"Aron, non azzardarti a toccarlo"
"Voglio capire se è una ricostruzione o se sono ossa vere"
"Ma chiedilo a una guida! Chiedilo a qualcuno che ci lavora nel museo!" sbraitai sottovoce, afferrando le mani di Aron per evitare che facesse crollare un'intera ricostruzione dello scheletro di un elefante, vissuto migliaia di anni prima e che adesso, per mano di Aron, stava per morire una seconda volta.
Ci trovavamo al Museo Nazionale di Nairobi, un piccolo gioiello del Kenya che ne ripercorreva la storia e la cultura attraverso un'immersione rappresentativa di ciò che era stato Nairobi prima della colonizzazione da parte dell'uomo.
L'interno del museo era piccolo, ma luminoso e ben distribuito, e l'intero edificio era immerso in una vasta area verde, lontana dal centro urbano della città, che permetteva ai turisti di poter improvvisare un pic-nic durante il pranzo, prima di tornare ad immergersi nella cultura keniana esposta nel museo.
Nell'androne all'ingresso del museo, il padiglione si apriva con la ricostruzione degli scheletri della fauna tipica dell'Africa e Aron non aveva perso tempo nel cercare di toccare le ossa di quello che, un tempo, era stato un elefante, nonostante un cartello enorme, esposto sulla piccola staccionata che separava le ricostruzioni dai visitatori, citasse, in ben cinque lingue differenti, la scritta: "E' ASSOLUTAMENTE VIETATO TOCCARE".
"Aron, una guardia si è accorta di noi, ci sta fissando, smettila!" bisbigliai, e nell'accorgermi che l'uomo in uniforme si stava lentamente avviando nella nostra direzione, mi affrettai a dare una gomitata ad Aron, impedendogli di compiere un altro passo falso.
"Qualche problema?" domandò l'agente, scrutando con diffidenza sia me, che Aron al mio fianco.
"No, agente" mi affrettai a rispondere, abbozzando un sorriso tirato "Va tutto benissimo"
"Questo giovane la sta disturbando, signorina?" indagò l'uomo, lanciando uno sguardo eloquente ad Aron, e non riuscii a soffocare una risata divertita, mentre Aron boccheggiava, preso alla sprovvista.
"Effettivamente..." tossii e, questa volta, fu Aron a darmi una gomitata nel fianco.
"La perdoni, agente, la mia fidanzata non apprezza i musei e si annoia facilmente. Non badi a noi, non vogliamo disturbarla durante il suo lavoro" prese parola Aron, afferrando la mia mano, in procinto di allontanarsi il più possibile dall'uomo in divisa di fronte a noi.
Con un'ultima occhiata, l'agente ci lasciò andare titubante e, non appena fui sicura di non essere più nel campo visivo della security, pestai con forza il piede di Aron, obbligandolo a lasciarmi la mano.
"Devi smetterla di dire in giro che siamo fidanzati" sbottai, alzando gli occhi al cielo, ma Aron non sembrò alterarsi di fronte a quella mia presa di posizione.
Lanciò uno sguardo al suo orologio e tornò a guardarsi intorno.
"Dai, Ceci, volevo togliermelo davanti e ci sono riuscito" scrollò le spalle, noncurante "Tranquilla, che il tuo nuovo fidanzatino non saprà mai del nostro finto fidanzamento" ammiccò nella mia direzione e tornò a prestare attenzione alla ricostruzione della vita agricola di un tipico keniota nella preistoria.
"Chi?" aggrottai le sopracciglia, confusa, e il suo sguardo malandrino tornò a incrociare le mie iridi scure.
"Quel tipo grosso quanto un armadio che sembra non conoscere l'esistenza del barbiere" rispose Aron e, all'istante, le mie gote assunsero una sfumatura più rosea.
"Ti stai sbagliando di grosso" scossi la testa con decisione.
"Stai dicendo che conosce l'esistenza del barbiere e che, di sua spontanea volontà, non vuole andarci?"
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Chimera || Can
FanfictionCecilia Clark, a soli venticinque anni, si è ritrovata a dover lasciare la sua amata Londra per comprare un biglietto di solo andata per Nairobi. Quelle poche volte che ha visto l'Africa, è sempre stato attraverso lo schermo della televisione, e, ne...