Capitolo 4.

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"Cecilia, spiegami come possiamo essere amici se tu sei astemia! E' un oltraggio!" urlò Ron, lasciandosi cadere sul divanetto dov'ero seduta io e facendo attenzione a non rovesciare i due calici di birra che stringeva tra le mani.

Uno lo porse ad Anne e l'altro lo tenne per sé.

"Non è mica una malattia, Ron!" replicai, dando un sorso al mio Spritz analcolico.

"Infatti, è peggio!" sbuffò lui, guardando disgustato il mio bicchiere.

Anne gli diede un colpetto dietro la nuca e gli intimò di zittirsi.

"Non tutti sono alcolizzati come te, Ron" intervenne Anne, lanciandogli un'occhiataccia e lui, in tutta risposta, allungò il braccio sulle sue spalle nel tentativo (fallimentare) di attirarla più vicino a sé.

Non avevo mai conosciuto una coppia di amici come quella di Anne e Ron che, tutto erano, fuorchè amici.

Anne e Aron erano i più veterani del gruppo.

Erano arrivati in Kenya sei mesi prima, ma con l'arrivo di Ron dopo poche settimane, Anne era subito stata affiancata all'ultimo arrivato.

"Gio, quella brunetta seduta al bancone ti sta mangiando con gli occhi!" bisbigliò Aron, attirando l'attenzione di tutti.

Giovanni Ferrara era il professore italiano responsabile dell'intera associazione che aveva organizzato la spedizione di volontariato in Kenya.

Da poco quarant'enne, aveva deciso da tempo di dedicare la sua carriera alla vita in Africa e la sua testimonianza era stata decisiva per la mia scelta di lasciare tutto e partire.

Quando si parlava di amori e di conquiste, Giovanni diventava impacciato e insicuro.

Nonostante non fosse più un ragazzino, ogni volta che parlava con una ragazza diventava un adolescente alle prime armi con la prima cotta.

In realtà era un uomo davvero affascinante, era impossibile trovarlo un solo giorno un i capelli fuori posto o con la camicia sgualcita, eppure era il tipo che in amore fugge sempre e puntualmente si ritrova da solo, con le sue insicurezze.

"Cosa?" domandò lui, scettico ed Aron gli fece segno di voltarsi.

Effettivamente, a pochi metri da noi, seduta al bancone, c'era una brunetta sulla ventina che, nonostante fosse impegnata a parlare con l'amica al suo fianco, lanciava puntualmente degli sguardi nella nostra direzione.

Più precisamente, verso Giovanni.

"Ti sta mangiando con gli occhi!" esclamai eccitata e osservai Giovanni avvampare sul posto, mentre tentava di distogliere lo sguardo dalle due ragazze.

"Se non ci provi tu, giuro che ci vado io, eh!" intervenne Aron e mi affrettai a dargli una gomitata nel fianco per farlo zittire.

"Vacci a parlare!" lo spronai, e le sue iridi azzurre si focalizzarono su di me.

"Non posso! Cosa dovrei dirle?" balbettò, gesticolando scettico.

"Chiedile se preferisce andare da te o fare a casa sua" rispose Ron sghignazzando e cercai di reprimere un sorriso divertito mentre Aron gli batteva il cinque entusiasta.

"E' una turista, Gio! Chiedile da dove viene, se le piace Nairobi! Avete moltissimi argomenti che potete affrontare" spiegai ed Anne mi appoggiò elettrizzata.

"Prima però sbottonati almeno questi due bottoni!" continuò lei, avvicinandosi a Gio per aprirgli il colletto e farlo sembrare meno ingessato.

"No, no! Che stai facendo?!" domandò allarmato Gio, abbottonandosi nuovamente la camicia.

Chimera || CanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora