Scendiamo dal carro completamente soddisfatti dalla nostra performance. Non era previsto, ma non mi sarei mai lasciata mettere i piedi in testa!
«Bravissimi!» riceviamo qualche abbraccio dal nostro team entusiasta.
Ovviamente deve arrivare Spake a rovinare la giornata: «Ragazzi, mi dispiace dirvelo, ma siamo ancora all'inizio! La strada da adesso è tutta in salita e...»
«Sta' zitto!» grida tutta l'equipe insieme, sotto i nostri sguardi perplessi.
«Ooooh, non preoccupatevi, andrà tutto alla grande, vero Spake?» dice Michael afferrando il nostro mentore per un orecchio e tirandolo verso di sè.
«Mai detto il contrario», balbetta lui.
«Bene» Gimiax fa un gran sorriso capace di scaldare tutta Capitol City.
«Okay, ora torniamo a casa. Domani sarà una giornata.... complicata. Tra due giorni ci sarà l'intervista allo studio televisivo, il che vuol dire che i nostri stilisti dovranno preparare l'altro vestito e noi dovremo allenarci sulle domande e sul comportamento. Non è affatto semplice come sembra» avverte la donna.
Io e Frank ci avviamo con un gran sospiro.
«Un reality show» sussurro.
«Eh?»
«È un fottuto reality show!» esclamo.
«Il che vorrebbe dire....» mi sprona lui.
«Niente, è una considerazione come un'altra». Una considerazione che mi aiuterà a capire meglio la natura di questo omicidio di massa.
«Se lo dici tu...» mormora, spostandosi leggermente più in là come se stesse parlando con una pazza.
"Sono pazza. E sono anche la tua unica fonte di salvezza"
* * *
La fastidiosissima sveglia preimpostata automaticamente nella stanza dell'albergo suona. Sbuffo, costringendomi ad alzarmi e trascinarmi fino in bagno per darmi una sistemata.
Se ieri col trucco mi sembravo una dea, adesso sembro un clown costipato: mascara e matita sono sciolti sul viso, il primo ha anche lasciato una leggera polverina nera all'angolo degli occhi irritati dal cosmetico; ho le guance chiazzate di rosso e le labbra sono pulite, per fortuna la matita si era già dissolta dopo la cena. Ho fatto una gran cavolata a non struccarmi ieri sera, ma sono entrata nella stanza immersa nei miei pensieri e le mie ipotesi, così ho avuto malapena il tempo di sfilarmi il vestito e raggiungere il letto prima di crollare sfinita.
I capelli sono peggio della faccia, se possibile. Sono tutti annodati e arruffati; le treccine sono disfatte, con tanti piccoli ciufetti che spuntano. Provo con pazienza a districarli, ma con orrore mi accorgo che sarebbe una sofferenza inutile, così mi limito a raccogliere la mia chioma rossa prima mossa, ora arruffata, in una coda di cavallo e a sciacquarmi il viso fino a far sparire ogni minima traccia di trucco: ora sono più o meno pronta a scendere per la colazione.
«Salve a tutti!» esclamo una volta raggiunto il nostro tavolo.
«Salve!» rispondono tutti tranne Gimiax, che mi si avvicina e mi saluta con un piccolo abbraccio.
«Tesoro, non hai affatto una buona cera», mi fa notare l'ovvio con disappunto. Trovo la sua vocetta acuta sia al tempo stesso irritante e divertente.
«Lo so, Gim, grazie per avermelo ricordato»
«Eheheh, oggi sarà una giornata intensa»
«So anche questo. Da chi dobbiamo passare prima?» chiedo.
STAI LEGGENDO
I primi Hunger Games
FanfictionChe possa la buona sorte essere sempre a loro favore... [I crediti della storia a cui questa fanfiction è ispirata appartengono a Suzanne Collins]