Capitolo 5.

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Questo capitolo è davvero speciale per me, non vedo l'ora di leggere i vostri commenti e conoscere le vostre opinioni! ♥

Buona lettura!

* * *

Con gli occhi sgranati, lucidissimi e pieni di paura, Adele mi guardava impotente.

Non riusciva a parlare perché quel viscido le aveva appositamente tappato la bocca con la sua mano.

Un conato di nausea si impadronì del mio stomaco, ma mi imposi di rimanere lucida e di mantenere i nervi saldi.

"Che c'è? Che hai da guardare?" sbottò il ragazzo, prima di sorridere lascivo "Ah, ho capito, vuoi divertirti anche tu con noi"

Mi fece l'occhiolino e il mio istinto mi suggerì di dargli immediatamente un pugno su quel volto ripugnante.

L'aguzzino era alto poco più di me, ma in confronto ad Adele, di statura piccolina ed esile, riusciva a sovrastarla con il suo fisico robusto e in carne.

Le sue braccia erano ricoperte di tatuaggi osceni e da scritte volgari che non rendevano affatto giustizia alle donne.

Non lo avevo mai visto prima al Ducan's, doveva essere un turista arrivato da poco in città.

Sul volto padroneggiava un pizzetto diradato, segno che non poteva avere più di vent'anni, e le sue guance erano segnate da un'acne che era stato trascurato nel tempo e che gli aveva lasciato una serie di cicatrici profonde sulla pelle.

I denti gialli e la puzza di tabacco che aveva portato con sé in quel bagno, erano segno inequivocabile di quanto fosse dipendente dalla nicotina.

Quando mi accorsi che la cerniera della patta dei pantaloni era già abbassata, vacillai appena e le mie gambe minacciarono di abbandonarmi all'istante.

"Lasciala andare immediatamente" sbottai, senza muovermi di un solo passo.

La verità è che me la stavo facendo letteralmente sotto e avevo i muscoli talmente paralizzati che mi era impossibile spostarmi di lì.

"Se no che fai, principessa?" mi derise l'aguzzino, squadrandomi con bramoso interesse.

Nonostante fossi paralizzata dalla paura e avessi già immaginato, in quegli attimi, almeno dieci scenari differenti in cui quel ragazzo si sbarazzava di me all'istante e nascondeva il mio corpo in qualche campagna desolata, la rabbia furiosa che mi ribolliva nelle vene riuscì a prevalere sul panico.

Volevo essere l'eroina di quella storia, non la vittima.

E non gli avrei mai permesso di toccare anche un solo capello di Adele.

Fino a quando sarei stata in grado di respirare, Adele e Anwar erano una mia responsabilità, e niente e nessuno doveva permettersi di fargli del male.

Così, mossa da una forza interiore, travolgente e implacabile, come se mi fossi appena iniettata una fiala intera di adrenalina in vena, lo spinsi all'indietro, nel tentativo di fargli perdere l'equilibrio, e allungai la gamba per colpirgli con forza le parti basse.

Il mio cuore perse un battito quando mi accorsi che l'aguzzino mi aveva bloccato la gamba al volo, impedendomi così di colpirgli l'inguine.

Caddi a terra con un tonfo che zittì lo sconosciuto, e che fece urlare Adele.

Infatti, per poter bloccare il mio calcio, quel depravato era stato costretto a mollare la presa su Adele.

"Sta' zitta!" urlò ancora una volta, questa volta spazientito.

Chimera || CanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora