Capitolo 11.

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Nala e Kato erano stati incastrati da altri colleghi in chiacchiere senza fine ed ero riuscita a dileguarmi in tempo, con la scusa di voler prendere qualcosa da bere.

Ero stata presentata a così tanti sconosciuti che ormai avevo perso il conto.

I miei piedi, già pieni di vesciche, cominciavano a risentire della pressione dovuta ai tacchi e la mia vescica premeva con insistenza, minacciandomi di esplodere se non avessi trovato al più preso una toilette nei dintorni.

Forse non era stata una grande idea bere tre bicchieri consecutivi di succo al pompelmo.

Avevo chiesto ad Adele di accompagnarmi in quella disperata ricerca di un bagno, ma era troppo impegnata a ronzare attorno ad Aron per prestarmi attenzione, così mi ero ritrovata a vagare da sola in mezzo ad una folla di sconosciuti, in compagnia solamente dei miei piedi doloranti e del mio pessimo orientamento.

Se avessi saputo prima che il galà si sarebbe svolto all'aperto, in un giardino, di certo avrei optato per dei sandali bassi e non per dei tacchi infernali.

Mi guardai intorno e notai soddisfatta che ero abbastanza lontana dal resto degli invitati da poter passare inosservata.

Così, con un movimento fugace, mi tolsi le scarpe e lasciai che i miei piedi scalzi rimanessero a diretto contatto con l'erba umida di quella sera.

Il freddo dell'erba, a contatto con la mia pelle dolorante, fu un vero toccasana.

Mi incamminai a passo svelto verso il retro del palco.

Quell'area era stata lasciata in penombra rispetto allo spazio riservato al galà e, improvvisamente, mi ritrovai immersa nel buio, da lontano riuscivo solamente a percepire la musica di sottofondo e il fitto chiacchiericcio.

A illuminare il percorso c'era solamente qualche lanterna sparsa nel giardino.

Di un bagno neanche l'ombra.

Nel notare un cameriere fare capolino dalla parte anteriore del palco mi affrettai a raggiungerlo.

Con i piedi scalzi e ferma lì, al buio, da sola, dovevo sembrargli una pazza.

"Scusami, dove posso trovare i bagni?"

Mi scrutò con attenzione e per un attimo pensai che, forse, non mi aveva capita.

Forse non conosceva l'inglese e pensai a come avrei potuto fargli capire a gesti il mio impellente e disperato bisogno di un wc.

Ma, prima che potessi umiliarmi a tal punto, riuscì a rispondermi.

"Segui le lanterne, lì in fondo, e li trovi" spiegò, in un inglese piuttosto incomprensibile e lo ringraziai entusiasta.

Mi aveva indicato un sentiero che proseguiva alle spalle del palco, verso quello che mi sembrava un frutteto.

Possibile che i bagni li avessero nascosti così lontano e senza neanche posizionare delle indicazioni?

Tuttavia, non avevo altra scelta che seguire le indicazioni del cameriere.

Nell'aria aleggiava un intenso profumo di aranci e mi ritrovai a guardarmi intorno incantata, immaginando quanto dovesse essere bella quell'aerea se solamente l'avessero illuminata di più.

Alcuni alberi erano stati adornati con delle lucine piccole che erano state avvolte a spirale lungo i tronchi e, man mano che camminavo, il sentiero si faceva più esteso e il profumo più intenso.

Mi ritrovai di fronte ad una fontana immensa, completamente in granito, sul cui bordo erano state disposte quattro statue raffiguranti quattro diverse figure, ognuno immobile in una posizione diversa.

Chimera || CanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora