Capitolo 13.

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"Allora, Cecilia, come sta andando il lavoro? Aron ti dà molto fastidio?" domandò Farisa Edet, lanciando un'occhiataccia ad Aron.

Aron, dal suo canto, stava mangiando talmente velocemente la sua cheescake che, nel sentirsi nominare, per poco non soffocò.

Farisa Edet, insieme a suo marito Sef, erano una bellissima coppia di sessantenni.

Loro, a differenza dei Kayn, non avevano avuto figli, ma da sempre ospitavano nella loro casa volontari provenienti da qualsiasi parte del mondo.

Nonostante per lo Stato non fossero genitori biologici, con il loro amore avevano lasciato la loro impronta nel cuore di decine di volontari che avevano avuto il privilegio di poter conoscere la loro bellissima famiglia.

"Il lavoro va molto bene, Farisa" risposi, dopo essermi assicurata di avere la bocca pulita "Ho chiesto a Giovanni di poter cambiare partner, ma purtroppo hanno già tutti una squadra ed è rimasto solo Aron" scherzai, con tono melodrammatico, e tutti i presenti a tavola scoppiarono a ridere.

Aron, permaloso come suo solito, mi pestò il piede sotto il tavolo e mi voltai, sprezzante, per guardarlo in cagnesco.

Avevo i sandali aperti, maledizione!

"Siete davvero una bella coppia!" esclamò una donna di fianco a Nala.

Mi era stata presentata all'inizio della serata, era anche lei un'avvocatessa, ma dopo essere stata presentata a una decina di sconosciuti avevo completamente dimenticato il suo nome, così mi limitai a sorriderle imbarazzata e a smentire all'istante quei sospetti.

"Oh, no!" scossi la testa, allarmata "Non siamo fidanzati, siamo solamente amici e colleghi!"

"Io gliel'ho detto che per lei avrei messo la testa a posto, ma mi ha rifiutato!" si difese Aron, pronto, per l'ennesima volta, a passare per il martire di turno, mentre a me toccava il ruolo dell'acida arpia che, agli occhi di tutti, se la tirava talmente tanto da rifiutare un bel ragazzo come Aron.

Non era la prima volta che Aron si inventava una storia del genere quando ci ritrovavamo incastrati a passare cene di lavoro con le nostre rispettive famiglie e sapevo che, dentro di sé, si divertiva un mondo a guardare tutte le donne presenti che si rivolgevano a lui con accondiscendenza e docilità, solamente per farlo sentire meglio.

Ogni giorno che passava, il suo livello di egocentrismo aumentava vertiginosamente e a pagarne le conseguenze ero, puntualmente, io.

"Non è assolutamente vero!" sbuffai, ma ormai le signore presenti al tavolo erano troppo impegnate a tranquillizzare Aron per ascoltarmi.

Alla fine mi arresi e decisi di dedicarmi a cose ben più importanti di Aron.

Per questo motivo, afferrai la forchetta e mi affrettai a mangiare la cheescake prima che Anwar potesse rubarmela.

"Cecilia" mi richiamò Adele e notai i suoi occhi evitare il mio sguardo, come se i suoi pensieri la stessero tormentando terribilmente, impedendole di guardarmi.

"Dimmi Adele" bofonchiai, seppur con la bocca piena.

"E' davvero andata così? Tra te e Aron dico" bisbigliò e le sue guance si imporporarono.

"Cosa?!" esclamai, forse con fin troppa enfasi e i suoi occhi guizzarono nei miei "Aron dice un sacco di sciocchezze, non devi credere a tutto quello che dice! Non è assolutamente andata così, siamo sempre stati solamente amici"

Adele sembrò rasserenarsi e lanciò un'occhiata di soppiatto ad Aron, il quale era ancora troppo impegnato a godersi gli elogi delle signore presenti al nostro tavolo per accorgersi di noi.

Chimera || CanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora