Capitolo 8. Segreto

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Il villaggio non era meno angoscioso della prima volta che c'eravamo stati.

Le case degradate e gli edifici fatiscenti apparivano sinistri e inquietanti, luride carcasse di legno e pietra tra le quali si snodavano i sentieri, completamente deserti. Anche i bambini cadavere non si vedevano intorno, cosa che, sebbene mi lasciasse perplesso, in realtà non mi dispiacque affatto, visti i recenti avvenimenti. Nonostante l'apparente calma, procedevamo con circospezione, scrutando i dintorni e tenendo le orecchie ben aperte.
L'atmosfera intorno a noi si era fatta inevitabilmente carica di tensione.

<<Guardate là.>> fece all'improvviso Khorine <<La casa laggiù non vi sembra diversa dalle altre?>>

Spostammo lo sguardo nella direzione da lei indicata.
In lontananza tra i casolari, una grossa abitazione si ergeva alla fine della stradina centrale. In effetti, anche da lontano si poteva percepire che ci fosse qualcosa di diverso, in netto contrasto con gli elementi che la circondavano.

Era una costruzione bassa, a due piani, come tante se ne potevano vedere nei dintorni; il nostro villaggio era pieno di edifici di questo tipo. A guardarla sembrava deserta e silenziosa come tutto il resto ma la sua struttura era inspiegabilmente integra: non c'erano segni di cedimento o contaminazione, nessun danno apparentemente visibile, pur non essendo priva di quell'alone sinistro e opprimente che avvolgeva l'atmosfera. Cercai di ricollegarla alla sua controparte nel mondo reale, ma sebbene mi sforzassi, non riuscivo a ricordarmi di che luogo si trattasse, come se, in effetti, non l'avessi mai vista prima.

Non ebbi neanche il tempo di esternare agli altri queste mie riflessioni che un rumore soffocato ci fece irrigidire all'istante.
I nostri passi si arrestarono all'unisono e nessuno proferì più una sillaba.

Un cigolio sommesso, di cardini che ruotano rumorosamente, precedette l'apertura della porta di quella strana dimora. Dopo pochi secondi, strisciando e trascinandosi come un animale, una donna scheletrica e orrenda fece la sua comparsa sulla soglia, piegata a quattro zampe sul terreno.

Anieska.

Un groppo enorme mi salì alla gola e i miei muscoli si contrassero all'unisono. Che diavolo ci faceva al villaggio? Certo, eravamo ben consci del rischio di poterla rincontrare... Ma non ci saremo mai aspettati di trovarcela di faccia così all'improvviso.

Lo sguardo senz'anima della creatura vagò obliquamente per qualche secondo, scrutando il villaggio, senza soffermarsi su un dettaglio in particolare.

Le mie gambe fremevano dall'istinto di mettersi in fuga, ma, proprio quando stavo lì lì per scattare, il braccione di Abohr si allungò a pochi centimetri dal mio viso.

Gli rivolsi uno sguardo perplesso, probabilmente senza riuscire a dissimulare del tutto la tensione che stavo provando e l'incapacità di spiegarmi quel gesto. In risposta, Abohr guardò prima me e poi le ragazze, articolando delle parole con la bocca ma senza emettere suoni.

"Non muovetevi"

Lentamente girai la testa verso la casa. Non appena il mio sguardo si posò su Anieska, sentii il cuore saltarmi un battito ma poi, piano piano, iniziai a capire.
Solo in quel momento mi resi conto che, essendoci fermati al lato opposto della stradina, eravamo fuori dal suo campo visivo, mascherati dalle forme irregolari degli edifici intorno e dei cumuli di detriti. Gli occhi maligni della donna - complice anche il fatto che fosse piegata per terra- non si erano posati su di noi e anzi, paradossalmente, se qualcuno si fosse mosso in quell'istante avrebbe rischiato di attirare l'attenzione

ANIESKA | Le Anime PerduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora