Capitolo 29. Ascesa

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Rimasi a fissarlo incredulo. La meraviglia e il timore mi rendevano impossibile emettere anche solo un sospiro. Pietrificato, osservavo il piccolo corpicino che si era manifestato al centro della stanza, come se una nuvola lo avesse deposto lì senza che ce ne fossimo accorti.

Il bambino era steso sulla schiena; piangeva debolmente e muoveva le manine in alto verso il soffitto. Era evidente dal suo aspetto che non appartenesse totalmente al mondo dei vivi: la sua carnagione aveva un tono spento, i suoi occhi erano quasi del tutto bianchi, con l'iride e la pupilla totalmente indistinguibili dalla sclera... Sarò sincero, per quanto fosse minuscolo e indifeso, lì per lì mi fece leggermente impressione.  Eppure, bisogna dirlo, anche così il suo aspetto era molto diverso da quello dei bambini cadaverici che si aggiravano per il villaggio, un po' più vigoroso e sicuramente meno stravolto e fatiscente.

<<È... È lui?>> domandò Nieve.

La cosa buffa era che non avevo la minima idea di cosa fare. A quanto pareva, il rituale aveva funzionato... Ok. E quindi? Cosa dovevamo fare? Per un attimo pensai che forse qualcuno avrebbe dovuto raccoglierlo da terra e portarlo alla madre, ma nessuno - vuoi per lo stupore, vuoi per la paura - accennava a prendere l'iniziativa.

Nello stesso momento, le porte del Tempio si spalancarono di colpo, rovesciando per terra i pochi oggetti che avevamo disposto a protezione. Il vaso antico, cadendo dalla sommità della pila, si infranse in centinaia di pezzi che si sparsero per il pavimento. Anieska si fiondò nella stanza, schiumante di rabbia.

D'istinto, facemmo tutti un passo indietro. Mi posi davanti alle tre ragazze - non ci pensai sopra, semplicemente mi mossi d'impulso - e allargai il braccio in modo da "nasconderle" dietro a me. Ora eravamo veramente in un vicolo cieco, se il rituale non avesse sortito l'effetto sperato saremo stati in pochi minuti belli che morti.

Anieska sollevò la testa e si guardò intorno. Immediatamente il suo sguardo ricadde su di noi e il suo volto ci mostrò una bocca digrignata in maniera serrata. Al netto di tutte le volte che ce l'eravamo ritrovata a tanto così, l'immagine della sua espressione in quel breve lasso di tempo è un fotogramma che probabilmente resterà per sempre impresso nella mia memoria. Sembrava cacciare fuoco dalle orbite, la bocca sbavava dai lati del labbro inferiore...

La sua visione periferica, per un attimo, percepì il movimento del bambino e la sua testa, per fortuna, si voltò verso quello stimolo visivo. Si soffermò su di lui il tempo giusto perché la sua curiosità venisse destata e infine i suoi occhi sembrarono dilatarsi leggermente per la sorpresa.

<<Haaa... Hhhhaamal...?>>

Mi facevano male l'addome e il braccio teso a protezione per quanto ero contratto in quel momento. Guardavo Anieska, studiando il suo comportamento, e quando la sentii pronunciare il nome del figlio cominciai davvero a sperare che lo avesse riconosciuto.

Incredibilmente, la sua voce mi sembrò molto diversa quando parlò; più morbida, quasi pacata.

Il suono gutturale e le urla raschianti si erano arrestati, il grugno distorto aveva lasciato il posto a un viso più disteso. Si avvicinò esitante, senza staccare gli occhi dal bambino. Quando gli fu praticamente a pochi centimetri, rimasi senza parole. Anieska allungò le mani ossute verso il bambino, mostrando un'incredibile delicatezza nel sollevarlo e portarselo al petto, quasi come se avesse paura di fargli male. 

La creatura orribile che ci stava inseguendo pochi secondi fa si era totalmente dileguata; davanti a noi c'era solo una madre, una madre sofferente che stringeva a sé il figlio che le era stato strappato con violenza.

ANIESKA | Le Anime PerduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora