Capitolo 21.

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"Se avessi saputo che avrei fatto il terzo incomodo me ne sarei tornato a casa!" sbuffò infastidito Aron, aumentando la velocità dei suoi passi per poterci sfuggire.

Il vialetto era stretto e se fino a un attimo prima Aron aveva impedito a me e Can di camminare l'uno al fianco dell'altra, adesso ogni distanza era stata azzerata, e un brivido mi attraversò la spina dorsale nel momento in cui il suo braccio sfiorò accidentalmente la mia mano.

Da quando ci aveva raggiunti nel quartiere Dagoretti, non avevamo smesso per un solo istante di discutere.

Ma la colpa era assolutamente sua.

Era lui che mi provocava.

Ed io non potevo non rispondere.

"Avevamo un accordo, Cecilia. Mi avresti aiutata in questo progetto" sputò acido lui, senza neanche degnarsi di guardarmi in faccia.

Camminava con gli occhi puntati davanti a sè, come se gli costasse troppo sforzo voltarsi nella mia direzione.

Come se io non valessi abbastanza per poter meritare le sue attenzioni.

"Ti ho chiamato, la mia promessa l'ho mantenuta" ribadii ferrea, con i muscoli rigidi e tesi.

"Per merito di Aron! Se non fosse stato per lui, chissà quando ti saresti degnata di avvertirmi" sbottò infastidito, lanciando un'occhiata ad Aron che, a pochi passi di distanza da noi, faceva finta di non ascoltarci.

"Ti avrei chiamato dopo aver parlato con Aja ed essere stata sicura della sua disponibilità" alzai il tono della voce, ormai spazientita "Sto facendo tutto questo per il tuo documentario del cazzo, Can!"

Bloccai i miei passi, incapace di proseguire oltre, e Can, finalmente, sembrò accorgersi della mia presenza.

I suoi occhi scuri saettarono nei miei, ma rimase fermo ad alcuni passi di distanza da me.

"Se provi talmente tanto ribrezzo per me possiamo risolvere il problema adesso. Aron prenderà il mio posto e sarà lui ad aiutarti nella ricerca delle donne che possano farti da testimoni nel documentario. E' un ottimo medico, saprà aiutarti meglio di quanto io abbia fatto" sbottai esausta, gesticolando furiosa mentre percepivo il sangue affluirmi alle guance.

Avevo il volto in fiamme e le mani continuavano a tremarmi per l'adrenalina che scorreva irrequieta attraverso tutto il mio corpo.

Can aveva assunto un'espressione indecifrabile.

Mi guardava con aria grave, consapevole che la scelta spettasse solamente a lui.

Mi guardava come se fossi il peggiore dei criminali.

La mia presenza lo disgustava a tal punto che non riusciva neanche a guardarmi negli occhi per più di una manciata di secondi.

Avrei fatto un passo indietro, me ne sarei andata da lì promettendogli di non incrociare più il suo cammino, pur di non sentirmi più il suo sguardo inquisitore addosso.

Mi faceva sentire sporca.

Mi faceva sentire come se fossi indegna di stare al mondo.

Non c'era bisogno che rispondesse, il suo silenzio aveva parlato per lui.

Mi domandai come diamine avessi fatto a pensare, per un solo istante, che lui fosse diverso.

Mi aveva presa in giro fin dal primo momento.

Non era mai stato sincero con me.

Mi aveva attirata a sè con il solo intento di coinvolgermi in quel suo stupido progetto.

Chimera || CanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora