Capitolo 28.

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"Ho interrotto qualcosa?" domandò perplesso Aron, alternando lo sguardo dal mio volto a quello di Can.

"Assolutamente no" mi affrettai a rispondere, senza riuscire a guardare in faccia nessuno dei due ragazzi al mio fianco "Ti stavo cercando, ma quando Can mi ha detto che eri troppo impegnato a ballare in pista con una ragazza ho capito che dovevo farmi da parte" scherzai, prendendolo in giro, e, in tutta risposta, mi spintonò verso di lui, abbracciandomi stretta.

Mi era mancato tantissimo.

Ero molto legata ad Aron.

Eravamo diventati amici fin da subito ed entrambi avevamo trovato, l'uno nell'altra, una complicità talmente leale che - più che amici - sembravamo fratelli. 

In questi mesi a Nairobi avevamo condiviso tutto.

Decine di volte ci eravamo trovati a gestire parti d'urgenza nel cuore della notte, con solamente degli stracci e dei ferri ben poco sterili, nel tentativo di far nascere una nuova vita con le minori complicanze possibili. 

Avevamo visto decine di ragazze piangere dal dolore, senza nessuno al loro fianco.

Ragazze sole, ma fortissime.

E, altrettante volte, avevamo visto tante donne perdere i loro bambini davanti ai loro - e ai nostri - occhi.
Le scarse condizioni igieniche, l'assenza di macchinari funzionanti e la mancata preparazione della donna al parto, facevano sì che il travaglio stravolgesse talmente tanto la donna, da renderla completamente priva di forze nel momento in cui bisognava dare il massimo.

Le urla delle mamme che davano alla luce minuscoli corpi privi di vita, mi rimbombavano nelle orecchie ancora oggi.

Con Aron condividevo gioie e dolori.

Avevamo visto cose che avremmo preferito dimenticare.
Ma dimenticare non era possibile.

E così,  condividevamo il peso dei ricordi, ancora indelebili nella nostra memoria.

"Non essere gelosa" mi rimbeccò divertito lui "Lo sai che per me sei l'unica. Qua fuori fa caldissimo, perchè non entrate dentro?" domandò, guardando sia me che Can.

"In realtà, Cecilia mi ha appena detto di avere un po' fame, volevo portarla a mangiare qualcosa" intervenne Can e lo guardai sgomenta, completamente colta alla sorpresa da quel cambio di programma. 

"Da quando andate d'accordo voi due?" domandò perplesso Aron, e non potei far a meno di sorridere divertita dalla sua espressione confusa.

"Lo sai che non potrei mai rifiutare del buon cibo" tentai di difendermi e gli bastò ascoltarmi per far crollare tutti i suoi dubbi.

"E' vero, il tallone d'Achille di Cecilia è il cibo. Se vuoi comprarla, offrile una pizza e sarà tua" concordò Aron rivolgendosi a Can e, immediatamente, le mie gote assunsero una sfumatura più rosea quando le sue iridi ambrate si posarono maliziose nelle mie.

"Una pizza, eh?" bisbigliò pensieroso Can.

"Allora io rientro, okay? C'è una bella bionda che non posso far aspettare! E non sto parlando di una birra" ammiccò nella nostra direzione e sparì completamente dalla nostra vista.

"Non sei davvero obbligato a cenare con me" chiarii, volgendomi verso Can "Non ho neanche molta fame"

"Non era una scusa, Cecilia. Voglio davvero che tu possa fidarti di me, e sarebbe un onore portati a cena" ammise con una scrollata di spalle, e quella sua sincerità mi disarmò completamente.

"Non è un appuntamento, lo sai?" tentai di chiarire, autoconvincendomi che non stessi mentendo sia a lui che a me.

Sembrò pensarci su, mentre un sorriso sbilenco faceva capolino sulle sue labbra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 15, 2021 ⏰

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