alzando una mano. Mi ammutolisco all'istante e lo guardo male.

«Noi ci dobbiamo presentare.Su di voi sappiamo già tutto»

Mi lascio andare sullo schienale della poltroncina, con forza, pensando che potrei  addirittura farci un buco. Fortunatamente la morbidezza che prima mi aveva colpita, è anche un ottimo paraurti.

A braccia conserte provo ad ascoltare le due persone che parlano di fronte a me, ma proprio non riesco a capire niente.

Lei ha la vocetta troppo stridula e lui troppo impastata. Capto solo pochi concetti, ma fondamentali:

-Lui è del nostro distretto, di casa; lei no.

-Lui è sopravvissuto alla guerra grazie all'astuzia, come avevo immaginato. Molto intelligente. Lei è solo una gallinella in calore fissata con la bellezza.Ok, non ha detto proprio così, ma la mia mente ha elaborato in questo modo.

-Hanno entrambi solo il diploma superiore (me lo aspettavo).

-Lui sarà il nostro "tutor".

-Lei sarà il nostro noiosissimo e inutilissimo libro di galateo personale.

Al termine del discorso mi risveglio dal mio stato di semi-trance e mi sporgo di nuovo sul tavolino.

«Avete finito?»Domando maleducatamente, ma davvero, se foste stati voi al posto mio avreste preferito strapparvi le orecchie.

La donna mi squadra malissimo.Io sposto lo sguardo oltre la finestra, verso la campagna che ancora ci scorre a fianco; l'uomo invece resta impassibile, anzi,ridacchia pure.

La donna spazientita volta anch'ella lo sguardo ,come stanno facendo tutti.

Frank ha  la testa appoggiata al vetro del finestino; il suo respiro è lento e profondo, lo sguardo, per quello che riesco a intravedere, è pacifico e rilassato, gli occhi sono chiusi: sta dormendo.

Mi sorge un sorrisino di tenerezza spontaneo. Me lo strappo dalla faccia Per le condizioni in cui sono, ho già sorriso troppo. Ma dài, ridere allunga la vita...

«Ok, ora vorrei darvi alcune informazioni tecniche prima delle dritte» annuncia Spake, interrompendo il flusso dei miei pensieri.Annuisco. Lui aspetta.
Capisco che avuole un cenno da entrambi. Tiro un pizzicotto sotto il tavolo a Frank e lui apre gli occhi, fissandomi imbufalito.

Comincio a annuire con più forza tentendo la mascella e spalancando gli occhi, lui capisce e mi imita.

Tiro un sospiro di sollievo e l'uomo davanti a noi ci guarda divertito: «Sono contento che abbiate già l'abitudine di salvarvi il culo a vicenda»

«Che...»comincio,ma vengo subito interrotta. «Potete vincere entrambi». Fa una pausa «solo...rimanete insieme fino alla fine»

I primi Hunger GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora