Capitolo 24.

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La mia camera a casa dei Kayn si era trasformata in un campo da battaglia. 

Presa dall'ira, avevo spalancato le ante dell'armadio per rovesciarne l'intero contenuto sul letto.

Avevo svuotato tutti i cassetti e avevo iniziato a riempire alla rinfusa la valigia con la quale ero partita da Londra.

Ne avevo abbastanza di Nairobi.

Ma, soprattutto, ne avevo abbastanza delle continue occhiate saccenti di Can, della sua arroganza e della sua insolenza. 

Avevo vissuto delle settimane bellissime qui in Kenya, ma era arrivato il momento di tornare a casa e di smetterla di far finta che non avessi una vita a Londra.

Era arrivato il momento di mettere un punto a quella fuga che mesi prima mi aveva spinta a venire qui.

Ero arrivata a Nairobi per ricominciare senza che nessuno conoscesse il mio passato, e invece, ancora una volta, venivo giudicata per qualcosa di cui non ero nemmeno responsabile.

Alzai il volume della radio, nel tentativo di sovrastare il rumore dei miei pensieri, e proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.

"Adele ho bisogno di stare un po' da sola" la implorai, senza smettere di riempire in maniera convulsiva la valigia e i suoi vari scomparti. 

Nonostante la mia supplica, sentii la porta alle mie spalle aprirsi, e non appena mi voltai, pronta a urlare contro chiunque provasse a invadere il mio spazio, ogni mio muscolo si paralizzò alla vista di Don Julian nella mia cameretta, con la sua solita tonica consumata dal tempo e dai troppi lavaggi. 

Ogni parola mi morì in gola e, improvvisamente, mi ritrovai senza più forze.

Don Julian allargò le braccia e non potei far a meno di rifugiarmi nel suo abbraccio, lasciando scivolare dalle mie mani tutti i vestiti che avevo accumulato. 

"Che succede niña?" domandò lui, scrutandomi con attenzione "Mi ha chiamato Aron allarmato, chiedendomi di venirti a trovare. E' preoccupato per te"

"Torno a Londra" chiarii, sciugandomi velocemente gli occhi che minacciavano di crollare da un momento all'altro.

"E' una bella notizia!" esclamò don Julian sorridente "Allora perchè lo annunci come se stessi andando al patibolo?"

Sospirai e mi sedetti sul letto, nonostante fosse completamente sommerso dai vestiti, e invitai don Julian a fare lo stesso.

Non se lo fece ripetere due volte.

"Mi ha detto Aron che hai litigato con Can Yaman, il giornalista" continuò lui imperterrito e mi limitai ad alzare gli occhi al cielo.

"Aron è proprio un pettegolo" sbottai, incrociando le braccia al petto "E comunque, prima o poi, sarei dovuta tornare a Londra"

"Perchè avete litigato?" indagò don Julian.

"Perchè è uno stronzo frustrato!" esclamai spazientita e il prete mi ammonì bonariamente con lo sguardo.

"Non dire così, è un bravo ragazzo!" provò a difenderlo lui, ma a quel punto lo fulminai con lo sguardo.

"Per te persino il criminale più pericoloso di Nairobi è un bravo ragazzo!" gesticolai esasperata e don Julian non tentò neanche di difendersi.

"Cecilia, non conosciamo la storia di Can, non sappiamo cosa si cela dietro il suo comportamento nei tuoi confronti" fece spallucce lui, ma a quel punto la pazienza raggiunse il limite.

"Nemmeno lui conosce la mia storia, eppure non si fa alcun problema nel rinfacciarmi un passato di cui lui non conosce assolutamente niente" sbottai, incrociando imperterrita le braccia al petto.

Chimera || CanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora